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27.4.19

Stanca di essere solo single



Scoprire il proprio essere persona. Col tempo si impara a vivere in maniera equilibrata, con la scoperta del modo di stare nelle relazioni alla pari con gli altri.

Quando una persona è single da lungo tempo, e comincia ad osservare la propria vita, spesso può riconoscere in essa varie tappe. Fasi in cui ha sognato o ricercato più o meno ossessivamente l’amore; fasi in cui si è scoraggiata, arrabbiata o è stata delusa; fasi in cui si è buttata a capofitto nel lavoro dimenticando perfino sé stessa e la propria vita privata; altre volte in cui la voglia di gustarsi la vita è stata così forte da volerla vivere appieno e senza alcun pensiero verso un possibile partner o fasi di rassegnazione.
Nell’avvicendarsi di queste fasi può arrivare anche un tempo in cui la persona non vuole più identificarsi con lo stato di single. Avverte dentro che la dicotomia partner/single gli sta stretta e che il suo essere una persona non dipende dallo status ma dal valore che ella si da e da come decide di vivere la sua vita.
Una paziente formulava così l’interrogativo di questa nuova fase: «Non voglio più identificarmi con lo status di single, né voglio pensare di dover essere “o sposa o single”. Mi chiedo dove inizia e dove finisce il mio essere persona. Non voglio più che il mio lavoro compensi l’assenza di una famiglia, né che ciò che faccio sia qualcosa per coprire un buco. Tutto ciò che facevo fino a qualche tempo fa era in funzione della ricerca di un partner ed il lavoro ne è diventata la compensazione. Ma ora questo mi sta stretto. Rivoglio la mia vita, il tempo per me, per ciò che mi piace. Io esisto e ne ho diritto».
Con questa ritrovata voglia di darsi spazio e valore può accadere che anche le usuali attività o frequentazioni possano risultare desuete. Se ad una attività ad esempio è stata data la specifica funzione di riempire un’assenza, a meno che la persona non scorge in essa un nuovo senso, essa potrebbe essere difficile da continuare a svolgere. Per attribuirvi un nuovo senso, d’altronde, potrebbe essere necessario anche passare attraverso un periodo di sospensione. In genere una pausa permette di verificare che tipo di sentimenti l’assenza genera in sé. Il distacco permette di meglio comprendere se si trattava di un interesse genuino verso quella attività o se invece si trattava di un’attività compensatoria.
Allo stesso modo quando si frequentano persone con le quali sino a quel momento si è cercata complicità per sostenersi a vicenda nella ricerca di un partner, si viene a creare con queste una divergenza rispetto agli scopi del ritrovarsi. Il vecchio obiettivo per uno dei due non è più valido e questa diventa l’occasione per verificare cosa teneva insieme il legame fino ad allora.
L’importanza di questa fase
Che sia solo una fase o che sia la scelta di una nuova quotidianità della persona, questa fase è molto importante per riequilibrare la capacità personale di riconoscere a se stessi ed agli altri il giusto valore, di stabilire un nuovo rapporto con sé stessi, di saper riconoscere e rappresentare i propri diritti. Questa fase generalmente segue altre fasi in cui ci si è messi in disparte, trascurati, posti al secondo piano in maniera stereotipata. Qualche volte si potrebbe anche aver abdicato a qualcun altro la facoltà di assumere decisioni su di sé, posizione per certi versi comoda e facile ma per tanti altri molto sofferente e restrittiva della propria libertà.
Col tempo si impara a riconoscere i propri diritti, dai più piccoli ai più grandi ed a viverli in maniera equilibrata come un bene ineliminabile della propria esistenza. Ciò determina necessariamente un riposizionamento del modo di stare nelle relazioni alla pari con gli altri, sia una acquisizione di libertà interiore nel dialogo con sé stessi e nella valutazione delle proprie scelte. È come se improvvisamente si riacquistasse insieme alla voglia di vivere appieno, anche una maggiore leggerezza.

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https://www.cittanuova.it/stanca-solo-single/

15.4.19

Non solo primi incontri



Incontrando e ascoltando single, ho colto spesso la delusione di vivere tanti primi incontri a cui non seguivano altri inviti. Quali possono essere alcuni dei motivi e come reagire?

Quando dopo un incontro che non prosegue in una frequentazione si sperimenta una delusione, generalmente a monte c’è un’illusione. L’illusione in questo caso si riferisce a un’immaginazione precoce, anzitempo, di qualcosa che la persona vorrebbe si realizzasse e la cui realizzazione viene indebitamente o precocemente attribuita a chi sta dinnanzi. Se si prova a mettersi nei panni dell’altro, si può meglio comprendere come questo può risultare gravoso e ansiogeno. E non perché questo desiderio non debba esistere, capiamoci bene, piuttosto perché ancora nessuno dei due sa se è veramente quella la persona in cui vuole riporlo. Manca ancora da raggiungere il livello di conoscenza tale che può far generare una libera scelta dell’altro. Di conseguenza ciò che più frequentemente si sperimenta è la paura dell’abbandono da una parte, mentre dall’altra la pressione di dover scegliere e appagare un desiderio. Darsi il tempo per conoscere l’altro, non avere idee stereotipate su chi dovrà fare il primo passo sono due elementi da tenere in conto.
Un altro elemento che ricorre molto spesso nelle conoscenze precocemente interrotte sono i giudizi e i pre-giudizi. L’avere un’idea chiara di ciò che si vuole può condurre talvolta in un vicolo cieco, in cui non ci si dà vicendevolmente il tempo di conoscersi per come si è. È naturale che al primo incontro si voglia dare di sé la migliore impressione possibile, e proprio per questo è difficile essere rilassati come si vorrebbe. Quest’ultimo punto non è di per sé stesso un limite, poiché la componente emotiva rende più veri, più autentici. Il limite sta nel giudizio che si dà di se stessi fino a ritenersi inadeguati, o viceversa nel giudicare l’altro senza ancora ben conoscerlo. I giudizi e i pregiudizi, in amore, sono di norma uno strumento utilizzato per tenere lontano l’altro ed esprimono un’effettiva paura di conoscerlo fino in fondo. Avere un’idea chiara di ciò che si vuole può anche generare in sé degli standard molto elevati tali per cui la persona incontrata non è mai idealisticamente paragonabile a quella desiderata e pertanto allontanata.
La verità è che non gli piaci abbastanza titola una commedia statunitense e può anche essere che sia così. Le relazioni nascono per affinità o per complementarietà, dunque è naturale che non si possa creare lo stesso legame con tutti. La sofferenza potrebbe derivare dal vissuto di una mancata conferma, che per la persona si traduce in un “non vado bene”. Questa lettura della cosa in realtà è molto pregiudizievole e si rischia di farsi molto male per nulla. In amore ci si sceglie “nella libertà”, per questo è molto importante che questi incontri vengano vissuti nella serenità di potersi esprimere e nel rispetto dell’altro a partire dal modo come si comunica di non voler più proseguire nella frequentazione. Nella maggior parte dei casi è il modo che ferisce non il fatto in sé è per sé. Il modo con cui questa intenzione viene espressa, taciuta o recepita ha a che fare con la maturità affettiva del momento.
È importante ricordare che i primi incontri hanno la funzione di aprire un varco a una conoscenza più approfondita, per questo è importante non seguire schemi predefiniti ma rimanere il più possibile in contatto con sé stessi, esprimere ciò che si è e si pensa, essere sé stessi. Lasciare che il tempo e la comunicazione fluiscano, che ci sia spazio per entrambi per esprimersi, essere genuinamente interessati a ciò che interessa all’uno e all’altro.
Se hai deciso di non proseguire nella conoscenza dell’altro: occhio a che non sia una modalità per tenere lontano le persone e non doverti mai coinvolgere.
Se hai ricevuto un rifiuto (diretto o indiretto): non si può piacere a tutti, così come l’altro non può essere aprioristicamente la persona che fa per te, meglio scoprirlo per tempo.
Se man mano che avanza la crescita personale, è possibile che le circostanze che hanno guidato la chiusura precoce di una frequentazione divengano chiare, sul momento è importante accogliere la delusione che ne deriva senza lasciarsi sopraffare da essa. Ogni cosa ha un senso anche se sul momento non si ha ancora la possibilità di attribuirlo.
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20.12.18

Essere single a Natale

Cosa succede quando il Natale arriva in un tempo in cui in realtà si avrebbe bisogno di stare lontano dalla propria famiglia di origine e si stanno affrontando dei passaggi evolutivi importanti per la propria crescita personale? Il Natale ha molti volti vediamone alcuni.

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1.12.18

Non sono il mio personaggio

"Capita ad alcune persone di identificarsi con un modo di essere e di fare stereotipato, sempre identico a sé stessi. Una condizione in cui si sentono intrappolati e da cui vorrebbero uscire ma non sanno come. Anche quando intravvedono una possibilità di uscita non è facile imboccare questa strada. Mille paure, mille “se…ma…però” si fanno avanti e la persona resta bloccata in quello che possiamo chiamare un personaggio...."

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15.2.17

Occhi per vedere e tempo per conoscere: il nostro augurio per San Valentino 2017 arriva nel giorno di San Faustino

Il nostro pensiero in questi giorni va alle tante coppie conosciute in questi anni (da quell'ottobre 2010 i volti ed i nomi sono tanti) ed ai, molti di più, single che con Esec o in altri modi hanno deciso di mettersi in cammino non più verso un amore ideale ma verso un amore concreto fatto di bivi e di scelte, di progetti e gesti d'amore, di gioie profondissime, di litigate e corse a perdifiato, fatto di sospensioni e di silenzi per comprendere meglio se stessi e l'altro e ogni volta della voglia di ripartire e ricominciare e ritrovarsi. E´un rapporto intimo che le coppie fanno insieme ed i single sono tenuti a fare con se stessi...per ora!

Il nostro augurio è che ciascuno abbia occhi per vedere e per lasciarsi stupire dalla Vita, Vita che ha i suoi tempi ed i suoi giri per condurre lì dove c'è un Bene, un Buono ed un Bello che attende solo di essere s-coperto e troppe volte ha un nome ed un volto diverso da come te lo eri prefigurato. Sarà forse per questo che ogni innamorato sente in cuor suo che l´amato è un dono? Di fatti nel dono è la sorpresa che va scartata (ovvero scoperta) per essere conosciuta.

Un pensiero speciale ai tanti che attendono il loro 'incontro': continuate a prepararvi per essere anche fuori la bellezza che avete dentro.

Noi siamo con voi!
Anche in questo nostro tempo di silenzio, di comparse e scomparse che serve a comprendere e ri-generare. E sentiamo che anche voi siete con noi e questa è RELAZIONE!


Grazie da noi

A&H (alias Antonella Ritacco e Holger Sawatzki)


#Esec
#labellezzadellebuonerelazionivincesempre
#atupertuconlospecchio


20.12.16

L'arte di corteggiare, scegliere ed amare tra maschile e femminile_Parte II



Rispondo qui ad alcune domande sul corteggiamento poste dai partecipanti all'incontro di Verona presso l'Associazione Cantico dei Cantici. Il titolo del presente post era il titolo dell'incontro. Le persone che incontro sia in psicoterapia che in conferenze, seminari e workshop spesso mi rivolgono domande di questo tipo. Aggiungerò dunque alcune di esse a completamento del tema. 


"Perché oggi il corteggiamento sembra essere svanito? In che relazione sta questo suo venir meno con l'emancipazione femminile e con l'evoluzione della nostra epoca? E' così vero che la donna ha messo l'armatura è l'uomo è più fragile?" 
Oggi siamo abituati a trattarci come oggetti, con grande facilità pensiamo di aver verificato e conosciuto come è l'altro e la logica dello scarto è così ben insinuata in noi che facciamo anche fatica a riconoscerla e ad ammetterlo. Se posso avere tutto con grande facilità anche l'amore penso che debba seguire questa logica. Ma l'amore non è immediato, è un sentimento che si costruisce, solo che spesso viene confuso con l'emozionabilità. Una persona che amo necessariamente mi emoziona, una persona che mi emoziona non necessariamente la amo. Tornando al corteggiamento esso ha bisogno di tempo, cura e dedizione, dunque impegno, non è immediato, quindi per chi segue la logica attuale è più facile accordarsi su "ci vediamo" "in che relazione stiamo" "se ci va bene continuiamo se no...". Inoltre abbiamo un cuore ferito: nel migliore dei casi non si tratta di una ferita diretta, ovvero pagata sulla propria pelle, quasi sempre è indiretta per esperienze di familiari, parenti, amici che sono stati delusi dall'amore, e molte volte la ferita è generata dalla sola esposizione mediatica rinforzata poi dall'esperienza di qualche conoscente. Insomma siamo tutti esposti e solo quando si è maturato un buon equilibrio interno, anche questo frutto della naturale fatica del crescere e diventare uomini e donne adulti, si riesce ad avere quella autosufficienza mentale per distaccarsi dal dolore e dalla disillusione e potersi finalmente aprire ad un incontro che sia unico e non viziato dagli strascichi dell'esperienza precedente.
Mi chiedi in che relazione il calo del corteggiamento sta con l'emancipazione femminile? Questo è un tema caldo. L'emancipazione femminile segna un traguardo importante nell'evoluzione del genere umano ma come detto sopra se dentro una donna riecheggiano ancora gli echi di sopraffazioni avvenute lontano nel tempo o dentro di lei alberga il bisogno di dimostrare quanto è forte (perché ha bisogno di dimostrarlo a se stessa o a suo papà che non l'ha apprezzata abbastanza o perché deve prendersi nella vita quella rivincita che sua mamma, sua zia, sua nonna, sua sorella non hanno potuto prendersi) capisci bene che le emozioni e le motivazioni (non sempre consapevoli) le giocano un brutto scherzo. E' plausibile che quando si troverà di fronte ad un uomo che volendo corteggiarla cerca di fare cose carine e cortesi nei suoi confronti, possa rifiutare queste attenzioni confondendole con atti di superiorità maschile (di prevaricazione) o con segnali di inferiorità/debolezza femminile (che lei non può accettare). Inoltre se consideri che, per entrambi i sessi, sempre più spesso prima di sposarsi o andare a convivere si esce dalla casa genitoriale per andare a vivere autonomamente per conto proprio è facile comprendere come una donna o un uomo che hanno sviluppato la propria autonomia, in grado di pensare e provvedersi da sé, per quanto desiderino avere un partner accanto molto spesso in realtà stanno chiedendo al partner "stiamo insieme ma non cambiamo l'equilibrio di prima" ovvero quello che io chiamo l'essere single in coppia.
Che ci sia un disorientamento negli uomini e nelle donne, che abbiano perso la bussola e troppo spesso siano confusi su cosa spetta da fare all'uno e cosa all'altro è una generalizzazione che in parte è vera. Per fortuna non è sempre così. Molto dipende dal grado di sicurezza in se stessi e dalla capacità di accettare tanto l'accoglienza quanto il rifiuto. Che si sia più spaventati questo si è vero, che si fatichi molto a trovare buoni esempi nei propri contesti di vita questo spesso è anche vero, sappiamo che le persone coerenti e le esperienze significative esistono e nutrono. Alcuni ce le hanno a portata di mano altri possono scegliere di andare a cercarsele e per questo devono mettersi in cammino e lasciare le proprie sicurezze, a volte anche mettersi a confronto con familiari e vecchi amici di sempre. Detto questo la tua domanda mi costringe ad entrare di più nel tema del maschile del femminile interno alle persone, quell'Animus e quell'Anima di cui parlavano Aristotele e Platone. E lo farò in un articolo successivo.


"Ma il corteggiamento è maschio o è  femmina?"
Il corteggiamento spesso lo si pensa al maschile in realtà appartiene ad ambedue i sessi. E' la visione romantica delle cose che ci porta a dare questa lettura al maschile. In realtà tutti i film classici ripropongono dame che lasciano scivolare un fazzoletto perchè il cavaliere che passa lo possa raccogliere, avere la scusa di fermarsi e favorire una occasione di precontatto seppure fugace. 
Se la logica del Maschile è quella del dare e la logica del Femminile è quella dell'accogliere (vedi Imparare a Innamorarsi di Sara Cattò) comprendiamo che non ci può essere l'azione dell'uno senza che ci sia la risposta dell'altro che motiva a continuare. E che chiunque dei due da l'avvio alle danze è in realtà di secondaria importanza purché non invada il campo che è prerogativa dell'altro. L'accoglienza nelle donne ha due altre face che sono pericolose: l'una è la pretesa l'altra è l'attesa di ricevere. La prima è carica di violenza e di rabbia, parte da una mancanza, la seconda è una forma passiva, una richiesta indiretta di essere esaudita. L'accoglienza invece è un modo attivo di compartecipare, è un farsi spazio perché le cose avvengano e quando avvengono è anche una forma di comunicazione, è un si! Chiaramente è un si temporaneo che invita, che da il permesso di osare ancora, che lancia il messaggio "si, mi interessa conoscerti meglio". 

  

"E se l'altro si accorge del mio interesse? Mi sembrerebbe di non poter essere più libero nel mio modo di comportarmi"
Ottimo, se l'altro se ne accorge vuol dire che sei riuscito nel tuo intento. C'è chi ama giocare a carte scoperte ma ci sono anche tante persone che vorrebbero avere quello spazio neutro per non doversi subito dichiarare o dover frettolosamente dare una conformazione alla frequentazione. Partiamo dall'inizio (vedi anche la prima parte dell'articolo sul corteggiamento, il post precedente). Io noto una persona che mi interessa: se siamo solo in due e restiamo a parlare per ore possiamo anche non essercelo detti ma che c'è sintonia lo si comprende, se poi siamo entrambi liberi e ci vien voglia di ridarci appuntamento, con o senza amici, sto inviando un messaggio di piacere nel rivederla la persona, e l'altro legittimamente lo coglie. Se siamo in mezzo agli altri chiaramente tutto è più neutro, abbiamo facilità di osservarci, interagire senza dover ancora fare quell'operazione di far uscire l'altro/a dalla massa informe. Questo è un limbo provvisorio che può durare lo spazio di poche ore o qualche settimana al massimo, il tempo che raccogli il tuo coraggio e soprattutto che confermi quanto hai percepito dell'altro. Stazionare a lungo in questo limbo può nascondere una grande insicurezza, un bisogno di camuffare le proprie emozioni, una paura dell'incontro vero con l'altro, la paura di essere sbagliato o di fare scelte sbagliate. Dunque se il tuo intento non è rimanere single a vita ben venga che l'altro si accorga che sei interessato/a a lei/lui. La sensazione che ne hai di essere più limitato nel tuo modo di comportarti potrebbe essere frutto di una insicurezza su come muoverti, cosa fare, dire, proporre, un pò di ansia che è normale, oppure potrebbe avere a che fare con la difficoltà a fare una scelta che a sua volta può nascondere una paura di sbagliare oppure una difficoltà a definirsi, più tipica della nostra epoca, e dei single in generale, in cui si cerca di mantenere aperte il più a lungo possibile tutte le possibilità/opzioni. Solo che non siamo in una operazione di marketing ma in un sistema di relazioni dove ci si può fare del male e si può fare male.



"Come posso lasciarmi corteggiare o farmi corteggiare?"

C'è una sottile venatura che fa la differenza tra i verbi che usi. Mi faccio corteggiare quando ne avverto per prima il desiderio e mi metto in moto affinché l'altro mi noti. Si intravvede un legame con la seduzione, entro in contatto con il mio fascino e lo utilizzo come richiamo seduttivo perché l'altro mi noti e si avvicini. Mi lascio corteggiare indica quando è l'altro a desiderare di avvicinarsi per primo oppure un momento successivo al mio esercizio di fascino. Nel lasciarsi corteggiare è insito l'esercizio dell'accoglienza e la necessità che si rimandi all'altro un messaggio corrispondente al nostro desiderio interno: Si se sono interessata a ricevere le sue attenzioni e sono interessata a ricambiarle oppure No se non sono interessata a riceverle né a ricambiarle. In tutte le condizioni su citate è importante fare esercizio di darsi permessi: di tempo per conoscere la persona, di essere onesti e accoglienti nelle comunicazioni e nei messaggi che volete trasmettere all'altro, di essere pazienti nelle piccole sviste e soprattutto interessati al mondo dell'altro.


"Fino a che punto è possibile corteggiare, dov'è il limite per fermarsi?"
In ogni cosa il limite è la libera volontà dell'altro. Quello che mi chiedi mi fa pensare a due situazioni: quella in cui non leggo i segnali di rimando dell'altro (o non sono sufficientemente chiari) ed io vado ad oltranza e mi autoconvinco che c'è interesse e qualunque cosa l'altro faccia o dica la leggo sempre e solo con le mie lenti viziate dal mio desiderio esasperato di conquistare "l'oggetto dei miei desideri". L'altra situazione a cui la tua domanda mi fa pensare è: ho investito ogni volta energie, tempo, risorse a corteggiare senza avere mai grossi risultati e ne sono stanco. Non voglio più che altri si approfittino di me. Ora le due situazioni possono essere facilmente l'una la conseguenza dell'altra. Gli attori in gioco sono due, almeno i principali. Se non leggo i segnali e insisto troppo mi trasformo in uno stolker, se li leggo male investo per nulla oppure batto in ritirata dandomi un autogol. Sono io che mi sento insicuro ed ho bisogno del risultato certo per confermare la mia validità oppure ho così paura del rifiuto che non vedo la possibilità di un Si. Viceversa se l'altro non risponde alle mie attenzioni con messaggi chiari e soprattutto autentici mi porta lungamente fuori strada ma soprattutto mi da un segnale chiaro di immaturità. Nel primo caso non è in grado di dare valore al mio interesse, può arrivare così a suscitare anche rabbia nel corteggiatore), nel secondo non è pronto a rivelare se stesso, quello che pensa, ha bisogno di crescere affettivamente.
Il limite lo trovi dunque nel rimando dell'altro (chiaro o confuso che sia) ma tante volte il limite lo trovi anche dentro di te.


"Come posso io donna sostenere un uomo che mi interessa perché non si adagi troppo?"
Il tempo è una variabile importantissima nella relazione e nella vita degli esseri umani. E' un bene supremo, non ritorna. Se ti interessa come tu dici, allora vale il tuo tempo. Devi sapere che uomini e donne si relazionano al tempo in modo diverso e per un uomo è una sequenza infinita di momenti mentre per la donna è ciclico ed in questa ciclicità c'è il richiamo ad un inizio e ad una fine. Come donna sei dunque consapevole di cosa significa il passare del tempo. Una cosa che puoi fare è cercare di comprendere questo adagiarsi a cosa è dovuto: è diverso se è il suo modo di fare o se invece nella sua vita si trova in un tempo di grande affaticamento per varie situazioni che sta gestendo. Lui ti interessa, interessati a lui! Solo così puoi trovare la risposta: che può essere l'attenderlo e magari anche il sostenerlo oppure la scoperta che il suo è un modo di adagiarsi per non dover prendere una decisione e di conseguenza potresti essere tu a dover essere chiamata a prendere una decisione, non più lui.


"Se lui non mi piace glielo devo dire subito?
Dipende da cosa vuol dire per te subito. Ti sei data il tempo di conoscerlo? Cosa sai di lui? Oppure ti sei fatta un preconcetto di lui e lo stai usando per evitare una relazione o che lui ti rimandi aspetti di te con cui temi di dover fare i conti? Insomma per la troppa paura che tu non vai bene?
C'è una regola che insegnano nei corsi sui metodi naturali di regolazione della fertilità che è "aspetta e vedi", ovvero datti tempo. Non saltare frettolosamente alle conclusioni. Stare nel cerchio della vita non è facile proprio per questo. Frettolosamente vorremmo sapere cosa succederà, in che relazione stiamo, è lui o non è lui. Aspetta e vedi! Certo che quando ne sei proprio sicura allora si che glielo devi dire. Il tuo tempo è prezioso ed anche il suo (vedi sopra), se vuoi ricevere onestà sei chiamata a dare onestà, se vuoi avere chiarezza devi dare chiarezza. Sarà quindi importante che tu ti prenda qualche minuto per capire cosa e come puoi dirgli quello che pensi, le considerazioni che hai tratto, in relazione a cosa. Nessuno vuole sentirsi usato né rifiutato perciò quando glielo dici digli anche cosa apprezzi di lui sebbene quello non basta per avere una relazione.


Cosa non sta funzionando e cosa possiamo fare in questo contesto sociale? Come single mi sento spesso invitato e provocato a ridicolizzare la relazione, e vedo che tanti lo fanno, so che non mi sentirei a posto con me stesso perché voglio credere nell'amore.
In questa nostra epoca in cui siamo costantemente invitata a pensare che tutto è possibile, tutto è buono, e tutto è lecito abbiamo una occasione più unica che rara per sviluppare con maggiore convinzione la nostra determinazione ad amare ma in una maniera più adulta e consapevole di come è stato fatto in passato. Oggi abbiamo l'occasione di scegliere liberamente, intendo senza i vecchi condizionamenti sociali e familiari (almeno nelle grandi città è possibile), la persona da amare e non abbiamo ancora imparato a gestire questa libertà. Ai vecchi condizionamenti sociali e familiari ne abbiamo sostituito altri che sono interiorizzati e muovono le corde del riscatto della libertà e della paura delle nostre fragilità. In questo modo siamo portati ad attaccare o a difenderci. nessuna relazione sana può nascere da queste due posizioni. Conquistarsi l'adultità, secondo lo schema del GAB (Genitore Adulto Bambino) dell'analisi transazionale, è una avventura tutta da vivere. Significa essere persone autonome ma non autosufficienti, accettare i propri limiti e scoprire e valorizzare i propri talenti, le proprie capacità, significa essere rappacificati con la propria storia personale, significa aver fatto un cammino e volerlo continuare. Significa aver trovato un equilibrio interiore che ti permette di pensarti come un settemiliardesimo di pezzi unici nel mondo, che non è vero che tutto dipende da te ma che tu puoi fare molto e senza la tua parte la terra è un luogo più povero. Ecco cosa possiamo fare: tornare a scoprirci parte del tutto e per questo importantissimi! Mentre invece una parte della cultura odierna spinge a credere che se sei parte del tutto sei nella mischia e non conti. Non c'è un modo migliore per fallire che credere in questo.


"Quali indicazioni per uomini e quali per donne che sono alla ricerca dell'anima gemella?"
L'Amore esiste ed occorrono occhi sempre nuovi pronti a vederlo. Spero che in ognuno di voi ci sia un punto nella vita in cui può tracciare uno spartiacque tra come vedeva le cose e pensava prima e come le vede e pensa dopo un esperienza significativa. Quasi sempre quel punto è il vostro punto vero di inizio. E' un punto di non ritorno in cui finalmente vi siete fatti una vostra idea sulle cose.
Quello che non esiste è il partner ideale. Fintanto che una persona sta cercando quello la sua ricerca è votata al fallimento relazionale, nulla la soddisferà se non per breve tempo e rischia seriamente che solo molto avanti negli anni si possa rendere conto che l'unica cosa veramente sbagliate era l'idea del partner e della relazione perfetta. Tutti abbiamo da confrontarci con l'idea che per quanto bravi possiamo essere, per quanta buona volontà possiamo metterci nelle cose abbiamo anche dei limiti, dei difetti e qualcosa di noi non piacerà ma non per questo l'altro non ci amerà, anzi come mi disse una volta una persona molto cara "Seppi che era lui l'uomo che volevo sposare quando scoprii che amavo anche i suoi difetti".
Non siamo perfetti. Sapersi accogliere nelle proprie fragilità, buttare giù la maschera con le persone intime è una gran dote. Irrigidirsi nel voler mantenere una impeccabile immagine di sé alla lunga logora la relazione. Non si dice il vero su se stessi. Sapersi accogliere significa imparare a perdonarsi e se la persona ha imparato a perdonare a se stessa potrà essere caritatevole, amorevole e accogliente anche con l'altro. E significa anche liberare energie positive, sprigionare il bene che c'è dentro di sé invece che coltivare emozioni negative.
L'amore non si trova, si incontra. Anzi è lui a trovare la persona e lo fa solo quando la persona è pronta. Perciò rendetevi pronti! Siate in ogni momento le persone migliori che possiate immaginare e lui saprà trovare la forma ed il modo in cui incontrarvi.



26.10.15

Ciò che conta veramente è amare

Se nella tua vita avrai dato amore molto di più te ne tornerà. Se avrai amato veramente con cuore libero slegato dalle logiche del possesso dell'altro e dalla voglia di un appagamento momentaneo, libero dal bisogno di rispondere con lo sfoggio di un marito o di una moglie a chi ti brontola nelle orecchie "Ma quando ti sposi?" allora sì, te ne tornerà molto di più. Se il matrimonio non è una reazione ma una azione allora ne avrai capito il vero senso, se non è la prova del nove per dimostrare che vali, se non è il ripiego per non restare soli, se non è la misura con cui misurarti nelle relazioni sociali allora avrai capito veramente cosa vuol dire amare.


E sarai stato capace di costruire relazioni profonde e belle. Ed ogni volta che custodirai un ricordo bello, di quelli "base" per dirla alla Inside Out, sarà come un nuovo tassello di un puzzle, una nuova saldatura nelle maglie di un tessuto sociale in cui tu sei benevolmente e pacificatamente legato a tutti gli altri nell'universo. Ci hai mai pensato che un tuo sorriso può cambiare l'umore a qualcuno, che un tuo giudizio può ferirlo o bloccarlo? 
La legge naturale funziona così: fai del bene e ti ritorna del bene, se hai un secondo fine nel bene che fai la tua ricompensa l'hai già avuta. 
Single o in coppia che tu sia la regola dell'amore è la stessa per tutti: donarsi.

La misura dell'amore è amare senza misura. Non sono certa dell'attribuzione di questa frase ma ciò che so è che è un programma di vita. E' la misura di un padre che torna a casa stanco la sera, di una moglie che non si ferma mai un attimo per mandare avanti la sua prima impresa, è la misura di un fidanzato/partner che cerca di capire come sei per saper meglio prenderti/accoglierti nei tuoi momenti no, è la misura dello spazio che crei per l'altro cercando di barcamenarti alla meno peggio tra i tuoi desideri di autorealizzazione e la tua voglia di legarti a qualcuno in un rapporto di reciproca appartenenza, è la misura con cui chi fa del bene dà perché ha compreso il vero bisogno dell'altro e non si ferma al bene materiale che trasmette.


Le relazioni sono donazioni e di questo ne sono sempre più convinta, se non ci si dona non ci si ama.

Puoi donarmi il tuo cuore ma se il tuo cuore è rapito da mille impegni e lo sport e il successo e il potere, allora cosa me ne faccio?

In questo tempo ho ricevuto molte lettere da parte vostra o di chi ha frequentato i nostri corsi sull'affettività adulta e la vita mi sta offrendo alcuni incontri molto interessanti, delle gran belle occasioni di riflessione e di rivisitazione di idee e progetti, uno dei quali riguarda certamente molti di voi. Alcuni lo definiscono entrare nella propria storia, altri accettazione della propria vita, altri entrare in un progetto che è stato pensato già prima di te e che è infinitamente più bello e fruttifero di quello che tu da te stesso potresti pensare.


La nostra epoca è dei rivoluzionari, di coloro che vogliono ribaltare le convenzioni e dimostrare che si può vivere senza schemi e dottrine/insegnamenti. Facciamo giri strani e ci ritroviamo spesso allo stesso punto di partenza e poi continuiamo a girare e ci aggrovigliamo e...quanto sarebbe più semplice e lineare se invece che reagire pensassimo. Si aprirebbero spazi molto più ampi di azione che non il semplice schema di "reazione". 

Per fare le rivoluzioni, in amore come per il resto, non ci improvvisa: si studiano le mosse, le strategie, l'altro, e soprattutto si ha un piano, anche più o meno abbozzato, ma una bozza almeno ti serve. Poi farai l'esploratore e la vita diventerà avventurosa, ma intanto una traiettoria ce l'hai e non è vaga. E per avere una traiettoria hai bisogno di trovare il tuo baricentro, di credere in qualcosa. Ebbene, quello diventerà il tuo perno e diventa fondamentale essere consapevole di ciò che scegli, farà la differenza. Ti invito a leggere la storiella Cherokee a tale riguardo. Di questo si diviene consapevoli solo quando si raggiunge la cosiddetta età matura, quando sarai capace di avviare un pensiero su te stesso in cui ti osservi con tanta tenerezza e curiosità di andare a fondo nella verità di te stesso e del tuo cuore.

Ecco perché crediamo che occorra oggi una formazione all'affettività ed alla relazionalità, siamo troppo abituati a reagire più che a pensare, ad improvvisarci senza più mappe ne bussole, a schivare i colpi e le ferite di chi è disilluso e ci dimentichiamo che per costruire una relazione è importante amare, e se non mi dono non arriva amore né ritorna amore.



9.8.15

Come innamorarsi da grandi: la sfida lanciata a Cupido affinché aguzzi meglio la mira!

L´amore si sa, non ha età. Ha il suo tempo e ci si prepara ad accoglierlo, non lo si cerca. Chiunque nella storia lo abbia cercato è sempre rimasto deluso e ferito. Sarà forse questo il primo grande segreto per non uscire sconfitti dall'incontro con Cupido? Giocherellando in modo scherzoso questa estate un amico ci ha posto una sfida: essere diffidati da Cupido. "E´ uno scherzo, vero?" ci hanno chiesto preoccupati gli amici. Si è uno scherzo, ma mica poi tanto.
Se Cupido sbaglia la mira noi vogliamo aguzzargliela. Come? Con le nostre proposte: Workshop sulle dinamiche affettive e relazionali. Cosa accade quando due si incontrano e si piacciono? Cosa li facilita nel loro andarsi incontro e cosa invece li ostacola? Quali sassi da rimuovere perché nessuno si faccia male e perché la relazione decolli?
A Cagliari la prossima data. Ed è cosa assai seria.


Le dinamiche relazionali: tra scelte di vita, nuove culture e difficoltà relazionali

Ed ecco la sfida giocosa lanciata dal nostro recente amico del tutto inconsapevole del nostro lavoro:




L´articolo ovviamente è falso ma la sfida è reale: permettere a tutti di innamorarsi ad ogni età e da qualunque esperienza provengano. L'amore non è per pochi, è per tutti. Quello bello e sincero è da costruire passo dopo passo. E noi ci siamo.

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Buon prosieguo d´estate!

7.4.15

Rompi le catene: liberati dal vittimismo e vivi la tua nuova avventura

Continuo ad affermare che i single di oggi si portano dentro un codice che oggi non trova riscontro con il mondo sociale, come un cieco che brancola nel buio. 
Da più parti si contribuisce ad instillare buone dosi di vittimismo che non lascia scampo se non alla rabbia la quale, riflettendosi sulla stessa persona, diventa ripiegamento, atteggiamento depressivo e finisce per generare modalità di comportamento che allontanano l'altro. 

Scegliere di percorrere la propria strada, dritta o storta che sia, di addentrarsi in una storia e di starci dentro per dare all'altro occasione di farsi conoscere e a se stessi la possibilità di esplorare se quella storia è veramente per lui, per lei, significa rompere le catene dell'idealizzazione a cui una storia deve "necessariamente" adeguarsi per essere "giusta" o come la immaginavamo nella nostra mente. Solo rompendo argini e catene la vita di relazione diventa un avventura, anzi l'avventura più bella.



14.2.15

Prepara per tempo il tuo San Valentino

 "Sono single ma sto cercando di smettere" è l'allegro motto che circola da anni sulle magliette multicolor di chissà quanti single che all'avvicinarsi del Natale o della festa di S. Valentino fuori sono Happy e dentro sono Down. Ma shhhhh!!! Che non si sappia.
E intanto nella vita cosa fanno?

Quasi sempre hanno avuto il cuore ferito, chi di più chi di meno. E come ogni cuore ferito che si rispetti: sanguina, fa male. E allora che fare?! Meglio far finta di non vedere e riderci su...e intanto il tempo passa... OPPURE decidere di chinarsi su questo cuore e vedere che ferita è, che tipo di fasciature e medicamenti possono essere utili perché tutto si rimargini e si possa riprendere ad amare. Ma fa male! Accipicchia se fa male! E non è mica quello di un altro, è il tuo! E fa ancora più male! Ma ancora una volta a te la scelta, puoi decidere se tenerti la ferita e chiudere ogni porta ai sentimenti e all'amore per non soffrire più oppure decidere di usare la valigetta del pronto soccorso che hai in casa, quella che sin da piccolo, senza sapere, hai iniziato a forgiare con tutta la tua grinta e la tua determinazione e smetterla di piangerti addosso quando vedi le altre coppie in giro ed esserne geloso. 
Già, amico caro, se chiudi le porte del cuore sei tu che ti rendi inaccessibile all'amore. Non è l'amore che non ti trova, è che non ti trova pronto. Ci avevi pensato? "E chi se ne importa! Sto bene da solo io!" risponderete in tanti. Ed ecco venir giù la Survivel Guide per non innamorarti, per difenderti dai sentimenti. E non sempre l'hai cercata tu ma se ce l'hai è perché l'hai fatta tua anche se a proportela sono i media, le esperienze in famiglia, tra gli amici ed i parenti e finanche i modi di dire dal banale "meglio soli che male accompagnati" al "L'amore è cieco ma la sfiga ci vede benissimo" di fatti il sottotitolo del corso base di ESEC è proprio "Felici di essere single o single felici?". La vedi la differenza? Un single felice è capace di dare e ricevere amore perchè le sue ferite, quelle che appartengono a ciascun essere umano, sono state medicalizzate e superate. Può stare dunque in un rapporto profondo di ogni genere, amicizia o amore che sia, l'intimità non lo turba. Uno che è felice di essere single è una persona che fa fatica a stare in una relazione profonda perchè l'intimità può diventare ansiogena e fonte di timori esistenziali. Può donarsi a piccole dosi, sa sicuramente ricevere ma tutto entro un certo limite definito di volta in volta dalla profondità delle ferite che si porta ancora dentro. In definitiva sono i suoi disagi e dolori che regolano la bellezza o meno delle sue relazioni, non la sua intenzionalità, non la sua libera scelta, non il piacere o meno di stare con l'altro. 
E allora caro amico, non essere triste per te ma abbracciati e coccolati. Fidanzati prima di tutto con te stesso, scopriti e cercati perché solo così potrai dire a chi incontri la meraviglia che sei e accettare che l'altro ti veda per come sei e non per come vorresti mostrarti.
Prepara per tempo il tuo giorno di San Valentino vale per te che sei single, per te che sei fidanzato, per te che sei sposato, vale per tutti coloro che credono nell'amore e non vogliono rinunciare a vederne il bello ed a farlo fiorire proprio come il contadino non rinuncia ad un albero solo perché in una stagione non ha portato frutto ma vi si dedica con sempre maggiore attenzione studiando il terreno, le foglie e i rami e cercando di capire in cosa e come può rigenerare quel prato, arbusto o albero che sia.

Buon San Valentino nel cuore a tutti!

A.R.





27.1.15

Single in coppia? Ma dai che non ci credo!

Stavolta la confusione potrei avercela io se non fosse che cominciano ad essere sempre più frequenti e diffusi: tra i fidanzati, tra i conviventi, anche tra gli sposati. Ma chi sono?
I single in coppia sono tutti coloro che hanno una storia, Sì, ce l'hanno! E spesso anche lunga, e nonostante tutto restano eterni single. La storia li ha chiamati eterni Peter Pan, anaffettivi, poco empatici a volte, egoisti altre volte. Io penso che siano solo single in coppia. Come tutti hanno bisogno di trovare nutrimento al loro lato affettivo ma sono poco disposti a darne, o meglio ne danno tanto quanto basta perchè il partner decida di restare con loro. E se poco poco il o la malcapitata decide di chiedere di più (comprensione, sostegno, ripartizione dei compiti, tempo e momenti speciali nella coppia) da questa relazione, o se ci "scappa" il figlio (cercato o meno che sia) ecco che i "sorci verdi" (detto alla romana) compaiono per casa. Un figlio!!!!! Si quella piccola meravigliosa creaturina che nel primo anno di vita converge tutte le attenzioni su di sè, che nei primi tre anni di vita ti leva anche l'aria e non la puoi mollare un attimo...."Vuoi che non ti chieda di aiutarmi??? Aho! Ma che linguaggio d'amore parliamo io e te? E soprattutto chi siamo diventati io e te?". D'un tratto poco più di due perfetti sconosciuti.
E giù con la crisi del 3°, del 5° e del 7° anno (o per meglio dire mese, stando alle statistiche dell'ultimo decennio e poco più)... La verità è che la relazione è molto di più dello stare insieme. Non si gioca a vita al "far finta che", questo è un gioco che i bambini iniziano a 3 anni circa e smettono già in età prepuberale. Sarà mai che con gli anni che hai sei andato un pò oltre? E giù col vittimismo che non hai mai potuto giocare a pallone con gli amici per strada ed allora ti sei convinto che le relazioni sono come nei videogiochi: l'altro fa sempre e solo quello che piace a te, sennò arrivederci e grazie visto che il "gioco" così come è non ti piace.
Ho una buona notizia: c'è sempre tempo e modo di migliorare, un punto di svolta nella vita. Basta volerlo! Non a parole, per questo son bravi in tanti, ma con i fatti, con i gesti, con le intenzioni, con le attenzioni a te ed all'altro, volendoti bene ma di quel bene che riempie te e anche l'altro. Con tutto ciò che avvia una trasformazione. Ed a volte non è neppure questione di volontà ma di occasioni, solo che per chi ti sta vicino non è sempre facile tenere conto di ciò di cui hai bisogno visto che è oramai saturo/a del tuo ego che impera da anni. Perciò amico/a caro/a punta i piedi su te stesso/a e senza troppi giri di parole prova a fare per una volta un cosa diversa: prova per una volta a mettere l'altro al centro, fa una cosa per l'altro. Non una cosa qualunque ma una cosa che sai che lo renderà felice, una cosa che ti chiede da tempo. 
Sii tu ad iniziare, a cominciare per primo, sorprendilo con questa innovazione. E poi: dagli/lle tempo perchè se ne accorga (te ne ha dato tanto per te stesso e il tuo ego). Dagli/lle spazio per dirti quanto è stato doloroso che in tanti momenti passati tu non ci fossi con tutto te stesso (quando l'altro/a c'è stato è necessario che gli venga riconosciuto, gli equilibri nella vita devono potersi appianare, anche se per il tuo amor proprio potrebbe sembrarti la cosa più difficile da fare). E sii onesto/a fino in fondo, datti un obiettivo e passo dopo passo raggiungi la cima.

E allora buon anno davvero a chiunque vorrà mettersi in cammino per avviare relazioni d'amore veramente appaganti, da adulto ad adulto.


8.10.14

Perchè tanti single oggi?

Tanti esperti raccontano di come sia cambiata la situazione sociale e culturale del nostro tempo e molti dei motivi per cui tanti giovani adulti restano single a lungo sono ben noti: il passaggio epocale dal matrimonio (e della vita stessa in tutti i suoi aspetti) fondato sul senso del dovere a quello fondato sul senso del piacere; il cambiamento o il capovolgimento di alcuni bisogni da quelli fondamentali (legati alla sopravvivenza) a quelli di autorealizzazione; il sistema politico ed economico che svantaggia le coppie e la famiglia; l'introduzione del divorzio ed il conseguente calo dei matrimoni da una parte e la sempre maggiore facilità a disinvestire energie nella relazione che si è scelta.
Il motore di fondo, quello che nei secoli e milenni della storia dell'uomo ha mosso alle grandi rivoluzioni è la PAURA. Paura di non aver fatto la scelta giusta, paura che nonostante l'amore che si da non si sarà ripagati abbastanza, paura che non siano i sentimenti più puri a muovere le corde della relazione, paura che....in fondo non valiamo abbastanza per meritarlo questo amore!
E allora le nostre teste sono piene di tanti "si...ma...però...." come se l'amore fosse condizionato. Sei proprio sicuro che l'amore sia questo? Cosa hanno le coppie felici di diverso dalle altre? In un post precedente ti avevo invitato ad osservarle, l'hai fatto?
In ogni caso rasserenati: ciascuno è diverso. E ogni storia è diversa. Non puoi pretendere di fare la stessa scelta di un altro o che quello che è successo ad un altro accada anche a te. Tu sei diverso, tu sei UNICO! Unico ed irripetibile, come uniche ed irripetibili saranno le relazioni che ti capiteranno. Non esser facilone nel generalizzare per sommi capi  quando vedi delle similarità. Tu sei tu! Ed hai il tuo modo di fare una scelta che è diverso da un altro e questo lo potrai apprezzare solo se ti conosci fino in fondo. Sei unico, non desiderare l'omologazione!
Sei unico/a e bello/a così come sei. E SEI DEGNO DI STIMA E DI AMORE. Lo credi? O fai finta di crederci? (Più avanti ti spiegherò anche la differenza ed i disastri che ne possono venire nella tua vita e in quella degli altri quando non ci credi o fai finta di crederci.) Fortunato chi si guarda dentro e sa che anche se non è tutto bello ciò che vede questo non cam,bia l'essenza del suo credere in se stesso e nel proprio valore fondante, chi sente le proprie radici forti pur nelle sue fragilità perchè sa che sta lavorando per essere una donna o un uomo ogni giorno migliore invece che ritenersi arrivato per sempre.
Oggi tutto ci viene proposto come bello e accattivante, tutto solletica le nostre passioni e pulsioni, esattamente come quando eravamo bambini davanti agli enormi scaffali dei grandi magazzini: come fare a SCEGLIERE? Cosa vale veramente la pensa di portarti a casa? Ci sono alcuni di noi che scelgono ponderando bene le informazioni e dunque hanno bisogno di darsi tempo per conoscere l'altro e dare all'altro il tempo per ri-velarsi (nella relazione tutto è duale, tutto è da leggere nbella reciprocità degli aspetti, non posso dimenticare che c'è un altro davanti a me e non un oggetto a cui chiedo di fare ciò che voglio). Altri invece vanno a passo spedito come se già sapessero cosa vogliono, hanno evidentemente sviluppato dei sensori (ne parleremo più avanti) per decifrare cosa gli piace e cosa no, e sono capaci di confermare e mantenere la loro scelta nel tempo. Siamo diversi, siamo unici! E allora di fronte ad una società che differenzia sempre più le scelte fino a confonderci a volte anche in amore siamo sempre più confusi, a volte anche "diffusi"! (E questo chi partecipa ai miei seminari lo sa già!)
E in questo modo è come se rimanessimo sempre degli ETERNI BAMBINI: bisognosi d'amore al punto di fare di tutto per non doverci rinunciare e rompere ogni cosa quando le cose non vanno come noi le immaginavamo (dando la colpa ora a Sè ora all'Altro), pronti a voler prendere tutto e non rinunciare mai a nulla, senza dunque saper lasciare per fare spazio a quell'Altro che inevitabilmente ti chiede spazio/tempo/incontro/autenticità/intimità/disponibilità/accoglienza/dialogo/confronto.
Esattamente come i muscoli, queste abilità possono essere rinforzate. Basta sceglierle! Impunto essenziale è: chiediti a che punto sei sulla strada e attrezzati per proseguire il tuo cammino.

19.10.13

Felici di essere single o single felici?


L’erba del vicino è sempre più verde, si dice! Ed ahimè non è solo un modo di dire. Tendenzialmente sono poche le persone felici di come sono e di ciò che hanno, che vivono bene il loro tempo presente: tre condizioni essenziali per il vivere bene e felici. Queste persone attraversano meglio di altre anche le situazioni più difficili e dolorose. I più, invece, rincorrono ciò che non hanno. Condizione che, purchè non si cronicizzi o diventi uno stato di insofferenza, è una tappa indispensabile per portare ai cambiamenti desiderati.
Essere single per alcuni è una sfortuna, per altri un disagio, per altri ancora un privilegio, per altri una fase di passaggio. Per te come è?

L’essere single è prima di tutto una condizione esistenziale indispensabile. Se non siamo prima “separati dall’altro” non possiamo stare bene “con l'altro”. Se non siamo separati ci “appoggeremo” costantemente all'altro e questo con il tempo logora fortemente i rapporti, anche quelli più belli e non solo in amore.
Il tempo in cui sei single diventa allora un tempo prezioso in cui prepararti per l’incontro (già perché via via che andremo avanti ti accorgerai che ci sono un po’ di tappe fondamentali per passare dall’essere single all’essere in coppia e alcune sono indispensabili, come quella dell’incontro che vedremo più avanti). È un tempo in cui concludere il passaggio dall’essere figlio all’essere adulto, è un tempo in cui conoscerti fin nel profondo, in cui imparare a guardare fuori di te, all’altro inteso come “altro essere umano come te ma diverso da te”.

E tu, come vivi e/o come vorresti vivere il tuo essere single di questo momento?
Sì perché una cosa te la voglio dire subito: puoi parlare solo per il momento presente. Ciò che il futuro ti riserva non ti è dato ancora di saperlo. Ciò che puoi fare oggi è semplicemente una scelta: in che modo vivere la tua situazione attuale (con tristezza e rassegnazione? Con vittimismo e recriminazioni? Con orgoglio e fierezza? O piuttosto con un atteggiamento di apertura e curiosità ma anche di attesa costruttiva?)
Attenzione, c’è una trappola: dedicarti a tanti aspetti della vita che altrimenti trascureresti va bene, anche benissimo ma potrebbe accadere che questi diventino il centro della tua vita e allora lo scopo per cui dovrebbero servire (arricchirti come persona) rischia spesso di diventare un altro (non puoi più fare a meno di loro) facendoti perdere di vista ciò che nel tuo più profondo desideri.
E te ne accorgi subito. Una persona felice di essere single non vuole rinunciare ai suoi spazi, a come ha strutturato il suo tempo, ai suoi hobbies, tutte cose molto belle. Un single felice continua ad usare i suoi spazi, struttura il suo tempo, coltiva degli hobbies ma a tempo debito ha quella liberta interiore che gli permette di posporli, fino a rinunciarci se proprio è necessario, per realizzare ciò che di più bello porta nel cuore. Egli ha compreso che non sono le cose che fa a renderlo felice ma il suo stare bene nelle cose che fa, qualunque esse siano.


In fondo è il modo come vivi la tua situazione che fa la differenza. 


Pensaci un pò su...

23.9.13

Mi presento!

Ci presentiamo: io ed ESEC

Mi chiamo Antonella Ritacco e sono una psicologa e psicoterapeuta ad orientamento pluralistico integrato. Vivo e lavoro a Roma e nel mio percorso professionale e di vita sono arrivata a chiedermi il perchè di tanti single adulti nella nostra epoca. Sono molti quelli che “scelgono” (se di scelta si può parlare) questo status, almeno per un certo periodo di tempo; moltissimi lo subiscono e lo rifiuterebbero se solo ne avessero la possibilità.
Cosa è accaduto di così “terribile” perché le nuove generazioni non riconoscono più i codici insiti nell’organismo per riconoscere e vivere l’amore umano? Quali e quante sofferenze gratuite ci infliggiamo?

A partire da queste domande ho deciso di integrare vari saperi e sapienze: da Z. Bauman ho appreso il concetto di società liquida e amore liquido, proprio del nostro tempo. Da E. Berne ho appreso la stratificazione Adulto-Genitore-Bambino attraverso la quale ci sviluppiamo e connaturiamo il nostro modo di essere. Dalla terapia gestaltica di F. Perls ho appreso che il nostro corpo ha la memoria di un elefante e ricorda ogni cosa che la nostra mente dimenticherebbe e l’importanza del qui e ora della relazione. Da C. Rogers ho appreso che in ciascuno esiste un elevato potenziale che si può esprimere solo in un ambiente favorevole e che in noi opera una tendenza attualizzante che spinge la persona a desiderare di essere ciò che può essere. E molti altri autori, pensatori e filosofi del nostro tempo e dei tempi passati sono stati messi a confronto per rispondere a questi interrogativi. 

Nel 2010 comincio così a delineare il progetto ESEC - Esseresingle Essere in coppia che si rivolge in particolar modo ai single over 30 ed alle coppie nascenti per sostenere una relazionalità che favorisca l'incontro, l'ascolto, la conoscenza e la reciproca accoglienza tra un uomo e una donna che vogliono continuare a credere nell'Amore, scommettendo sull’incertezza, nonostante le statistiche e a discapito delle statistiche stesse. Sempre più matrimoni falliscono e dopo un primo divorzio troppo alte sono le percentuali di recidiva con una seconda unione. E’ solo un caso? È motivo per non credere più nell’Amore o è solo l’input per accogliere una delle sfide del nostro tempo? 
L’obiettivo a medio breve termine che mi prefiggo con il percorso ESEC, parte del più ampio programma La Grammatica dell’Amore, è quello di chiarire alcuni dubbi su concetti ed aspetti importanti delle relazioni amorose (attraverso il seminario) e permettere un cambiamento di schemi comportamentali che ostacolano una sana relazionalità (workshop).

Personalmente credo nelle infinite potenzialità dell'essere umano di migliorarsi e di crescere, di cadere e rialzarsi sempre più forte e nella accurata capacità di fasciare e medicare le proprie ed altrui ferite affinchè possano essere portate nella vita come un bagaglio leggero che ci contraddistingue, come l'elemento distintivo che ci ha permesso di crescere e diventar ciò che siamo.

Auguro a quanti già hanno partecipato a seminari e/o laboratori di saper mettere in pratica i contenuti appresi e a quanti desiderano parteciparvi di trovare lo slancio per mettersi in cammino.
Il viaggio dentro se stessi è, senza dubbio alcuno, quello più avventuroso che ci possa essere.

Altre informazioni su di me, sulle iniziative che porto avanti e anche in merito al mio curriculum formativo-professionale possono essere visionate attraverso la pagina google: http://www.antonellaritacco.it/