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10.5.19

Imparare a volersi bene



Se non si è capaci di prendersi cura di sé stessi e di apprezzarsi non si può neanche riuscire bene a dare attenzione e amore agli altri.

Nella ricerca del partner non sempre tutto scorre liscio. In alcuni casi si può arrivare anche a perdere la fiducia in sé o nell’altro, ad arrabbiarsi o addirittura a rassegnarsi di fronte alle situazioni che non cambiano. In questo groviglio di sofferenza la persona rischia di trascinarsi per anni. Impossibilitata a uscire fuori da un circolo vizioso che parla di alcune ferite aperte e mai del tutto sanate, perché troppo dolorose da curare. La si ascolta parlare dunque in modo rassegnato su come vanno o sono andate le cose nella sua vita, ora arrabbiata verso sé stessa, ora verso l’altro, ora verso la vita stessa.
Queste persone hanno in genere delle consapevolezze a metà, mancano cioè delle dovute connessioni l’una con l’altra. Ci sono dei processi che la nostra mente a volte opera per tutelarci da verità ritenute troppo dolorose per l’equilibrio emotivo e la stabilità interna della persona. Per questo motivo al posto delle connessioni logiche, che darebbero senso e permetterebbero di superare questi blocchi proprio attraverso l’attraversamento del dolore, si vengono a formare delle deduzioni spesso illogiche che però hanno una parvenza di verità nella mente dell’interessato.
Durante una conferenza per single una donna di circa 45 anni si interrogava rassegnata su che senso potesse avere alla sua età mettersi in discussione, affrontare un lavoro terapeutico. Il suo punto di osservazione partiva dal fatto che riteneva già chiusa la possibilità di una relazione e di una famiglia. Con rabbia raccontava dei rimandi negativi avuti da più parti nella sua vita. Si poteva percepire nelle sue parole un dolore profondo, una rabbia ed una rassegnazione.
Il dolore profondo è legittimo. L’umanità ferita grida dentro ciascuno quando sente che non gli viene resa giustizia e non essere rispettati per ciò che si è, ma valutati per ciò che si fa, arreca dolore. Umano è anche voler tacere questo dolore, così come può accadere di provarne vergogna sentendosi inadeguati. Umano è il tentativo di cercare di nasconderlo agli occhi ed al cuore e di far finta di nulla per sopravvivere. Umano, ma non logico! Perchè senza dolore nessun bruco diventa farfalla, non c’è nascita né vita, non c’è crescita, non c’è sviluppo interiore.
La rabbia è energia vitalefinché c’è rabbia nelle persone c’è anche una speranza. È quando la rabbia diventa distruttiva che la persona perde il lume della ragione e l’energia vitale che le sottostà non può svolgere la sua azione. Ove c’è rabbia c’è un bisogno o un diritto leso. Imparare ad ascoltare questa rabbia alleggerisce tensioni muscolari, alleggerisce la mente ed i pensieri, permette di prendersi il tempo per riflettere e comprendere non solo da dove essa origini, ma come occuparsene.
La rassegnazione è misura ed indice della resa e perdita di speranza di fronte al pensiero “non c’è nulla che si possa fare”. Più essa è grande più si è vicini alla l’ultimo stadio prima di gettare la spugna ed arrendersi ad una vita che sovrasta. Ma è proprio vero che non ci sia nulla da fare?Molte volte ci si arrende senza neppure provare. La paura di misurarsi con una situazione, l’inesperienza nell’utilizzare le proprie competenze, la difficoltà a volte di riconoscersele, il pregiudizio di dovercela fare da soli e la conseguente difficoltà a chiedere aiuto fanno sì che si sovrastimi la reale entità della situazione e si disconoscano le risorse disponibili, quelle proprie e dell’ambiente circostante.
Raggiungere una nuova visione di sé come persona degna, implica un risveglio emotivo verso la propria persona e di imparare a guardarsi con occhi nuovi. Innamorarsi di sé è un atteggiamento, è una nuova primavera dei sensi che consta in piccole accortezze: dal fare cose belle e buone per sé stessi che restituiscano un senso di valore alla propria persona, al trattarsi bene, ad esempio curando il proprio aspetto o il proprio ambiente senza alcuno scopo specifico.
Riacquistato questo amore verso sé stessi, si può meglio amare anche l’altro. D’altronde il presupposto per amare è e resta “Ama l’altro come te stesso”, che indica chiaramente come senza prima un amore a sé, l’amore all’altro non ha una struttura, un modello a cui riferirsi.

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https://www.cittanuova.it/imparare-volersi-bene/

20.4.19

Io esisto e ne sono felice!



Cogito ergo sum! Diceva Cartesio ad indicare che dalla consapevolezza di sé origina la possibilità di darsi uno spazio nel mondo

La capacità di pensarsi e di attribuirsi importanza ed esistenza nell’adulto non viene da sé. È una capacità che si acquisisce sin dall’infanzia attraverso la soddisfazione di un bisogno sociorelazionale importante in ogni fase della vita: l’essere visti. Un bambino che è stato e si è sentito “visto” è un bambino che non si sente invisibile. Ciò significa che impara a riconoscere i propri bisogni e le proprie specificità e ha maggiori capacità di riconoscersi una persona degna di valore. Quando questo bisogno viene trascurato, la persona può impiegare lungo tempo prima di riuscire a riconoscerselo. Ne deriva che nelle relazioni che egli vive, costantemente tende a chiedere agli altri conferma di sé e del suo valore o addirittura negarselo in molteplici modi. In questa situazione la persona sperimenta un’immane fatica quotidiana di affermare sé stessa e facilmente rischia di rimanere intrappolata in un “copione” svalutante che si ripete sempre identico a sé stesso anche con persone, luoghi e contesti differenti.
Conquistarsi giorno dopo giorno il diritto di esistere, di essere sé stessi, di dire la propria, la possibilità di chiedere, di scegliere, di prendere ciò che è già suo di diritto possono in taluni casi rappresentare delle sfide. Tutto questo ha molto a che vedere sia con la capacità di essere assertivi sia con l’autostima.
Come superare questi piccoli, medi e grandi ostacoli al diritto di esistere?
  1. È importante per prima cosa riconoscere che nell’età adulta questi diritti negati possono appartenere alla propria costruzione mentale e che dietro di essi non c’è, o non c’è più, un diniego altrui. Questo libera dalla fantasia collerica o punitiva che qualcuno debba avere necessariamente una colpa e permette sia un’assunzione di responsabilità che di avere una funzione attiva nella propria vita. A ciascuno è data, per principio, la capacità e possibilità di pensare, parlare, scegliere, chiedere. Un limite esterno si ha nelle coercizioni, negli altri casi si tratta di limiti interni, di una autoesclusione.
  2. Diventa a questo punto possibile stilare un elenco dei diritti che personalmente non ci si riconosce e di identificare le azioni quotidiane attraverso le quali giorno dopo giorno si può passare da una condizione di “non posso” (divieto) ad un pensiero interno di “posso” (permesso), di “ce la faccio”, fino ad arrivare al “ce l’ho fatta!”.
A cosa fare attenzione? 
Alle ricadute e alle reazioni degli altri.
Le ricadute sono parte del processo, stanno ad indicare che si è in allenamento e che gli schemi vecchi possono ancora interferire con la libera scelta e consapevolezza della persona. Hanno inoltre la funzione di offrire l’occasione di verificare se quanto ci si è proposto è corrispondente alla propria volontà.
La reazione degli altri, di fronte al cambiamento di una persona, può essere di stupore ma anche di freno. In generale quando non si esercitano i propri diritti, si lascia uno spazio libero di cui altri possono usufruire. Chi dunque è abituato ad avere da questo “misconoscimento” maggiori privilegi, prima di comprendere che si tratta di un naturale e giusto riequilibrio, avverte come se questi “privilegi” gli venissero sottratti. Per fare un esempio: un fratello che ha sempre potuto godere delle attenzioni di tutti perché la sorella remissivamente abdicava ad ogni diritto e bisogno cercando di non dare problemi o non emergere, allorquando la sorella comincia a prendere il suo proprio spazio personale e ad affermare la propria identità, potrebbe vedere ristretti i suoi vantaggi ed istintivamente comportarsi come se volesse ostacolarne il progresso. In realtà sta solo cercando di mantenere uno status quo a cui era abituato. L’analogo può accadere anche in altri tipi di relazioni in cui si creano relazioni stereotipate o qualcuno abdica al suo spazio esistenziale.
E naturalmente a ciascuno serve del tempo per orientare il cambiamento, imparare ad utilizzare questi spazi recuperati, saper padroneggiare i propri diritti e volontà ritrovati e raggiungere un nuovo riequilibrio.

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17.1.19

Coppie, 7 motivi per non vivere coi familiari



Due giovani sposi dovrebbero ambire da subito alla propria indipendenza, per il proprio benessere e quello della famiglia d'origine



Avete deciso di sposarvi, ma le finanze sono ancora instabili e c’è un appartamento libero accanto ai genitori di uno dei due, o una stanza in più che non viene mai usata a casa loro. Ne parlate col partner, anche i vostri familiari sono d’accordo, forse non tutti. «Ma sì, forse per un po’, qualche mese, finché non si sistema la situazione di quel contratto, o non trovate un lavoro migliore. Così siamo tutti più tranquilli!». «E poi ci pensi, con i soldi che risparmiamo sicuramente potremo comprarci i mobili per casa nostra».
Argomentazioni che un tempo avrebbero retto e forse fatto anche la fortuna degli inizi di una giovane coppia che così poteva più velocemente acquistare una casa e “stabilizzarsi”, mentre oggi vengono guardate con diffidenza da amici, alcuni parenti, psicologi e guide spirituali. Perché?
I principali motivi per cui una giovane coppia dovrebbe ambire da subito a una propria indipendenza riguardano aspetti sia della coppia e del processo attraverso cui essa si definisce, sia i bisogni o criticità della relazione con la famiglia di origine. Vediamone 7:
  • Noi. Una giovane coppia ha bisogno del suo tempo per definire il personale modo di stare nella relazione. La funzione “noi” è un processo lento che necessita della giusta privacy, intimità e di un “vuoto fertile” per essere sviluppata.

  • La coppia ha suoi propri confini e non tutti i genitori sono pronti a rispettarli, né tutti i figli sono già allenati a insegnare ai propri genitori a tenerne conto. Nella relazione tra figlio e genitore arriva il momento in cui l’uno deve mostrare all’altro che è arrivato un nuovo tempo e che i modi di prima ora risultano intrusivi e lesivi della nuova realtà di coppia.

  • Intimità. L’intimità della coppia è un luogo sacro in cui nessun altro è autorizzato ad entrare. Essa è condivisione profonda della propria interiorità, è fare progetti insieme, è custodire le proprie scelte e motivazioni, è vivere la sessualità, è fare le cose con il proprio tempo e ritmo.

  • Vuoto fertile. La coppia necessità di quello spazio/tempo in cui la relazione può impastarsi, lievitare e trasformarsi in un rapporto sano ed equilibrato tra i partner e con le figure d’origine. È l’assenza, intesa come lontananza e subitanea indisponibilità, che permette di sviluppare la giusta distanza, che sarà così importante per fare spazio al “noi”.

  • Assumere e riconoscere ruoli e capacità di ciascuno. A livello psicoemotivo, convivere tutti insieme genera confusione tra i vari ruoli di figlio, adulto, genitore, amico e confidente da un lato e i concetti di indipendenza, maturità, autonomia e affettività dall’altro. Si vengono a creare facilmente ambiguità di questo tipo: 1) ritenere adulto e maturo un figlio quando non lo si ritiene ancora indipendente ed affettivamente pronto a formare una sua famiglia come nucleo a sé stante; 2) avere paura di autorizzarne lo svincolo per timore di perdere il legame affettivo privilegiato, o di soffrire della “sindrome del nido vuoto” legata all’uscita dei figli da casa, o di doversi nuovamente confrontare con il proprio partner a tu per tu, come ad es. nei casi in cui il figlio funge da mediatore nella comunicazione tra i genitori.

  • Autoregolazione e condizionamenti. L’autoregolazione è il meccanismo attraverso il quale la coppia giunge a definire le personali regole di comunicazione, di scelta, di confronto e disaccordo, di litigio, di riflessione, di mediazione e conciliazione. Attraverso di esse si attua la distribuzione del potere tra i partner, si definiscono equilibri e livelli di paritarietà. È importante notare come questi processi possono essere realmente liberi di esplicarsi e giungere all’autoregolazione allorquando sono liberi da condizionamenti, interni o esterni che siano. Un condizionamento importante da citare quando si vive con i genitori o a diretto e costante contatto con loro è che il figlio o la figlia in questione è in casa propria, ma il partner no e questo crea necessariamente un disequilibrio di potere nella coppia.

  • Desatellizzazione. È quel processo così definito dallo psicologo Giovanni Marini, tale per cui un giovane che si stacca dalla famiglia di origine deve poter rendersi indipendente ed autonomo non solo economicamente e strutturalmente, ma anche affettivamente. Il mancato svincolonuocerebbe a lungo andare sia alle persone che alla relazione di coppia, sia quella genitoriale che quella dei figli.

L’andare ad abitare insieme è per una giovane coppia una prova del 9 e insieme un trampolino di lancio verso la costruzione e il rafforzamento di quell’essere “noi” che sarà così importante negli anni a seguire. Questi primi tempi della vita insieme sono importantissimi e, se necessario, vanno tutelati anche a costo di non essere del tutto compresi o supportati.
Infatti, non c’è giusta distanza se non c’è liberta del cuore e autonomia di pensiero. Solo quando nella relazione sono possibili sia la vicinanza che l’allontanamento, la relazione può dirsi matura.

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https://www.cittanuova.it/coppie-7-motivi-non-vivere-coi-familiari/

21.9.18

Sei fasi per riuscire a cambiare


"Può capitare che, nonostante la voglia di cambiamento o il desiderio di portare a termine un progetto, ci si ritrovi al punto iniziale e ci si convinca di non potercela fare. Questo può accadere per una valutazione sbagliata del percorso da seguire...." 

Per leggere l'articolo integrale pubblicato su Città Nuova online cliccare su https://www.cittanuova.it/fasi-riuscire-cambiare/

30.6.17

La coppia che funziona non è mai ferma

Molte coppie ce la fanno a poter dire, con soddisfazione, di amarsi anche più del primo giorno. Guardando la loro storia possono riconoscere varie tappe e fasi. Con stupore si accorgono che il loro amore è cresciuto, che non è rimasto fermo. Ma non sempre è così.

Per leggere l'articolo pubblicato ieri su Città Nuova on line, nella rubrica #Felicemente, clicca sul link qui sotto.

https://www.cittanuova.it/la-coppia-funziona-non-mai-ferma/


30.9.15

Io so che nel mondo per me c'è un amore....



Ognuno nasce con un desiderio di amore che custodisce nel profondo del suo cuore. Per vari motivi questo desiderio può tramutarsi in altro, essere nascosto a se stessi ed agli altri, e così ben nascosto che ci vuole proprio un grande atto di cambiamento per renderlo esplicito e consapevole. E' quello che auguro a ciascun essere umano, recuperare e prendere in mano il desiderio di bene e di amore che è nel suo profondo e di farne una bella storia di incontro e di relazione con ciascuna persona che incontra nel suo cammino.
All'amore si arriva per sentieri vari, non sempre facili, e non sempre con i nostri tempi. Alcune variabili non sono controllabili. Ciò che è in nostro potere di controllare è 1) di continuare a credere nel bene, nel bello e nell'Amore e 2) che esso si può esprimere in relazioni che possono avere varie forme che vanno dall'amicizia alla relazione intima passando per la bellezza di ogni incontro che la vita ci riserva.

Qui sotto vi propongo una parte del testo di questo simpatico corto "Lava" in cui il Vulcano sogna la sua Vulcana e la attende. Anche lei a suo modo lo sta attendendo, ne ode il suono ma i due hanno bisogno di un elemento esterno, un accadimento, che renda possibile l'incontro e di un atto di volontà del Vulcano, il non arrendersi e non smettere di credere nel suo sogno perchè il sogno non si eclissi ed il Vulcano con lui.

Da tempo immemore
c’era un vulcano che
era solo al mondo e sognava compagnia
osservava intorno a sé
tutte le altre coppie che e
sperava che accadesse a lui
dalla sua lava uscì un canto in cui ogni giorno lui
esprimeva il suo desiderio
la cosa che io sogno di più
è che qui con me ci sia anche tu
io chiedo un amore che il cuore mi avvolga
e come lava lo sciolga
la cosa che io sogno di più
è che qui con me ci sia anche tu
io chiedo un amore che il cuore mi avvolga
e come lava lo sciolga

[…] fu felice perché l’aveva lì accanto a sé

nulla poté più dividerlo da lei

la cosa che io sogno di più è che accanto a me ci sia anche tu
ed ogni attimo in cui io vivrò
ti amerò
ti amerò

9.4.15

In te c'è un sogno: difendilo!

....e costruiscilo anche!
Esatto, la posizione di difesa ci pone contro qualcosa o qualcuno, contro le ingiustizie della vita, contro quei perchè dolorosi a cui da anni non troviamo risposte. E' questo ciò che vuoi per te e per la tua vita? Oppure vuoi sentirti libero di scegliere, di compartecipare alla realizzazione di questo sogno. Ce l'hai, lo custodisci, lo proteggi e ne vuoi fare una capolavoro. Puoi! "Punta i piedi nell'universo, se ci credi lo puoi!" (autocitazione)


A volte sembra più facile rinunciare ma non siamo nati per questo, siamo nati per credere e per costruire, per vivere nel bene e lasciare del bene, anche se nel mondo non esiste solo il bene, e lo sappiamo molto bene questo. C'è però una sorta di equilibrio cosmico che alcuni chiamano vita, altri Dio, altri amore, altri Budda o Tao o in tanti altri modi. In qualunque modo tu voglia chiamarlo sappi che se fai bene bene ti ritornerà, da quale parte ed in che tempo e modo non ti è dato sapere, ma sta certo che ritornerà. 

Vivere per il bene e proteggere, coltivare, nutrire i tuoi sogni può portarti davvero lontano. Non avere paura, va! Di a te stesso frasi carezzevoli ed incoraggianti, forse da piccolo qualcuno te le diceva, ora sei grande puoi dirtele da solo: si chiama autosostegno. Non restarne mai privo.



23.3.15

L'amore è una cosa seria

E' questo il messaggio emerso dall'ultimo laboratorio di ESEC. Tante volte vorremmo poter pensare solo alle cose belle della vita, alla favola dell'amore, al romanzo, vorremmo viverci le emozioni e non pensare a nulla, vorremmo che ci fossero albe infinite, mezzogiorni di sole e mai tramonti. Si, mai tramonti.

"Chi vuole qualcosa sul serio trova la strada...
...gli altri una scusa."

Non c'è forse un nuovo giorno dopo il tramonto? Ed il giorno precedente non è forse servito per costruire il giorno seguente, cioè l'oggi della tua vita? E allora pensi che ti sia servito quel tramonto per giungere dove sei?
In una storia d'amore il tramonto è molto più spesso aprirsi ad una nuova fase della relazione, meno spesso rappresenta la fine di una relazione. Quante volte pensi il contrario?
Se provi a pensare alla tua vita come una continuità ti accorgi che tutto di te è collegato e che il tuo benessere di oggi dipende in parte dalla storia che hai contribuito a scrivere di te e molto, ma non tutto, dalla tua scelta di oggi: Vuoi essere felice? E lo vuoi per un attimo o per sempre?

"Chi vuole qualcosa sul serio trova la strada...
...gli altri una scusa."

Da questo dipendono molti dei comportamenti che giochiamo nella nostra vita e nelle relazioni di cui ci circondiamo.
Auguriamo buona navigazione nel maremagnum delle relazioni a tutti coloro che in questi 5 anni di ESEC si sono voluti mettere in gioco. Buon proseguimento di vita.



Dott.ssa Antonella Ritacco
Dott. Holger Sawatzki


20.3.15

20 marzo giornata mondiale della felicità

Spulciando qua e là scopro che da alcuni anni l'ONU ha indetto per il 20 marzo la giornata mondiale della felicità. La cosa mi fa subito sorridere, poi mi piace molto. Il giorno prima della primavera, ultimo giorno d'inverno, riceviamo tutti un invito ufficiale: "Siate felici!"
La cosa più naturale del mondo diventa un valore da sancire e ricordare, come se avessimo perso la bussola. Come sempre faccio mi interrogo per me stessa ("So essere felice? Mi prendo a cuore la mia felicità? In che modo?"), per chi mi sta accanto ("Come contribuisco alla felicità di chi è al mio fianco e delle persone a cui voglio bene? C'è altro che potrei fare?"), per le persone che mi chiedono aiuto ("In che modo sostengo, comprendo, sollecito gli altri a raggiungere la felicità? In che modo quel pezzetto di strada fatta insieme all'altro può diventare risorsa interiore per raggiungere con le proprie forze la felicità?) e per la società intera ("Come con il mio essere goccia in un oceano faccio si che la goccia che io sono arricchisca un oceano fatto da così tante gocce da farmi passare inosservata?").

E ripenso dunque al fatto che l'essere felici non è uno status esterno, un abito che possiamo indossare quando ci va e quando no lo riponiamo nell'ultimo scaffale in alto. Ripenso alla scelta quotidiana che siamo invitati a fare, che possiamo voler fare per ESSERE FELICI ricordandoci che la felicità è contagiosa.


Ecco l'articolo che ha generato tutto questo
http://www.cittanuova.it/c/445464/Una_giornata_mondiale_per_la_felicit.html



14.2.15

Prepara per tempo il tuo San Valentino

 "Sono single ma sto cercando di smettere" è l'allegro motto che circola da anni sulle magliette multicolor di chissà quanti single che all'avvicinarsi del Natale o della festa di S. Valentino fuori sono Happy e dentro sono Down. Ma shhhhh!!! Che non si sappia.
E intanto nella vita cosa fanno?

Quasi sempre hanno avuto il cuore ferito, chi di più chi di meno. E come ogni cuore ferito che si rispetti: sanguina, fa male. E allora che fare?! Meglio far finta di non vedere e riderci su...e intanto il tempo passa... OPPURE decidere di chinarsi su questo cuore e vedere che ferita è, che tipo di fasciature e medicamenti possono essere utili perché tutto si rimargini e si possa riprendere ad amare. Ma fa male! Accipicchia se fa male! E non è mica quello di un altro, è il tuo! E fa ancora più male! Ma ancora una volta a te la scelta, puoi decidere se tenerti la ferita e chiudere ogni porta ai sentimenti e all'amore per non soffrire più oppure decidere di usare la valigetta del pronto soccorso che hai in casa, quella che sin da piccolo, senza sapere, hai iniziato a forgiare con tutta la tua grinta e la tua determinazione e smetterla di piangerti addosso quando vedi le altre coppie in giro ed esserne geloso. 
Già, amico caro, se chiudi le porte del cuore sei tu che ti rendi inaccessibile all'amore. Non è l'amore che non ti trova, è che non ti trova pronto. Ci avevi pensato? "E chi se ne importa! Sto bene da solo io!" risponderete in tanti. Ed ecco venir giù la Survivel Guide per non innamorarti, per difenderti dai sentimenti. E non sempre l'hai cercata tu ma se ce l'hai è perché l'hai fatta tua anche se a proportela sono i media, le esperienze in famiglia, tra gli amici ed i parenti e finanche i modi di dire dal banale "meglio soli che male accompagnati" al "L'amore è cieco ma la sfiga ci vede benissimo" di fatti il sottotitolo del corso base di ESEC è proprio "Felici di essere single o single felici?". La vedi la differenza? Un single felice è capace di dare e ricevere amore perchè le sue ferite, quelle che appartengono a ciascun essere umano, sono state medicalizzate e superate. Può stare dunque in un rapporto profondo di ogni genere, amicizia o amore che sia, l'intimità non lo turba. Uno che è felice di essere single è una persona che fa fatica a stare in una relazione profonda perchè l'intimità può diventare ansiogena e fonte di timori esistenziali. Può donarsi a piccole dosi, sa sicuramente ricevere ma tutto entro un certo limite definito di volta in volta dalla profondità delle ferite che si porta ancora dentro. In definitiva sono i suoi disagi e dolori che regolano la bellezza o meno delle sue relazioni, non la sua intenzionalità, non la sua libera scelta, non il piacere o meno di stare con l'altro. 
E allora caro amico, non essere triste per te ma abbracciati e coccolati. Fidanzati prima di tutto con te stesso, scopriti e cercati perché solo così potrai dire a chi incontri la meraviglia che sei e accettare che l'altro ti veda per come sei e non per come vorresti mostrarti.
Prepara per tempo il tuo giorno di San Valentino vale per te che sei single, per te che sei fidanzato, per te che sei sposato, vale per tutti coloro che credono nell'amore e non vogliono rinunciare a vederne il bello ed a farlo fiorire proprio come il contadino non rinuncia ad un albero solo perché in una stagione non ha portato frutto ma vi si dedica con sempre maggiore attenzione studiando il terreno, le foglie e i rami e cercando di capire in cosa e come può rigenerare quel prato, arbusto o albero che sia.

Buon San Valentino nel cuore a tutti!

A.R.





8.12.14

Sii te stesso!!!! Come fare

La frase più semplice da dire ma anche la più controversa da realizzare... "Sì, d'accordo...ma chi sono io??? Con quali occhiali mi vedo? Cosa produce in me quello che gli altri dicono di me o che io penso gli altri dicano di me? E come io voglio essere? UFF! Che groviglio. Come è difficile, pensavo fosse più semplice.
E che bastasse seguire le farfalline nello stomaco e tutto sarebbe andato liscio come l'olio.... Ostentare sicurezza e nessuno se ne sarebbe accorto. Fare il vago e nessuno avrebbe osato chiedere, lasciar intendere e non dire mai veramente... Un pò come fanno gli attori nei film. Già, a loro riesce bene, come faranno mai? Urge trovare un corso di recitazione e anche urgentemente!!! E mica io sono da meno degli altri...."













Il sentiero che porta alla conoscenza di sè è lungo e profondo. Alcuni hanno paura di ciò che potrebbero scoprire ed allora si fermano in superficie scegliendo di rimanere nella trappola da cui invece vorrebbero fuggire; altri scendono qualche gradino e poi si sentono già arrivati o la stanchezza li fa arretrare o la paura li trattiene; solo pochi riescono ascendere fin giù nel profondo, ma è proprio lì che hanno la possibilità di scoprire il meglio di sè, quello che non avrebbero mai pensato gli appartenesse, quello che hanno sempre desiderato e visto negli altri e invece ce l'hanno anche loro, non hanno più bisogno di invidiarlo, nè di recriminarlo alla vita stessa. E che sensazione di leggerezza accorgersi di tutto questo. Quale stupore. Certo le energie non sono poche, il viaggio è per uomini e donne arguti, che preparano la scialuppa con i dovuti equipaggiamenti, piccoli e grandi scout della vita che sanno fare di ogni ostacolo una opportunità, di ogni crisi una nuova ripartita, di ogni limite una occasione per essere sempre più determinati.

La nebbia, la confusione, le nubi che oscurano la visuale si fanno più chiare mano a mano che si va avanti, mano a mano che le ore passano e il tempo schiarisce, le idee si riorganizzano, le emozioni si placano. Se non ti agiti come il vino nella bottiglia (insabbiando tutto il lavoro fatto fino ad allora) una chance certamente ce l'hai anche tu.
E alla fine della strada i tuoi punti fermi saranno lì ad aspettarti per essere riconfermati nella tua vita.
Qualunque sia il tuo obiettivo di oggi "tieni duro se vuoi arrivare alla meta", non perderti nella confusione dei "se" e dei "ma", ascolta la voce saggia che alberga nel profondo di te, fatti degli amici fidati, sii disposto a chiedere aiuto se occorre e sii pronto a vincere te stesso per arrivare a incontrarti davvero!




18.11.14

Il decalogo degli innamorati



  1. Non usarmi se lo facessi io con te ne soffriresti tu ed io.
  2. Non distruggere la fiducia che ho in te, da questa dipende anche la fiducia in me e nella mia capacità di riporre fiducia nelle persone.
  3. Non tarpare i miei sogni per avvalorare i tuoi, costruiamo i nostri e in due potremmo realizzarli.
  4. Non prenderti gioco di me, di ciò che sono e sono stato. Se lo facessi io con te ti sentiresti sminuito ed offeso.
  5. Non trascurarmi. Come la rosa di SaintEuxpery sarò importante per te fintanto che mi avrai dedicato tempo e cura.
  6. Non soffocarmi, ho bisogno del tuo amore e della tua vicinanza ma anche della libertà di muovermi, pensare, dire la mia e per tutto questo ho bisogno dei miei tempi.
  7. Non sostituirti a me, voglio essere una persona forte e decisa al tuo fianco. 
  8. Non essere geloso. Ho scelto te e il mio cuore è oramai occupato.
  9. Non sentirti incompreso. Parlami. Solo così ogni giorno il nostro rapporto crescerà.
  10. Non rinunciare a chiedermi, propormi, semplicemente lascia che io possa accogliere, rifiutare o dire la mia proponendo dell'altro.

A. R.



4.11.14

Datti una possibilità!

Erroneamente crediamo che quando ci stiamo aprendo alla conoscenza più profonda di qualcuno "gli stiamo dando una possibilità". Non è proprio così.In realtà la stiamo dando all'altro ed a noi stessi. Io direi la stai dando a te stesso/a per primo/a! Ti serve anche quello ma da solo non basta. L'altro potrà scalare montagne, affrontare orchi e draghi fumanti ma se non hai le porte del cuore pronte ad accoglierlo a che sarà valso quanto ha fatto? Solo a sentire meno energia per la o le sfide successive e sia tu che lui sarete rimasti a mani vuote, due deserti senza acqua: lei con le sue porte chiuse per difendersi da ferite sempre nuove ma antiche e lui senza più fiducia in sè e sempre meno voglia di scalare altre montagne perchè ha imparato che quando le porte sono chiuse o al massimo socchiuse in partenza allora il carico di energia da investire è troppo alto e la posta in gioco (l'Amore dell'altro) è come una roulette russa, senza una bussola per orientarsi e senza un criterio per definire se vinci o se perdi.
Cara/o mia/o: spero che tu comprenda che ciò che ti dico è: RICOMINCIA DA TE!
Guarda in faccia ciò che ti si muove dentro, quali sono le tue emozioni prevalenti, come le usi per difenderti dagli altri e ahimè, lasciatelo dire, troppo spesso anche dalle relazioni belle. Certo, capisco, questo vuol dire che ancora non sei pronta/o per quella relazione, ma quante volte vuoi tornare a chiuderti in un pianto per aver sciupato un occasione? Come puoi distinguere tra una relazione che non era per te e il tuo non esser pronto/a per quella relazione? Decidi tu! Puoi scegliere di continuare a girare in tondo oppure.... Lavora su te, lavora sodo, guardati dentro e definisci i tuoi punti di forza, i tuoi pilastri di cui esser fiero, falli diventare la tua valigetta del pronto soccorso e inizia la più bella e salutare conquista della tua vita, un viaggio dentro te stesso per incontrare te, identificare e sconfiggere le tue paure e svelare le tue meraviglie. BUON INCONTRO CON TE STESSO!

29.10.14

Le cose possono cambiare!

Si, lo sapevi? Ogni cosa può migliorare, dipende molto da cosa dici alla tua mente, da quanto tu lo credi vero. Se ti dici "non c'è più nulla da fare" 100/100 che sarà così. Quello che vivi oggi è vero per il tuo oggi! Ieri, oggi e domani sono in relazione ma non hanno nulla di predeterminato. Ogni cosa che fai, o peggio che non fai, ha il suo peso nel determinare come evolverà la tua situazione.

Smetti di dare la colpa agli altri, smetti di crederti impotente e rassegnato, smetti di non volere il bello che c'è per te e renditi disponibile ad accoglierlo in qualunque modo esso si manifesti. Sappi perdere le idee, i preconcetti, i carichi delle aspettative non solo tue ma di chissà quanti altri ancora sulla tua vita e diventane responsabile! 
Questo è il vero senso del tuo essere adulto e del tuo saperti prendere cura di te. Accettare di essere ciò che ti vivi in quel determinato momento e non confonderti con esso per definire ciò che sei. Siamo in divenire. Tu non sei la tua situazione, è la situazione che è parte di te e te ne puoi far carico. Cambiando l'ottica con cui ti guardi le tue emozioni cambieranno, i motivi alla base delle tue decisioni potranno essere diversi anche se le tue decisioni non dovessero cambiare  e sta sicuro che anche il mondo si muoverà con te!

20.10.14

Tante scelte sbagliate.....Ricomincia da Te!!!!

Si, amico caro, è proprio così. ogni volta che cadi ti rialzi, ogni volta che prendi una strada sbagliata la correggi e così anche dopo un partner che non era quello per te puoi ricominciare.
Già, c'è un segreto, ed è quello di non lasciarsi scivolare l'accaduto addosso come se tu fossi impermeabile, non impareresti nulla da questa esperienza. E neppure lasciarti schiacciare dai rimorsi, dalla rabbia, dalle delusioni e peggio ancora dall'illusione che "se solo avesse/avessi fatto così forse poteva andare diversamente" perchè resteresti sommerso dall'idealizzazione di un qualcosa che non esiste. Esiste il come è andata della relazione, esiste il tangibile, ciò che è stato ed è. Se ti lasci schiacciare da tutto questo resti sommerso e la palestra della vita non ti sarà servita a nulla. Come lo scolaro svogliato che per punizione ha ricevuto il triplo dei compiti se ne vede sommerso e decide di non fare nulla così anche tu non affileresti i tuoi arnesi per destreggiarti sempre meglio nelle strade della vita amorosa.
Fermati invece, fermati il tempo che ti occorre per respirare, per connettere cuore e mente, viscere e pensiero. Chiediti cosa veramente è accaduto, chi era l'altro/a e cosa ti stava chiedendo veramente. E tu cosa gli stavi veramente chiedendo? Ci sono cose che a voce non diciamo, a volte le camuffiamo anche a noi stessi. In tutto ciò che facciamo esprimiamo dei bisogni e dunque delle richieste all'altro.
Chiediti cosa puoi imparare dall'accaduto, ogni incontro ci insegna qualcosa, ogni relazione ci cambia, a noi scegliere se in bene o in male. E questo dipende dagli occhiali che indossiamo, dall'atteggiamento che abbiamo, dalle ferite che ci portiamo dentro.
Ecco perchè è importante sempre ri-cominciare da te. Nel mondo dell'altro ci accedi perchè l'altro te ne da il permesso, nel tuo ci accedi perchè scegli di essere onesto con te stesso, perchè non vuoi prenderti in giro e ritrovarti a 30-40-50-60 anni e non sapere ancora chi sei.
Ricomincia da te, proprio come quand'eri bambino cadevi e ti rialzavi e se mamma non era accanto a porgerti la mano ti aggrappavi a uno stipite, ad una sedia, a qualunque cosa ma ti RIALZAVI. Se lo sapevi fare già allora cosa aspetti? Puoi farlo ancora oggi!
E DECIDI di non tenere più la testa sotto la foglia come fa la lucertola per non farsi vedere. Se dentro di te vedi qualcosa che non va prova a fare qualcosa di buono per te e se ti accorgi che il compito è più grande di te, chiedi aiuto!
Ce ne sono di vari tipi: fratelli/sorelle, amici, cugini, ex insegnanti, consulenti, medici, confessori, guide spirituali, psicologi, psicoterapeuti. Chiedi aiuto! Non siamo onnipotenti e troppo spesso per non chiedere aiuto finiamo per fingere che non ci sia nulla. Ebbene, questa è la sciocchezza più grande che tu possa fare: far finta di ignorare un problema che hai già visto.
"Si, ma io penso che si risolverà da solo." Bene, datti un tempo, una scadenza in cui verificarlo. Se da li a sei mesi le cose stanno ancora come sei mesi prima allora vuol dire che il problema c'è e tu lo stai ignorando. PRENDITI CURA DI TE!
Non ricordo chi lo dice ma si tratta di uno scrittore contemporaneo "Se non ti ami tu per primo come potrei amarti io?"

E allora prenditi cura di te, preparati a quell'incontro che tanto desideri perchè la persona che sogni di incontrare ha tutto il diritto di conoscerti e vederti per il bello che sei e non per le ceneri dei disastri passati che ti porti dentro. Che è come dire "Non è importante quello che hanno fatto di te ma quello che tu oggi fai di quello che hanno fatto di te" (J.P. Sartre). Prendi in mano la tua vita!

2.1.14

Inseguendo un sogno!

Inseguendo un sogno ti accorgi che la vita vera e reale è speso un pò diversa da come l'avresti voluta e la vorresti immaginare. Ti accorgi che tante idee a cui con il tempo ti sei affezionato e che ti rassicurano tante volte di fronte alla realtà si dissolvono come bolle di sapone.
Un'idea che tutti ci siamo coltivati sin da bambini è quella del principe azzurro per le ragazze e della bella addormentata nel bosco (ma anche colta tuttofare dedita solo al suo uomo) per i ragazzi. Personaggi bellissimi, valorosi e pieni di attenzioni per l'altro mentre: il tuo collega in ufficio è scorbutico e a malapena ti saluta, la ragazza che incontri ogni giorno in metro per andare al lavoro e che hai notato per "un certo non so che" che ancora non hai compreso è slavata, la cassiera del supermercato sotto casa che ti sorride sempre è tutta rifatta, il fruttivendolo ammiccante ha convinzioni totalmente diverse dalle tue, il velista appassionato del mare è sempre sfuggente e se non lo segui nelle sue avventure non hai altri momenti di incontro, la designer di moda è sempre tutta in tiro....

.....è possibile scoprire in ciascuno un volto nuovo?!
.....è possibile che tolta la maschera siamo tutte le stesse persone meravigliose e impaurite?!
.....è possibile darsi e dare all'altro una nuova possibilità di essere migliori?!

Se pensi all'essere umano, ogni giorno cresce.
Se pensi ad un albero, ogni giorno è più grande.
Se pensi ad un qualunque oggetto, ogni giorno ha un giorno in più.


E tu? E l'altro? Non siamo esseri statici, la prima idea dell'uomo che deve potersi modificare è che non è vero che "sono fatto così!". Sei fatto così se non vuoi migliorarti; sei fatto così se non trovi nè in te ne nell'altro una motivazione per uscire da te stesso e fare qualcosa di diverso da ciò che sei abituato a fare; sei fatto così se la tua cassetta degli attrezzi e la rete di supporti non è ben fornita o non decidi di rinfoltirla.
Pensa che potere grande che hai: è in te una chiave di svolta immensa per il tuo vivere bene e rendere il mondo più sereno e amabile anche agli altri.

Il recente compianto Nelson Mandela così si esprimeva:

"La nostra paura più profonda"



La nostra paura più profonda 
non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda, 
è di essere potenti oltre ogni limite.

E' la nostra luce, non la nostra ombra, 
a spaventarci di più.

Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?" 
In realtà chi sei tu per NON esserlo? 
Siamo figli di Dio.

Il nostro giocare in piccolo, 
non serve al mondo.

Non c'è nulla di illuminato 
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
 non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, 
come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta 
la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: 
è in ognuno di noi.

E quando permettiamo alla nostra luce 
di risplendere, inconsapevolmente diamo 
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure, 
la nostra presenza 
automaticamente libera gli altri.

 


Pensate che potere forte abbiamo sulla nostra vita e su quella degli altri. E' fortissimo!
E allora parti da te, per incontrare l'altro, parti dalla meraviglia che sei e inevitabilmente attirerai altre meraviglie attorno a te. Partire dall'idea che ti sei fatto dell'altro è continuare a rimanere ed a far rimanere "nell'ombra". E nell'ombra non si "risplende". Tante volte ci accontentiamo dell'ombra perché ci sembra più sicura, più nota e questo finisce per pesare di più, sul piatto della bilancia, dell'incertezza del nuovo e del bello seppur tanto desiderato con il rischio di inseguire qualcosa che non si raggiungerà mai.

Ed anche Ghandi diceva "Se vuoi cambiare il mondo prima cambia te stesso. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo."
Sugli altri non abbiamo alcun potere, e meno male. Su di noi si! E il potere che abbiamo su di noi certamente contagerà gli altri.

E poiché ciascuno di noi non vorrebbe che un altro lo schedasse a vita senza dargli più nessuna chance, alleniamoci ad essere aperti anche al cambiamento possibile nell'altro. In tal modo faremo all´altro ció che vogliamo sia fatto anche a noi!

18.11.13

Dove abita la felicità?


Dicevamo nel post precedente che riporre nelle mani degli altri la nostra felicità è un inganno in cui facilmente si cade. “Se

fai questo per me io sarò felice!”: ne sei proprio sicuro? Se è così allora lascia che ti dica una cosa: sei spacciato/a in partenza. Basterà che la volontà dell’altro sia differente dalla tua per farti sprofondare; che un progetto a cui tenevi non venga accettato e tutta la tua vita è nel baratro; che l’uomo o la donna a cui fai il filo ti dica di no una sera perché non gli va di uscire (è preoccupato per quanto sta accadendo sul lavoro, o in famiglia, ha avuto una esito negativo ad un esame e vuole avere un attimo di pace interiore per capire quale sarà il passo successivo, ecc,) ed ecco che tu ti senti svalutato, sminuito, non considerato mentre la scelta dell’altro non dipende affatto da te.
Le convinzioni che abbiamo sulla felicità e il conseguente nostro atteggiamento hanno il potere di condizionarci e soprattutto non ci permettono di riconoscerla e viverla. La felicità è uno stato mentale a cui il nostro cervello tende, le ricerche lo dimostrano ormai da anni eppure continuiamo ad avere dei preconcetti forti su di essa.

Crediamo che la felicità vada meritata e/o conquistata “Se faccio/realizzo/raggiungo questo mi sentirò bene/felice/appagato!” Devo meritarmela, devo sacrificarmi per essere felice, devo rinunciare a, devo lottare per… Ogni devo che aggiungi alla tua vita la rende pesante e faticosa e crea in te un conflitto. Ogni volta che trasformi un dovere in una scelta, anche talvolta costosa in termini di impegno e di rinunce, fai in modo che quella fatica si trasformi in energia positiva e ti appaghi. Non possiamo vivere solo di piaceri né possiamo essere schiacciati dai devo che spesso diventano una vocina insidiosa e soffocante che opera in noi e non ci lascia liberi. La libertà che porta alla felicità è l’atto della scelta che partendo da un condizionamento (devo) si trasforma in una accoglienza di quanto sta accadendo e da senso a ciò che accade.
Alcuni credono che si debba lottare per essere felici, non vi pare un controsenso? La felicità è di tutti, se è così ce l’hai già, non è l’altro che te la sta rubando e non c’è alcuna lotta da fare. Sarà il modo come tu reagirai a quella situazione a renderti felice oppure sofferente. Numerosi studi scientifici evidenziano come il  nostro cervello è programmato per produrre felicità continuamente attraverso una serie di connessioni di pensieri e di capacità di dare senso. La felicità prodotta dal nostro cervello è sostenuta da alcuni sistemi importanti quali quello della valutazione del piacere e della gratificazione che si mantengono attivi per mezzo della produzione di endorfine e neuro-trasmettitori, che regolano il nostro stato di benessere e felicità.

Crediamo che la felicità appartenga ad altri e sia lontana da noi “Tutto questo potrà accadere agli altri, per me non sarà mai così!” Come una sorta di rassegnazione, di predestinazione. Ti hanno mai detto che non si avvera ciò che chiedi ma ciò che credi? Che c’è un modo di essere profetici su se stessi (la profezia che si auto avvera) legato alle energie che metti in campo in base a quelle che sono le tue credenze di base? Se gli studiosi di psicologia sociale hanno ragione forse dovresti ravvederti sulle tue idee di partenza: la felicità è per tutti! Se sei parte del tutto è anche per te e può essere così vicina da non riuscire a vederla? Sì, scava bene dentro di te e continua a leggere il post.

Crediamo che la felicità sia una meta irraggiungibile “Non sarò mai così felice!” Rendiamo le nostre mete irraggiungibili ogni volta che idealizziamo una condizione. Noi viviamo nella realtà, non nell’ideale. La felicità ideale non esiste qui in mezzo a noi, esiste la felicità possibile, quella che tu puoi sperimentare e anche amplificare, lo sapevi? Sì, la felicità si amplifica quando permetti all’altro di condividerla con te. In quella condivisione l’altro diventa cassa di risonanza che accresce la tua felicità. Ti sembra strano? Prova a pensare a quando hai avuto una gioia e sei corso a comunicarlo a qualcuno: che reazione ha avuto? Una persona che ti ama (nel senso più generico del termine) è stra-felice per te e questo suo essere felice per te ha aumentato la tua gioia?
Una accortezza: non far caso a chi blocca la tua espressione di gioia, molto spesso ha solo paura di non saperla gestire e che non ce ne sia per lui/lei. Magari gli/le sarebbe utile leggere questo post e potresti girarglielo.

Crediamo che la felicità sia legata alle contingenze esterne “Se accade questo sarò felice!” Sappi che puoi essere felice a prescindere da ciò che accade. Essere felici perché il sole sorge, perché oggi è un giorno nuovo ed è un'opportunità ancora per fare/dire/provare/dare; essere felice mentre attorno a te tutto è sofferenza, fatica, impegno sono condizioni che appartengono a te e a te solo!
Se stai cercando la felicità fuori di te la stai cercando lì dove non c’è.

VUOI ESSERE FELICE? Come sempre alla base del cambiamento di una condizione che si mantiene nel tempo c’è una decisione da prendere. Quale è la tua? Quali condizioni poni alla felicità? Cosa ritieni che ti serva per essere felice?
Ci sono persone che hanno ben poco, non sono alla ribalta e hanno pochi contatti eppure si dichiarano molto felici. Dalla maggior parte delle persone sono considerate delle persone semplici eppure sanno come lasciare spazio in loro alla felicità, sono contente di ciò che hanno e ne sono grati. La felicità, come la sofferenza, è un prodotto del nostro cervello, un derivato dei significati che diamo alla nostra esperienza, di ciò che chiediamo ogni giorno e in ogni situazione alla nostra vita per appagarci.
Inseguire cose grandi è bello, ma se non abbiamo imparato a dare senso al bello delle piccole cose siamo sicuri che i grandi successi ci gratificheranno?

La gioia è in te ed è una scelta: scelgo di essere felice! A partire da questa scelta posso sviluppare e potenziare pensieri positivi, azioni e gesti che producano felicità. 
Ricorda che il motore è in te, e fintanto che la cerchi lontano da te o fuori da te resterà irraggiungibile e non tua. Ugualmente se scegli di tenerla tutta per te e non condividerla otterrai che ben presto si esaurirà, mentre nel condividerla permetterai che si moltiplichi!

8.11.13

Per chi suona la campana?

Se sei parte del mondo suona anche per te! 
Diceva Ernest Hemingway


Eppure molte persone quando ascoltano o vedono o apprendono qualcosa di significativo pensano che non sia rivolto a loro ma a qualcuno che conoscono che ne ha più bisogno. Ma quanto siamo buoni! Una generazione di crocerossine, di salvatori dell’umanità…peccato che quando ci sia da condividere il bello, la ricchezza o beni materiali molto difficilmente pensiamo agli altri con tanta facilità.


Dove sta l’inganno?
L’inganno è nel ritenere che siano sempre gli altri ad avere bisogno di cambiare e che per noi va sempre tutto bene. Come se utilizzassimo per gli altri la teoria evolutiva dell’essere umano e per noi una teoria della staticità. È possibile!?
Un altro inganno è nel riporre nelle mani degli altri la nostra felicità “se l’altro fa questo io sarò felice!” ne sei proprio sicuro? Se è così allora lascia che ti dica una cosa: sei spacciato in partenza. Basterà che la volontà dell’altro sia differente dalla tua per farti sprofondare (ma di questo sarà bene che ne parliamo la prossima volta per non mettere troppa carne al fuoco).
Molto spesso mi si chiede, anche in psicoterapia, di fornire strumenti per cambiare il comportamento del partner. Inutile dirvi che a quel punto,con tutta la delicatezza possibile diventa indispensabile spostare l’attenzione dall’altro al sé. Ognuno di noi vuole sentirsi confermato per ciò che fa, pensa, dice. Ognuno vuole sentirsi stimato e riconosciuto. È allora perché questo non dovrebbe valere anche per l’altro?
Se non valesse anche per l’altro sarebbe cosa grave, molto grave. Significherebbe che stiamo chiedendo all’altro di essere un oggetto, di essere esattamente per come noi lo vogliamo o meglio ancora per come serve a noi per confermare la immagine di noi stessi e per appagarci.
Insomma un altro diverso da noi che fa ciò che vogliamo noi! Che meraviglia! Solo che non siamo a Disneyland, né in qualche fantastico mondo dei desideri, siamo nella realtà e nella realtà, perché la felicità possa essere di tutti, c’è un accorgimento, quasi una ricetta magica: FA ALL’ALTRO QUELLO CHE VORRESTI FOSSE FATTO A TE.
Meraviglioso, non trovi? Magari l’hai già sentito dire e ti chiedi se funziona davvero[1]. Solo che non sempre è così facile che quello che tu vorresti sia fatto a te coincida con quello che l’altro vorrebbe per sè. E allora come la mettiamo?
Ecco un altro segreto di pulcinella: siamo esseri umani e in quanto tali dotati di parola, di empatia e variegati. Niente paura, le prime due cose si imparano, l’altra è un dato di fatto e non ci puoi far nulla. Eh si! So anche che a parlare impariamo, bene o male, quasi tutti ma ad essere empatici: beh! Su questo hai ragione non tutti se la cavano. Ricorda: puoi sempre migliorare! Basta solo cominciare e ti accorgerai che è molto piacevole entrare in risonanza con le emozioni dell’altro, con le sue situazioni di vita e soprattutto ti accorgerai che crea molta vicinanza. Prova ad ascoltare di più ciò che gli altri dicono, vivono e mostrano. Guardale in faccia, osserva con tenerezza i loro comportamenti e vedi cosa accade.
Allora buon allenamento!





[1] Si lo so! Già ti sento brontolare. Troppe volte la vita ti ha rifilato delle sole e certamente non ti fidi. Lo capisco. Ma ascolta: hai mai sentito parlare di un invito a gettare le reti dall’altra parte? Ad agire un fuori schema? A fare una cosa che per i tuoi canoni e per i tuoi amici e parenti potrebbe apparire del tutto illogica? Ti invito a pensarci. Magari cambiando schema può darsi che qualcosa di diverso accada anche nella tua vita. Hai qualcosa da perdere? Sappi, e ricordalo bene: LA FELICITA’ E’ PER TUTTI!