17.6.20

La paura dell’amore

 Fonte: Città Nuova


Il coinvolgimento che si vive in un rapporto affettivo può far paura, impedendo di riconoscere l'amore, pur avendolo cercato. Come comportarsi se si prova timore o se è il/la partner ad essere spaventato?


Nella relazione di coppia si sperimenta una grande vicinanza emotiva. Questo coinvolgimento è un’esperienza così forte che ad alcuni può far paura. E la paura può essere così tanta da non consentire di riconoscere l’amore desiderato e ricercato. Piuttosto si avverte il pericolo del legame affettivo e di tutto ciò che potrebbe comportare. Ne consegue l’impulso a difendersi, attraverso svariati ed inconsapevoli espedienti, proprio dalla relazione che in realtà si desidera. Questa esperienza, comune a molti single fintanto che non guardano in faccia la loro paura di amare e di abbandonarsi in una relazione, è diffusa a differenti livelli anche nelle coppie.

Di che paura si tratta?
L’amore nella relazione intima ha la componente della fiducia e della dipendenza, due condizioni che in base alle esperienze maturate nella vita accompagnano la persona verso un maggiore o minore coinvolgimento emotivo nella relazione con l’altro.

Coinvolgimento in amore vuol dire essere aperto al nuovo e non noto, al divenire perenne, alle differenze dell’altro e del proprio cambiamento interno, all’incertezza su come andrà. Tutto questo dinamismo, che è esterno ed interno insieme, genera incertezze già di per se, non è riferibile solo a sé stessi, ma anche all’interazione con l’altro su cui non si può avere alcuna forma di controllo. E questo genera paure.

Inoltre in amore non c’è garanzia su nulla, c’è piuttosto una scommessa. Per questo motivo ci si scambiano promesse, tenerezze, si parla tanto, ci si confida, si progetta e ci si ripete all’infinito “Ti amo!”. C’è bisogno di costruire nella relazione quella fiducia di base che crea le premesse per affidarsi e legarsi in un rapporto di reciproca dipendenza. Una dipendenza adulta e sana, molto diversa da quella del bambino.

Questo tipo di coinvolgimento risveglia ricordi con legami antichi, con vissuti di abbandoni e tradimenti che nella relazione d’amore che si sta costruendo potrebbero in teoria riattualizzarsi. È questa la principale paura di chi cerca ed al contempo teme l’amore: il timore di rendersi feribili e di essere feriti dal partner, proprio colui nelle cui mani si è affidato tanto di sé.

Come innamorati si possono lasciar inconsapevolmente accadere tante cose affinché il legame non si crei ed al fine di mantenere il, per certi versi, più rassicurante status quo.

Nella coppia invece, per moderare questi profondi timori si possono mettere in atto specifici meccanismi. Alcuni costruiscono relazioni meno coinvolgenti possibili o mantengono separati i diversi settori della loro vita. Altri trovano il modo di distruggere la relazione che funziona per non dover subire la delusione ipotetica di vederla degenerarsi e per non essere lasciati sul più bello. Possono decidere ad esempio di scomparire lasciando partner e famiglia, oppure creano attraverso il litigio e gli attacchi continui al partner quella condizione per impedire vicinanza ed intimità. Qualcun’altro ancora fugge l’intimità attraverso la rottura costante della relazione che viene simbolizzata attraverso il tradimento.

Cosa fare se il tuo partner ha paura di una relazione profonda?

  • Per prima cosa rimanere certi che la situazione non dipende da voi. È una tematica troppo profonda nella persona ed ha origini ben più lontane.
  • In secondo luogo non essere né troppo, né troppo velocemente coinvolgenti. Rispettare dunque i tempi propri dell’altro ed i suoi spazi personali.
  • Non nascondere ciò che siete e parlare di ciò che non va. Fingervi altro o trascurare i punti di conflitto non aiuterebbe lo sviluppo di una relazione di fiducia che esprima coerenza.

E se sei tu a temerla?

  • Come in tante altre situazioni è necessario per prima cosa prenderne consapevolezza, riconoscere che una parte di te teme e si difende proprio da ciò che più vorrebbe. A partire da questa consapevolezza si possono generare nuove riflessioni e propositi.
  • Ricordare che la relazione è sempre nuova e ciò che è passato appartiene al passato.
  • Guardare alla persona con occhi liberi e non pregiudizievoli mette te e l’altro a proprio agio.
  • Concedersi la possibilità di sbagliare e di spiegarsi. Una proprietà della relazione è proprio la duttilità.

In questo attraversamento spesso può esser necessario farsi aiutare come singoli o come coppia. Imparare a leggere ed a comunicare il proprio mondo interno è di grande aiuto per non giudicarsi e non giudicare, né vittimizzarsi, né arrendersi di fronte agli ostacoli.

Infine si tratta di sviluppare o affinare abilità e sensibilità a partire da quel delicato e amorevole ascolto di sé che proprio l’incontro con l’altro permette.



12.6.20

Esiste un tempo giusto per avere un figlio?

 Fonte: Città Nuova


I figli, parte dell’amore e della relazione genitoriale, rappresentano una delle forme classiche di realizzazione della coppia che si apre alla continuità della vita. Quando è il tempo propizio?


Qual è l’età giusta per avere un figlio? Se lo chiedono molte coppie che pospongono questa data a quando: «ci saremo sposati, avrò finito gli studi, avremo una posizione sicura, avremo trovato una collocazione stabile, ecc. ecc». Una sequenza cronologica degli eventi (tempo Kronos) che spesso non corrisponde a quei ritmi interni che invece designiamo con un’altra definizione del tempo: quella del tempo vissuto, ma anche quella del tempo propizio identificato con il concetto di tempo come Kairòs.

Dimensione interna del tempo e dimensione esterna si incrociano, ma che effetto producono nelle persone immerse nella complessità della loro vita tra storia personale, progetti di vita e di coppia?

Marta e Francesco, entrambi sopra i 30 anni, hanno deciso di sposarsi e di sostenersi nel realizzare i loro progetti di vita. L’intensità con cui vivono la loro relazione, le amicizie e la passione per il loro lavoro non genera spazi di pensiero sul loro divenire famiglia. L’occasionale flebile battuta di un genitore sulla possibilità di  renderli nonni non li trova ancora pronti ad approcciarsi a questo tema.

Maria Paola ha conosciuto a 42 anni l’attuale marito, un uomo col quale ha trovato non solo un’intesa di coppia ma anche un equilibrio personale che le mancava. Lui ha 54 anni ed una figlia già grande. Non vuole diventare nuovamente papà, sebbene comprenda il desiderio di Maria Paola di diventare mamma. Lei a sua volta non vuole che il tema tra di loro si basi solo sulla pressione dell’orologio biologico, in fondo non sa neppure se biologicamente sarebbe fattivamente ancora possibile. Interiormente fa i conti con le sue scelte passate, la forte spinta all’indipendenza avuta negli anni e la difficoltà a raggiungere nel tempo una relazione che si fondasse sull’interdipendenza.

Francesca 36 anni ha una relazione con un uomo che le piace molto, di poco più giovane di lei. Spesso si sono scontrati sul tema matrimonio, per lui ancora troppo presto, per lei troppo tardi. Ora che sono sposati vuole dei figli e si percepisce come biologicamente già grande. Non sa cosa la vita potrà riservarle, vede tante amiche che desiderano la gravidanza e non la ottengono, anche più giovani di lei e senza apparenti problemi. Lui teme invece che potrebbero non essere in grado di sostenere tutte le spese che un figlio comporta.

Sandro ha 39 anni ed una carriera avviata. Ha da poco una nuova relazione con Graziella, 4 anni più grande di lui. Quando scopre che Graziella è incinta si sente incastrato, è tutto troppo veloce per lui, e vorrebbe che lei rinunciasse al figlio. Graziella non è d’accordo ed è chiara: con o senza di lui avrà quel figlio. A 43 anni pensa che potrebbe essere la sua unica opportunità di essere mamma.

Cosa hanno in comune queste storie? L’amore e la relazione, quello per cui si è disposti a rimettersi in discussione, a trovare nuove forme di soddisfazione personale anche molto diverse da quelle che si erano fino ad allora pensate. Quell’amore che fa uscire da sé stessi per andare incontro al partner, nel dialogo, ed incontro al figlio nel dono di sé. Ma un amore più diventa intimo e profondo più è in grado di generare legami e paure.

L’autorealizzazione personale, rappresenta il vertice nella “gerarchia dei bisogni” identificati negli anni ’50 dallo psicologo americano Abraham Maslow, attraverso i quali la persona realizza sé stesso. È una conquista della nostra società che per non esprimersi in un limite individualistico deve potersi integrare con gli aspetti socio-relazionali della persona. Bisogni personali e bisogni di coppia possono essere perseguiti insieme solo in un rapporto che si esprima nell’interdipendenza.

I figli, parte dell’amore e della relazione genitoriale, rappresentano una delle forme classiche di realizzazione della coppia che si apre alla continuità della vita. È interessante notare come il loro arrivo non è per tutti uguale. Ci sono coppie dove i figli arrivano secondo un tempo Kronos e ce ne sono altre dove il loro arrivo si inserisce in un tempo Kairòs.

L’accadimento, inteso come fatto che diventa possibile, è infatti legato al tempo propizio, l’unico in cui il “fatto” può essere reso possibile anche per mezzo di una propria compartecipazione. Talvolta giungendo come inatteso e chiedendo una riorganizzazione di vita.

Il tempo e le emozioni. Il tempo Kairòs inteso come tempo vissuto si lega alla fase della vita ed alla maturazione della persona. Per questo porta con se dei connotati emozionali propri di ogni fase di vita che fanno vivere l’attesa come gioia della preparazione, come paura di ciò che potrà accadere, come ansia per il ticchettio dell’orologio biologico o come la possibilità di esplorare vari modi di essere aperti alla vita, famiglia e genitori.

È in questa complessità di elementi che si inscrive un evento così importante che è al contempo naturale e straordinario e che ha una portata molto più grande del semplice atto generativo nella vita di quanti vi partecipano.



4.6.20

Essere single al tempo del Covid-19

 Fonte: Città Nuova


Che fine hanno fatto i single in questi mesi? Come se la sono cavata tra misure di sicurezza, blocchi e allentamenti delle misure di sicurezza?


Il desiderio di incontrare l’anima gemella non cessa perché un virus – Il Covid 19 – è in agguato. Il tipo di atteggiamento che si assume per creare le condizioni che permettono l’incontro con gli altri deve incastrarsi con le possibilità che la vita dispone. Che fare allora dopo il lockdown, adesso che le misure si sicurezza via via si allentano?

Prendersi del tempo per mettere ordine nel proprio mondo interno
Se sei stato di quelli che hanno valorizzato questo tempo rallentato per ricontattare se stessi, mettere ordine nei pensieri, affrontare aspetti di sé che attendevano da tempo di essere supervisionati, hai fatto una delle cose che di solito vengono suggerite a chi da tempo cerca l’anima gemella e non la incontra. In fondo, mentre fai qualcosa di buon per te, stai curando anche gli aspetti che proporrai all’altro e che ti renderanno non solo te stesso e libero di fronte all’altro, ma anche naturalmente più attraente proprio in virtù di questa tua riconnessione con la tua interiorità. Ma attento: la stessa cosa non funzione se questi aspetti li curi solo per l’altro, i risultati avrebbero breve durata!

Rimanere chiusi ad aspettare che tutto passi. Se passa!
Forse ti sarai detto che non si può fare nulla di ciò a cui eri abituato, che la vita ti va contro, che tutto ciò che cerchi è banalmente offuscato da un virus nemmeno visibile all’occhio. E ligio alle osservanze per le restrizioni hai pensato che questa fase della tua vita sarebbe stata tutta da cancellare. In fondo se non puoi uscire cosa ti resta? Come si può conoscere veramente una persona senza poterla incontrare? In realtà non è stato tutto bloccato, è stato possibile aprirsi agli altri cambiando piccole variabili, fare le stesse cose ma in modo diverso: grazie all’ausilio della tecnologia abbiamo potuto mantenere e rafforzare i contatti e, perché no, anche costruirne di nuovi. Essere troppo rigidi nel valutare le opzioni disponibili rischia di far perdere delle belle opportunità.

Calarsi nel virtuale
Che si tratti di siti di incontri o di social network, la tecnologia e il virtuale sono da anni compagni di cammino di molti single. Essi offrono uno spazio di incontro nella comodità delle proprie case. Molto utili per mantenere contatti già avviati, o come occasione per avviarne di nuovi, non possono essere l’unico modo per incontrare l’altro e conoscerlo nella sua completezza. Non sostituiscono, ma possono affiancare la relazione vis à visCredere di basare una relazione su una conoscenza solo virtuale è molto rischioso, sebbene esistano coppie felici che si sono conosciute su Internet. Ciò che fa la differenza è il farsi conoscere per come si è e non per come si vuole apparire.

Approfondire meglio la conoscenza di qualcuno che si è già conosciuto
Magari l’imposizione del lockdown per quanto scomoda e irritante può aver creato la premessa per valorizzare qualche relazione già in essere, ma mai veramente coltivata. In fondo si sa che nelle situazioni più disparate nascono gli amori più longevi, proprio dalla condivisione di emozioni forti in cui ci si sostiene a vicenda. E forse è questa la mano che madre natura poteva trovare per far uscire dal guscio qualcuno che non si era proprio accorto dell’altro.

Farsi piacere a tutti i costi quella/o dell’ultimo cocktail
Viceversa appiccicarsi come una cozza all’altro non funziona né con né senza lockdown, almeno non in maniera duratura e sana. Le relazioni invischianti, dipendenti o confuse sono sempre da evitare. Così anche l’atteggiamento da ultima spiaggia. Non c’è alcuna ora X che segna la fine del tempo: all’amore non si comanda, quando arriva arriva, anche se questo può comportare di dover rinunciare ad alcuni sogni come quello della maternità naturale, che è però un discorso a parte. Costringersi a farsi piacere qualcuno solo perché è li presente equivale a costruire castelli in aria, che al primo soffio di vento si scomporranno. Meglio a questo punto utilizzare il tempo per risolvere quegli aspetti di sé che tengono lontani dalla realtà ed impediscono di costruire relazioni sane.

Ora che ci si riappropria di spazi di vita e di interazione sempre maggiori, puoi far tesoro di quanto vissuto ed appurato nella precedente fase di lock-down. Impara a sintonizzarti sulle opportunità e a conoscere meglio le tue modalità di affrontare le situazioni accidentali che la vita ti mette innanzi. Ma soprattutto identifica quale è il tuo modo di andare incontro all’altro. Solo così potrai meglio comprendere quale ruolo giocano questi tuoi modi di comportarti nel costruire relazioni che funzionano o viceversa da cui resti deluso.