18.11.13

Dove abita la felicità?


Dicevamo nel post precedente che riporre nelle mani degli altri la nostra felicità è un inganno in cui facilmente si cade. “Se

fai questo per me io sarò felice!”: ne sei proprio sicuro? Se è così allora lascia che ti dica una cosa: sei spacciato/a in partenza. Basterà che la volontà dell’altro sia differente dalla tua per farti sprofondare; che un progetto a cui tenevi non venga accettato e tutta la tua vita è nel baratro; che l’uomo o la donna a cui fai il filo ti dica di no una sera perché non gli va di uscire (è preoccupato per quanto sta accadendo sul lavoro, o in famiglia, ha avuto una esito negativo ad un esame e vuole avere un attimo di pace interiore per capire quale sarà il passo successivo, ecc,) ed ecco che tu ti senti svalutato, sminuito, non considerato mentre la scelta dell’altro non dipende affatto da te.
Le convinzioni che abbiamo sulla felicità e il conseguente nostro atteggiamento hanno il potere di condizionarci e soprattutto non ci permettono di riconoscerla e viverla. La felicità è uno stato mentale a cui il nostro cervello tende, le ricerche lo dimostrano ormai da anni eppure continuiamo ad avere dei preconcetti forti su di essa.

Crediamo che la felicità vada meritata e/o conquistata “Se faccio/realizzo/raggiungo questo mi sentirò bene/felice/appagato!” Devo meritarmela, devo sacrificarmi per essere felice, devo rinunciare a, devo lottare per… Ogni devo che aggiungi alla tua vita la rende pesante e faticosa e crea in te un conflitto. Ogni volta che trasformi un dovere in una scelta, anche talvolta costosa in termini di impegno e di rinunce, fai in modo che quella fatica si trasformi in energia positiva e ti appaghi. Non possiamo vivere solo di piaceri né possiamo essere schiacciati dai devo che spesso diventano una vocina insidiosa e soffocante che opera in noi e non ci lascia liberi. La libertà che porta alla felicità è l’atto della scelta che partendo da un condizionamento (devo) si trasforma in una accoglienza di quanto sta accadendo e da senso a ciò che accade.
Alcuni credono che si debba lottare per essere felici, non vi pare un controsenso? La felicità è di tutti, se è così ce l’hai già, non è l’altro che te la sta rubando e non c’è alcuna lotta da fare. Sarà il modo come tu reagirai a quella situazione a renderti felice oppure sofferente. Numerosi studi scientifici evidenziano come il  nostro cervello è programmato per produrre felicità continuamente attraverso una serie di connessioni di pensieri e di capacità di dare senso. La felicità prodotta dal nostro cervello è sostenuta da alcuni sistemi importanti quali quello della valutazione del piacere e della gratificazione che si mantengono attivi per mezzo della produzione di endorfine e neuro-trasmettitori, che regolano il nostro stato di benessere e felicità.

Crediamo che la felicità appartenga ad altri e sia lontana da noi “Tutto questo potrà accadere agli altri, per me non sarà mai così!” Come una sorta di rassegnazione, di predestinazione. Ti hanno mai detto che non si avvera ciò che chiedi ma ciò che credi? Che c’è un modo di essere profetici su se stessi (la profezia che si auto avvera) legato alle energie che metti in campo in base a quelle che sono le tue credenze di base? Se gli studiosi di psicologia sociale hanno ragione forse dovresti ravvederti sulle tue idee di partenza: la felicità è per tutti! Se sei parte del tutto è anche per te e può essere così vicina da non riuscire a vederla? Sì, scava bene dentro di te e continua a leggere il post.

Crediamo che la felicità sia una meta irraggiungibile “Non sarò mai così felice!” Rendiamo le nostre mete irraggiungibili ogni volta che idealizziamo una condizione. Noi viviamo nella realtà, non nell’ideale. La felicità ideale non esiste qui in mezzo a noi, esiste la felicità possibile, quella che tu puoi sperimentare e anche amplificare, lo sapevi? Sì, la felicità si amplifica quando permetti all’altro di condividerla con te. In quella condivisione l’altro diventa cassa di risonanza che accresce la tua felicità. Ti sembra strano? Prova a pensare a quando hai avuto una gioia e sei corso a comunicarlo a qualcuno: che reazione ha avuto? Una persona che ti ama (nel senso più generico del termine) è stra-felice per te e questo suo essere felice per te ha aumentato la tua gioia?
Una accortezza: non far caso a chi blocca la tua espressione di gioia, molto spesso ha solo paura di non saperla gestire e che non ce ne sia per lui/lei. Magari gli/le sarebbe utile leggere questo post e potresti girarglielo.

Crediamo che la felicità sia legata alle contingenze esterne “Se accade questo sarò felice!” Sappi che puoi essere felice a prescindere da ciò che accade. Essere felici perché il sole sorge, perché oggi è un giorno nuovo ed è un'opportunità ancora per fare/dire/provare/dare; essere felice mentre attorno a te tutto è sofferenza, fatica, impegno sono condizioni che appartengono a te e a te solo!
Se stai cercando la felicità fuori di te la stai cercando lì dove non c’è.

VUOI ESSERE FELICE? Come sempre alla base del cambiamento di una condizione che si mantiene nel tempo c’è una decisione da prendere. Quale è la tua? Quali condizioni poni alla felicità? Cosa ritieni che ti serva per essere felice?
Ci sono persone che hanno ben poco, non sono alla ribalta e hanno pochi contatti eppure si dichiarano molto felici. Dalla maggior parte delle persone sono considerate delle persone semplici eppure sanno come lasciare spazio in loro alla felicità, sono contente di ciò che hanno e ne sono grati. La felicità, come la sofferenza, è un prodotto del nostro cervello, un derivato dei significati che diamo alla nostra esperienza, di ciò che chiediamo ogni giorno e in ogni situazione alla nostra vita per appagarci.
Inseguire cose grandi è bello, ma se non abbiamo imparato a dare senso al bello delle piccole cose siamo sicuri che i grandi successi ci gratificheranno?

La gioia è in te ed è una scelta: scelgo di essere felice! A partire da questa scelta posso sviluppare e potenziare pensieri positivi, azioni e gesti che producano felicità. 
Ricorda che il motore è in te, e fintanto che la cerchi lontano da te o fuori da te resterà irraggiungibile e non tua. Ugualmente se scegli di tenerla tutta per te e non condividerla otterrai che ben presto si esaurirà, mentre nel condividerla permetterai che si moltiplichi!

8.11.13

Per chi suona la campana?

Se sei parte del mondo suona anche per te! 
Diceva Ernest Hemingway


Eppure molte persone quando ascoltano o vedono o apprendono qualcosa di significativo pensano che non sia rivolto a loro ma a qualcuno che conoscono che ne ha più bisogno. Ma quanto siamo buoni! Una generazione di crocerossine, di salvatori dell’umanità…peccato che quando ci sia da condividere il bello, la ricchezza o beni materiali molto difficilmente pensiamo agli altri con tanta facilità.


Dove sta l’inganno?
L’inganno è nel ritenere che siano sempre gli altri ad avere bisogno di cambiare e che per noi va sempre tutto bene. Come se utilizzassimo per gli altri la teoria evolutiva dell’essere umano e per noi una teoria della staticità. È possibile!?
Un altro inganno è nel riporre nelle mani degli altri la nostra felicità “se l’altro fa questo io sarò felice!” ne sei proprio sicuro? Se è così allora lascia che ti dica una cosa: sei spacciato in partenza. Basterà che la volontà dell’altro sia differente dalla tua per farti sprofondare (ma di questo sarà bene che ne parliamo la prossima volta per non mettere troppa carne al fuoco).
Molto spesso mi si chiede, anche in psicoterapia, di fornire strumenti per cambiare il comportamento del partner. Inutile dirvi che a quel punto,con tutta la delicatezza possibile diventa indispensabile spostare l’attenzione dall’altro al sé. Ognuno di noi vuole sentirsi confermato per ciò che fa, pensa, dice. Ognuno vuole sentirsi stimato e riconosciuto. È allora perché questo non dovrebbe valere anche per l’altro?
Se non valesse anche per l’altro sarebbe cosa grave, molto grave. Significherebbe che stiamo chiedendo all’altro di essere un oggetto, di essere esattamente per come noi lo vogliamo o meglio ancora per come serve a noi per confermare la immagine di noi stessi e per appagarci.
Insomma un altro diverso da noi che fa ciò che vogliamo noi! Che meraviglia! Solo che non siamo a Disneyland, né in qualche fantastico mondo dei desideri, siamo nella realtà e nella realtà, perché la felicità possa essere di tutti, c’è un accorgimento, quasi una ricetta magica: FA ALL’ALTRO QUELLO CHE VORRESTI FOSSE FATTO A TE.
Meraviglioso, non trovi? Magari l’hai già sentito dire e ti chiedi se funziona davvero[1]. Solo che non sempre è così facile che quello che tu vorresti sia fatto a te coincida con quello che l’altro vorrebbe per sè. E allora come la mettiamo?
Ecco un altro segreto di pulcinella: siamo esseri umani e in quanto tali dotati di parola, di empatia e variegati. Niente paura, le prime due cose si imparano, l’altra è un dato di fatto e non ci puoi far nulla. Eh si! So anche che a parlare impariamo, bene o male, quasi tutti ma ad essere empatici: beh! Su questo hai ragione non tutti se la cavano. Ricorda: puoi sempre migliorare! Basta solo cominciare e ti accorgerai che è molto piacevole entrare in risonanza con le emozioni dell’altro, con le sue situazioni di vita e soprattutto ti accorgerai che crea molta vicinanza. Prova ad ascoltare di più ciò che gli altri dicono, vivono e mostrano. Guardale in faccia, osserva con tenerezza i loro comportamenti e vedi cosa accade.
Allora buon allenamento!





[1] Si lo so! Già ti sento brontolare. Troppe volte la vita ti ha rifilato delle sole e certamente non ti fidi. Lo capisco. Ma ascolta: hai mai sentito parlare di un invito a gettare le reti dall’altra parte? Ad agire un fuori schema? A fare una cosa che per i tuoi canoni e per i tuoi amici e parenti potrebbe apparire del tutto illogica? Ti invito a pensarci. Magari cambiando schema può darsi che qualcosa di diverso accada anche nella tua vita. Hai qualcosa da perdere? Sappi, e ricordalo bene: LA FELICITA’ E’ PER TUTTI!