9.11.16

Quel sottile gioco tra controllo e dipendenza


Quante volte sei parte o assisti a litigi in cui uno dei due partner si lamenta che l'altro non è autonomo, non fa le cose per conto suo, in cui uno dei due finisce lo sfogo del momento con un 'Sono stufo/a che DEVO sempre pensare io a tutto!'?
Quante volte in quel ruolo aggredisci l'altro fino a essere anche violento/a verbalmente perché a tuo avviso è un incompetente 'Possibile che non ti sei accorto che', 'Ti DEVO dire sempre tutto io?', 'Diamine, lo sanno anche i bambini!', 'Ma non ci arrivi col cervello?'.


Dall'altra parte il partner di turno.'Ecco, lo sapevo. Non mi lasci mai spazio non mi fai fare mai come dico io e ti lamenti sempre. Stai un pò fermo/a, sta un po' zitto/a! Mi DEVI lasciare fare a modo mio.' E dentro di sé continua a borbottare <<Non sono un/a bambino/a, smettila di dirmi come DEVO fare le cose. Sarò pure libero/a di sbagliare sì o no?! Tanto poi alla fine i fatti dimostrano che il più delle volte ho ragione io>>.

Scene classiche in cui tutte le espressioni escono di getto, sono fuori dal raziocinio della persona e nulla hanno a che vedere con il bene e l'amore che l'uno vuole all'altro mentre tanto hanno a che vedere con i ruoli che ci si è scelti nella coppia. Eppure ciascuno se la prende sul personale spesso covando risentimento, perché?

La dinamica dei due partner richiama un sottile gioco, quello del Gatto e Topo, di Guardia e Ladri, ed in definitiva del controllo e delle dipendenze. E' come dire: "Non lo faccio perché lo fai sempre tu/Lo farei volentieri se mi lasciassi tempo e spazio/Voglio farlo come e quando dico io" e dall'altra parte "Devo farlo perché tu non ti muovi/Deve essere fatto per tempo se no poi.../Per la mia organizzazione delle cose a me serve proprio ora, non posso aspettare i tuoi comodi".

In questo modo di comunicare ciascun partner, per poter essere confermato come persona, ha bisogno di evidenziare quello che fa o che è capace di fare, cosa che è messa maggiormente in risalto nel confronto con l'altro. Certo nessuno dei due in quel momento si sta accorgendo che per dare enfasi a sé stesso sta penalizzando l'immagine dell'altro e così facendo perde un alleato per la discussione successiva in cui anche l'altro a sua volta avrà bisogno di fare una rimonta al fine di gestire un suo equilibrio interno. E il processo oramai innescato può continuare a vita.
Ne pagano le spese amici, parenti, figli che nel tentativo di far dialogare i due impiegano anni, energie, a volte sacrificano aspetti della loro stessa vita, sogni e speranze che una relazione di coppia possa funzionare.

Allorquando questa dinamica evolve in toni aggressivi pian piano le persone attorno alla coppia cominciano a diradarsi fino a sparire. Qualcuno di fronte ai vari tentativi senza successo comprende che la situazione è tale perché 1) nessuno dall'esterno può modificare lo stato di cose tra i due partner, solo loro ne hanno il potere 2) che questo sottile gioco è diventato negli anni il collante tra i due, senza di esso con molta probabilità non avrebbero più nulla da dirsi. Allontanarsi per gli altri e per i figli diventa un esigenza di sopravvivenza interiore. Restare può finire per essere molto dannoso per se stessi se non si dosano bene le energie e gli spazi di realizzazione personale.

E' importante sapere che questo modo di comunicare si nutre dell'insicurezza della persona a cui alla stessa cerca di reagire trasformandola in un bisogno, quello di gestire, controllare, fare, tutto sempre direzionato verso qualcun altro se non verso la vita stessa. Occuparsi di sé è piuttosto difficile per questo tipo di persone e così vivono nel rammarico di non essere state, di non aver potuto, di non aver avuto l'occasione...ecc. ecc.

E il partner? L'altro/a si appiattisce, si accomoda, si adagia, almeno all'inizio, fino a pretendere sempre di più? In realtà no, solo fino a credere che tutto questo Eden paradisiaco sia sempre dovuto e scontato, fino a volerselo difendere, a non volerci rinunciare, a sentirlo come dovuto.

Solo a questo punto il partner che per primo ha contribuito a creare questa situazione si accorge che l'altro/a è in una posizione di comodo. Il più delle volte lo realizza quando si accorge di non avere più tempo per sé, né spazio, nessuna libertà di espressione e di azione. Solo a questo punto, avvertendo le proprie ristrettezze, emerge il fastidio e poi la rabbia. La persona comincia a ribellarsi ed a prendersela con chi "semplicemente" ha creduto alle sue promesse lusinghevoli (il partner che ha beneficiato per anni di tante e devote attenzioni). Troppo di rado queste persone si accorgono che hanno una funzione importante sia nella genesi che nel mantenimento di questa situazione mentre più sovente continuano a recriminare colpe all'altro/a. E a sentirli sembra davvero che siano i primi a voler cambiare lo stato delle cose.
Il fatto è che questa è una di quelle situazione dove la volontà da sola non è sufficiente. Occorre anche sapere cosa e come farlo.


E allora cosa e come si può fare?

Innanzi tutto rendersi conto che c'è un io e un tu; che esiste una complicità su cui regge la dinamica e di conseguenza un 50% e 50% di corresponsabilità; che c'è un circuito che occorre disinnescare facendo qualcosa di profondamente diverso da quello che spontaneamente verrebbe da fare e che proprio per questo l'aiuto di un professionista, come un terapeuta di coppia, può essere determinante.

Riconoscersi valore è sicuramente un passo importante ma non l'unico e neppure quello più importante (lascerebbe intrappolati in una rabbia che si trasformerebbe con grosse possibilità in egoismo e rivalsa); accettare di essere stati compartecipi se non addirittura i promotori della situazione che si è andata via via consolidando (assumersi la propria parte di responsabilità è determinante per attivare il processo di cambiamento); ricordarsi il modo in cui le persone si scelgono che quasi mai consapevolmente, più spesso inconsapevolmente attraverso modalità di compatibilità sana (ovvero sulle aree di potenzialità) o insana (ovvero in base alle proprie ferite e insicurezze da colmare) di funzionamento ed in definitiva in base al livello di crescita personale che hanno raggiunto.

La mania di controllo è una trappola in cui ci la persona che si sente risucchiata cerca di risucchiare anche l'altro. Se l'altro/a è uno spettatore inerme, passivo, facilmente ciò può accadere. Se viceversa ha carattere, forza, temperamento, consapevolezza di sé e di ciò che vuole per se, capacità di scelta per (ac)cogliere quando c'è da accettare o opporsi quando c'è da rifiutare o di ridefinire quando c'è da intendersi, o di dire la sua e di rispettare i suoi tempi ed i suoi spazi quando c'è da condividere, allora sarà in grado di "tener testa" a una persona che in fondo in fondo sta cercando i suoi stessi confini, il suo stesso limite.


Dott.ssa Antonella Ritacco

Ricominciamo!

Cari blogger lettori
dopo questa lunga pausa necessaria in virtù del nostro trasferimento in Germania eccomi tornata a scrivervi, o come qualcuno di voi mi ha simpaticamente chiesto tempo addietro "a non dimenticarmi di voi". No, non l'ho fatto. Sono con voi e attendo i vostri feedback come sempre per mail a info@antonellaritacco.it

Ricomincio con un post molto impegnativo che sebbene possa apparire poco in linea con la tematica dei single e molto più indicato per le coppie in realtà riguarda entrambi. In esso si evidenzia come la comunicazione, sin dai primi momenti di conoscenza può rivelarci aspetti di noi e dell'altro che vanno tenuti in conto per crescere insieme come persone, come amici, come fidanzati e un giorno come coniugi, per sostenersi e per ricercare non tanto una "persona accanto a sé" ma La Persona che vi fa stare bene anche quando vi "deve"/può venire "contro", quella che voi sceglierete o avete scelto e con la quale è fondamentale imparare a ricercare la verità e l'intimità della relazione.
Inoltre per chi tra voi ha avuto esperienza diretta o indiretta di situazioni analoghe una riflessione e/o un aiuto su questo punto sarà molto utile prima di ricominciare una nuova relazione o di decidere di aprirsi all'amore.

Inoltre vi segnalo una novità molto interessante nel mio portfolio di servizi. Da settembre è attiva la possibilità di usufruire di consulenze psicologiche o percorsi di psicoterapia online

Per informazioni più specifiche potete telefonare o scrivere ai miei dati di contatto


Dott.ssa Antonella Ritacco
Mail antonellaritacco@gmail.com
Cell. +39 3898347530