Rispondo qui ad alcune domande sul corteggiamento
poste dai partecipanti all'incontro di Verona presso l'Associazione
Cantico dei Cantici. Il titolo del presente post era il titolo dell'incontro.
Le persone che incontro sia in psicoterapia che in conferenze, seminari e
workshop spesso mi rivolgono domande di questo tipo. Aggiungerò dunque alcune
di esse a completamento del tema.
"Perché oggi il corteggiamento sembra essere svanito? In
che relazione sta questo suo venir meno con l'emancipazione femminile e con
l'evoluzione della nostra epoca? E' così vero che la donna ha messo
l'armatura è l'uomo è più fragile?"
Oggi siamo abituati a trattarci come oggetti, con grande
facilità pensiamo di aver verificato e conosciuto come è l'altro e la logica
dello scarto è così ben insinuata in noi che facciamo anche fatica a
riconoscerla e ad ammetterlo. Se posso avere tutto con grande facilità anche
l'amore penso che debba seguire questa logica. Ma l'amore non è immediato, è un
sentimento che si costruisce, solo che spesso viene confuso con
l'emozionabilità. Una persona che amo necessariamente mi emoziona, una persona
che mi emoziona non necessariamente la amo. Tornando al corteggiamento esso ha
bisogno di tempo, cura e dedizione, dunque impegno, non è immediato, quindi per
chi segue la logica attuale è più facile accordarsi su "ci vediamo"
"in che relazione stiamo" "se ci va bene continuiamo se
no...". Inoltre abbiamo un cuore ferito: nel migliore dei casi non si
tratta di una ferita diretta, ovvero pagata sulla propria pelle, quasi sempre è
indiretta per esperienze di familiari, parenti, amici che sono stati delusi
dall'amore, e molte volte la ferita è generata dalla sola esposizione mediatica
rinforzata poi dall'esperienza di qualche conoscente. Insomma siamo tutti esposti
e solo quando si è maturato un buon equilibrio interno, anche questo frutto
della naturale fatica del crescere e diventare uomini e donne adulti, si riesce
ad avere quella autosufficienza mentale per distaccarsi dal dolore e dalla
disillusione e potersi finalmente aprire ad un incontro che sia unico e non
viziato dagli strascichi dell'esperienza precedente.
Mi chiedi in che relazione il calo del corteggiamento sta
con l'emancipazione femminile? Questo è un tema caldo. L'emancipazione
femminile segna un traguardo importante nell'evoluzione del genere umano ma
come detto sopra se dentro una donna riecheggiano ancora gli echi di
sopraffazioni avvenute lontano nel tempo o dentro di lei alberga il bisogno di
dimostrare quanto è forte (perché ha bisogno di dimostrarlo a se stessa o
a suo papà che non l'ha apprezzata abbastanza
o perché deve prendersi nella vita quella rivincita che sua
mamma, sua zia, sua nonna, sua sorella non hanno potuto prendersi) capisci bene
che le emozioni e le motivazioni (non sempre consapevoli) le giocano un brutto
scherzo. E' plausibile che quando si troverà di fronte ad un uomo che volendo
corteggiarla cerca di fare cose carine e cortesi nei suoi confronti, possa
rifiutare queste attenzioni confondendole con atti di superiorità maschile (di
prevaricazione) o con segnali di inferiorità/debolezza femminile (che lei non
può accettare). Inoltre se consideri che, per entrambi i
sessi, sempre più spesso prima di sposarsi o andare a convivere si esce
dalla casa genitoriale per andare a vivere autonomamente per conto proprio è
facile comprendere come una donna o un uomo che hanno sviluppato la propria
autonomia, in grado di pensare e provvedersi da sé, per quanto desiderino avere
un partner accanto molto spesso in realtà stanno chiedendo al partner
"stiamo insieme ma non cambiamo l'equilibrio di prima" ovvero
quello che io chiamo l'essere single in coppia.
Che ci sia un disorientamento negli uomini e nelle donne,
che abbiano perso la bussola e troppo spesso siano confusi su cosa spetta da fare
all'uno e cosa all'altro è una generalizzazione che in parte è vera. Per
fortuna non è sempre così. Molto dipende dal grado di sicurezza in se stessi e
dalla capacità di accettare tanto l'accoglienza quanto il rifiuto. Che si sia
più spaventati questo si è vero, che si fatichi molto a trovare buoni esempi
nei propri contesti di vita questo spesso è anche vero, sappiamo che le persone
coerenti e le esperienze significative esistono e nutrono. Alcuni ce le hanno a
portata di mano altri possono scegliere di andare a cercarsele e per questo
devono mettersi in cammino e lasciare le proprie sicurezze, a volte anche
mettersi a confronto con familiari e vecchi amici di sempre. Detto questo la
tua domanda mi costringe ad entrare di più nel tema del maschile del femminile
interno alle persone, quell'Animus e quell'Anima di cui parlavano Aristotele e
Platone. E lo farò in un articolo successivo.
"Ma il corteggiamento è maschio o è femmina?"
Il corteggiamento spesso lo si pensa al maschile in realtà
appartiene ad ambedue i sessi. E' la visione romantica delle cose che ci porta
a dare questa lettura al maschile. In realtà tutti i film classici ripropongono
dame che lasciano scivolare un fazzoletto perchè il cavaliere che passa lo
possa raccogliere, avere la scusa di fermarsi e favorire una occasione di
precontatto seppure fugace.
Se la logica del Maschile è quella del dare e la logica del
Femminile è quella dell'accogliere (vedi Imparare a Innamorarsi di
Sara Cattò) comprendiamo che non ci può essere l'azione dell'uno senza che ci
sia la risposta dell'altro che motiva a continuare. E che chiunque dei due da
l'avvio alle danze è in realtà di secondaria importanza purché non invada il
campo che è prerogativa dell'altro. L'accoglienza nelle donne ha due altre face
che sono pericolose: l'una è la pretesa l'altra è l'attesa di ricevere. La
prima è carica di violenza e di rabbia, parte da una mancanza, la seconda è una
forma passiva, una richiesta indiretta di essere esaudita. L'accoglienza invece
è un modo attivo di compartecipare, è un farsi spazio perché le cose avvengano
e quando avvengono è anche una forma di comunicazione, è un si! Chiaramente è
un si temporaneo che invita, che da il permesso di osare ancora, che lancia il
messaggio "si, mi interessa conoscerti meglio".
"E se l'altro si accorge
del mio interesse? Mi sembrerebbe di non poter essere più libero nel mio modo
di comportarmi"
Ottimo, se l'altro se ne accorge
vuol dire che sei riuscito nel tuo intento. C'è chi ama giocare a carte
scoperte ma ci sono anche tante persone che vorrebbero avere quello spazio
neutro per non doversi subito dichiarare o dover frettolosamente dare una
conformazione alla frequentazione. Partiamo dall'inizio (vedi anche la prima
parte dell'articolo sul corteggiamento, il post precedente). Io noto una
persona che mi interessa: se siamo solo in due e restiamo a parlare per ore
possiamo anche non essercelo detti ma che c'è sintonia lo si comprende, se poi
siamo entrambi liberi e ci vien voglia di ridarci appuntamento, con o senza
amici, sto inviando un messaggio di piacere nel rivederla la persona, e l'altro
legittimamente lo coglie. Se siamo in mezzo agli altri chiaramente tutto è più
neutro, abbiamo facilità di osservarci, interagire senza dover ancora fare
quell'operazione di far uscire l'altro/a dalla massa informe. Questo è un limbo
provvisorio che può durare lo spazio di poche ore o qualche settimana al
massimo, il tempo che raccogli il tuo coraggio e soprattutto che confermi
quanto hai percepito dell'altro. Stazionare a lungo in questo limbo può
nascondere una grande insicurezza, un bisogno di camuffare le proprie emozioni,
una paura dell'incontro vero con l'altro, la paura di essere sbagliato o di
fare scelte sbagliate. Dunque se il tuo intento non è rimanere single a vita
ben venga che l'altro si accorga che sei interessato/a a lei/lui. La sensazione
che ne hai di essere più limitato nel tuo modo di comportarti potrebbe essere
frutto di una insicurezza su come muoverti, cosa fare, dire, proporre, un pò di
ansia che è normale, oppure potrebbe avere a che fare con la difficoltà a fare
una scelta che a sua volta può nascondere una paura di sbagliare oppure una
difficoltà a definirsi, più tipica della nostra epoca, e dei single in
generale, in cui si cerca di mantenere aperte il più a lungo possibile tutte le
possibilità/opzioni. Solo che non siamo in una operazione di marketing ma in un
sistema di relazioni dove ci si può fare del male e si può fare male.
"Come posso lasciarmi corteggiare o farmi corteggiare?"
C'è una
sottile venatura che fa la differenza tra i verbi che usi. Mi faccio
corteggiare quando ne avverto per prima il desiderio e mi metto in
moto affinché l'altro mi noti. Si intravvede un legame con la seduzione, entro
in contatto con il mio fascino e lo utilizzo come richiamo seduttivo perché
l'altro mi noti e si avvicini. Mi lascio corteggiare indica
quando è l'altro a desiderare di avvicinarsi per primo oppure un momento
successivo al mio esercizio di fascino. Nel lasciarsi corteggiare è insito
l'esercizio dell'accoglienza e la necessità che si rimandi all'altro un
messaggio corrispondente al nostro desiderio interno: Si se sono interessata a
ricevere le sue attenzioni e sono interessata a ricambiarle oppure No se non
sono interessata a riceverle né a ricambiarle. In tutte le condizioni su citate
è importante fare esercizio di darsi permessi: di tempo per conoscere la
persona, di essere onesti e accoglienti nelle comunicazioni e nei messaggi che
volete trasmettere all'altro, di essere pazienti nelle piccole sviste e soprattutto
interessati al mondo dell'altro.
"Fino a che punto è possibile corteggiare, dov'è il
limite per fermarsi?"
In ogni cosa il limite è la libera volontà dell'altro.
Quello che mi chiedi mi fa pensare a due situazioni: quella in cui non leggo i
segnali di rimando dell'altro (o non sono sufficientemente chiari) ed io vado
ad oltranza e mi autoconvinco che c'è interesse e qualunque cosa l'altro faccia
o dica la leggo sempre e solo con le mie lenti viziate dal mio desiderio
esasperato di conquistare "l'oggetto dei miei desideri". L'altra
situazione a cui la tua domanda mi fa pensare è: ho investito ogni volta
energie, tempo, risorse a corteggiare senza avere mai grossi risultati e ne
sono stanco. Non voglio più che altri si approfittino di me. Ora le due
situazioni possono essere facilmente l'una la conseguenza dell'altra. Gli
attori in gioco sono due, almeno i principali. Se non leggo i segnali e insisto
troppo mi trasformo in uno stolker, se li leggo male investo per nulla oppure
batto in ritirata dandomi un autogol. Sono io che mi sento insicuro ed ho
bisogno del risultato certo per confermare la mia validità oppure ho così paura
del rifiuto che non vedo la possibilità di un Si. Viceversa se l'altro non
risponde alle mie attenzioni con messaggi chiari e soprattutto autentici mi
porta lungamente fuori strada ma soprattutto mi da un segnale chiaro di
immaturità. Nel primo caso non è in grado di dare valore al mio interesse, può
arrivare così a suscitare anche rabbia nel corteggiatore), nel secondo non è
pronto a rivelare se stesso, quello che pensa, ha bisogno di crescere
affettivamente.
Il limite lo trovi dunque nel rimando dell'altro (chiaro o
confuso che sia) ma tante volte il limite lo trovi anche dentro di te.
Il tempo è una variabile importantissima nella relazione e
nella vita degli esseri umani. E' un bene supremo, non ritorna. Se ti interessa
come tu dici, allora vale il tuo tempo. Devi sapere che uomini e donne si
relazionano al tempo in modo diverso e per un uomo è una sequenza infinita di
momenti mentre per la donna è ciclico ed in questa ciclicità c'è il richiamo ad
un inizio e ad una fine. Come donna sei dunque consapevole di cosa significa il
passare del tempo. Una cosa che puoi fare è cercare di comprendere questo
adagiarsi a cosa è dovuto: è diverso se è il suo modo di fare o se invece nella
sua vita si trova in un tempo di grande affaticamento per varie situazioni che
sta gestendo. Lui ti interessa, interessati a lui! Solo così puoi trovare la
risposta: che può essere l'attenderlo e magari anche il sostenerlo oppure la
scoperta che il suo è un modo di adagiarsi per non dover prendere una decisione
e di conseguenza potresti essere tu a dover essere chiamata a prendere una
decisione, non più lui.
"Se lui non mi piace glielo devo dire subito?
Dipende da cosa vuol dire per te subito. Ti sei data il
tempo di conoscerlo? Cosa sai di lui? Oppure ti sei fatta un preconcetto di lui
e lo stai usando per evitare una relazione o che lui ti rimandi aspetti di te
con cui temi di dover fare i conti? Insomma per la troppa paura che tu non vai
bene?
C'è una regola che insegnano nei corsi sui metodi naturali
di regolazione della fertilità che è "aspetta e vedi", ovvero datti
tempo. Non saltare frettolosamente alle conclusioni. Stare nel cerchio della
vita non è facile proprio per questo. Frettolosamente vorremmo sapere cosa
succederà, in che relazione stiamo, è lui o non è lui. Aspetta e vedi! Certo
che quando ne sei proprio sicura allora si che glielo devi dire. Il tuo tempo è
prezioso ed anche il suo (vedi sopra), se vuoi ricevere onestà sei chiamata a
dare onestà, se vuoi avere chiarezza devi dare chiarezza. Sarà quindi
importante che tu ti prenda qualche minuto per capire cosa e come puoi dirgli
quello che pensi, le considerazioni che hai tratto, in relazione a cosa.
Nessuno vuole sentirsi usato né rifiutato perciò quando glielo dici
digli anche cosa apprezzi di lui sebbene quello non basta per avere una
relazione.
In questa nostra epoca in cui siamo costantemente invitata a
pensare che tutto è possibile, tutto è buono, e tutto è lecito abbiamo una
occasione più unica che rara per sviluppare con maggiore convinzione la nostra
determinazione ad amare ma in una maniera più adulta e consapevole di come è
stato fatto in passato. Oggi abbiamo l'occasione di scegliere liberamente,
intendo senza i vecchi condizionamenti sociali e familiari (almeno nelle grandi
città è possibile), la persona da amare e non abbiamo ancora imparato a gestire
questa libertà. Ai vecchi condizionamenti sociali e familiari ne abbiamo
sostituito altri che sono interiorizzati e muovono le corde del riscatto della
libertà e della paura delle nostre fragilità. In questo modo siamo portati ad
attaccare o a difenderci. nessuna relazione sana può nascere da queste due
posizioni. Conquistarsi l'adultità, secondo lo schema del GAB (Genitore
Adulto Bambino) dell'analisi transazionale, è una avventura tutta da
vivere. Significa essere persone autonome ma non autosufficienti, accettare i
propri limiti e scoprire e valorizzare i propri talenti, le proprie capacità,
significa essere rappacificati con la propria storia personale, significa aver
fatto un cammino e volerlo continuare. Significa aver trovato un equilibrio
interiore che ti permette di pensarti come un settemiliardesimo di pezzi unici
nel mondo, che non è vero che tutto dipende da te ma che tu puoi fare molto e
senza la tua parte la terra è un luogo più povero. Ecco cosa possiamo fare:
tornare a scoprirci parte del tutto e per questo importantissimi! Mentre invece
una parte della cultura odierna spinge a credere che se sei parte del tutto sei
nella mischia e non conti. Non c'è un modo migliore per fallire che credere in
questo.
"Quali indicazioni per uomini e quali per donne che
sono alla ricerca dell'anima gemella?"
L'Amore esiste ed occorrono occhi sempre nuovi pronti
a vederlo. Spero che in ognuno di voi ci sia un punto nella vita in cui può
tracciare uno spartiacque tra come vedeva le cose e pensava prima e come le
vede e pensa dopo un esperienza significativa. Quasi sempre quel punto è il
vostro punto vero di inizio. E' un punto di non ritorno in cui finalmente vi
siete fatti una vostra idea sulle cose.
Quello che non esiste è il partner ideale. Fintanto
che una persona sta cercando quello la sua ricerca è votata al fallimento
relazionale, nulla la soddisferà se non per breve tempo e rischia seriamente
che solo molto avanti negli anni si possa rendere conto che l'unica cosa
veramente sbagliate era l'idea del partner e della relazione perfetta. Tutti
abbiamo da confrontarci con l'idea che per quanto bravi possiamo essere, per
quanta buona volontà possiamo metterci nelle cose abbiamo anche dei limiti, dei
difetti e qualcosa di noi non piacerà ma non per questo l'altro non ci amerà,
anzi come mi disse una volta una persona molto cara "Seppi che era lui
l'uomo che volevo sposare quando scoprii che amavo anche i suoi difetti".
Non siamo perfetti. Sapersi accogliere nelle proprie
fragilità, buttare giù la maschera con le persone intime è una gran dote.
Irrigidirsi nel voler mantenere una impeccabile immagine di sé alla lunga
logora la relazione. Non si dice il vero su se stessi. Sapersi accogliere
significa imparare a perdonarsi e se la persona ha imparato a perdonare a se
stessa potrà essere caritatevole, amorevole e accogliente anche con l'altro. E
significa anche liberare energie positive, sprigionare il bene che c'è dentro
di sé invece che coltivare emozioni negative.
L'amore non si trova, si incontra. Anzi
è lui a trovare la persona e lo fa solo quando la persona è pronta. Perciò
rendetevi pronti! Siate in ogni momento le persone migliori che possiate
immaginare e lui saprà trovare la forma ed il modo in cui incontrarvi.