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21.12.19

Le convinzioni deviate che ci portiamo dentro

 Fonte: Città Nuova


Attenti a quello che si dice di sé perché si finisce per crederci ed interiorizzare la corrispondente emozione. Una riflessione alla luce dell’insegnamento di Eric Berne


Si giocava a tombola domenica scorsa. Il gruppo era ampio. Non tutti noti. Da un tavolo a più riprese durante tutte le tre manche si sentiva «ambo», «terno», «quaterna», «cinquina» e «tombola!!!». La fortuna è proprio sfacciata! Pensavamo in tanti. Ognuno avrebbe voluto entro la fine della seconda manche sedere a quel tavolo. Qualcuno ci ha provato, asserendo che i quei pochi minuti erano usciti i suoi numeri.

Verso la fine della terza manche una ragazza già pluripremiata grida «Tombola!». Decide di abdicare per far continuare il gioco, ma pochissimi numeri ancora e la sua amica e vicina di posto, anche lei già pluripremiata, grida anche lei «Tombola!». Generosamente anche lei abdica per far continuare il gioco. Alla fine della serata c’è chi si consola dicendo «Vabbè, non sono stato fortunato al gioco ma sono fortunato in amore», e chi rimarca l’opposto «Come è che si dice? Fortunata al gioco, ma non in amore! Eccomi.»

Ognuno la prende con allegria e filosofia e ci sta! Ma c’è qualcuno che a quelle frasi ci crede davvero: è il proprio bambino interno.

Secondo Eric Berne la struttura della persona è tripartita. Egli individua nel Genitore, Adulto e Bambino i tre stati interni che regolano il comportamento psicoemotivo della persona.

Al Genitore (interiorizzato) è attribuito il compito sia di sostenere ed incoraggiare quanto quello di normare il comportamento della persona.

 Al Bambino spetta il compito di curiosare, giocare, svagarsi e arrabbiarsi quando incontra il limite.

All’Adulto spetta il compito di tenere i piedi per terra, capire, valutare, organizzare e bilanciare. In questo modo si può trovare l’equilibrio tra le energie in ingresso ed in uscita, si può valutare le risorse che si hanno prima di intraprendere un progetto, o capire se occorre chiedere aiuto ed a chi.

Dicevamo che il Bambino interno ascolta le cose che vengono dette dalla persona e ci crede. Pertanto se sono cose belle si sente contento e ne è fiero, se ascolta cose brutte su di sé automaticamente ne soffre e orienta in tal senso il suo comportamento e le sue emozioni.

Queste conoscenze vengono utilizzate per stimolare pensieri positivi nel marketing ed in psicologia, in base ai quali le persone possono ad esempio prendere nuove decisioni che le riguardano, generare nuove consapevolezze o interrompere pensieri ripetitivi e disfunzionali.

Viceversa, se ci si ripete troppo spesso, anche scherzosamente, qualcosa che nella propria vita non va come la si vorrebbe, il rischio di pensare che non si è bravi in quella cosa, che si è sfortunati o di provare sentimenti di tristezza e di rassegnazione è proprio dietro l’angolo.

E la cosa buffa è che automaticamente si finisce per darla per scontata e non tanto comportarsi così, quanto piuttosto non fare nulla per cambiare lo stato di cose, almeno per ciò che riguarda il proprio intervento.

Attenti dunque a quello che si dice di sé perché si finisce per crederci ed interiorizzare la corrispondente emozione. Ma attenti anche a come lo si dice, poiché una battuta se viene ripetuta troppo frequentemente non è più solo una battuta, e in alcuni momenti serve proprio prendersi sul serio.



18.2.19

Le bugie che mi racconto



La bugia non è solo quella che raccontiamo agli altri, è anche quella che si racconta a sé stessi quando si crede a false verità su di sé, quando si temono così fortemente i giudizi propri ed altrui su di sé e si rinuncia a scoprire la propria forza interiore. Questo tipo di bugia è definito autoinganno



Ne abbiamo un esempio in letteratura nel romanzo spagnolo di don Chisciotte de la Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra. Convinto di essere un cavaliere errante genera in sé convinzioni che divengono ben presto ostinazioni che lo portano a deformare la realtà. Perso il dato reale, ogni cosa acquista senso in funzione di ciò di cui egli è convinto. Vede avversari che non esistono ed esce da queste battaglie sempre perdente, né riesce ad integrare nella sua esperienza i dati di realtà che seppur debolmente il suo scudiero, Sancho Panza gli rimanda. Sancho Panza gioca il ruolo di alter ego. Prova a farlo ragionare ma finisce sempre per essere complice e succube delle sue bizzarrie. Nella lotta tra razionalità e istintività i due personaggi si perdono, poiché nessuno dei due aspetti prende il sopravvento sull’altro non c’è una soluzione possibile.
Un analogo vissuto di combattere ogni giorno una battaglia contro qualcosa di inesistente attraversa coloro che sono vittime dei propri autoinganni. Esse vivono la sensazione di rimanere sospesi in una situazione di incertezza costante legata all’ostinazione di credere a false credenze su di sé. Nel loro intimo confermano e disconfermano alternativamente quegli aspetti di sé che desidererebbero ma temono, o meglio sono convinti, di non avere. Sono così intimamente convinti di sapere come sono che gli risulta molto difficile di integrare i feedback che ricevono (attraverso le esperienze o dalle persone) con le loro credenze aprioristiche su di sé. Questo accade sia quando la persona si svaluta eccessivamente sia quando al contrario ha di sé un’immagine eccessivamente positiva.
In un precedente articolo abbiamo visto come e perché si dicono le bugie e cosa accade quando si diventa dei bugiardi abitudinari.
L’autoinganno è una bugia un po’ diversa. Essa è detta due volte: prima a sé stessi e poi agli altri e funziona fintanto che una parte di sé vi crede veramente. Dietro di essa si nasconde una grande paura del giudizio, proprio ed altrui. La profonda convinzione di non essere abbastanza richiama al bisogno di riconoscimento ed attribuzione di valore. Si è in genere molto esigenti con sé stessi, poco empatici ed accoglienti. Si inseguono ideali (lavorativo, familiare, coniugale, amicale, di svincolo parentale, ecc.) e ci si circonda di persone rassicuranti che, come Sancho Panza, tendono a confermare l’immagine che si ha di sé senza mai sostenere una conoscenza più profonda di sé. Molte energie sono investite per affermare e confermare lo status quo che è molto più rassicurante rispetto all’incertezza del pensarsi in evoluzione.
A queste condizioni, generare ed inglobare in sé nuove consapevolezze è davvero difficile. Così come lo è l’attribuire qualità ad alcune parti di sé che possono essere genericamente e frettolosamente negate, svalutate o esaltate ma senza un riferimento contestuale. Ad esempio la genuinità e la ricchezza d’animo possono essere additate come segno di debolezza e le angherie come segno di un carattere forte.
Questi moderni don Chisciotte si sentono fragili e vivono una lotta interna per affermare sé stessi. Generalmente non si sono mai misurati fino in fondo con le proprie capacità reali ma le hanno sempre molto temute. Essere aiutati a misurarsi con esse, per quanto paura possa fare, è possibile e necessario per trovare una soluzione al proprio dilemma interiore: la ricerca di valore e la difficoltà a credere in esso.
Gli autoinganni possono essere di diverso tipo. Essi godono di quella zona franca del cervello di cui parla lo psicologo Daniel Goleman, entro cui si generano le cosiddette “bugie vitali”. La persona rileva la situazione e vi trova una giustificazione plausibile che non la costringe a dover mettere in dubbio aspetti di sé. Ne guadagna in serenità interiore e mantenimento dello status quo ma ne perde in capacità di crescita personale.
Esempi di autoinganni possono essere: i comportamenti stereotipati di chi dice bugie per migliorare la propria reputazione. Chi sostiene verità presunte: «Gli altri non mi parlano perché sono invidiosi di me». Le giustificazioni per l’altrui o il proprio comportamento: «È violento perché è un vero maschio» o «Sono fatto così!».
L’autoinganno è nocivo per la persona, lede le sue possibilità di crescita personale, maturazione psichica e miglioramento poiché blocca il cambiamento. Per essere superato è necessario riuscire ad uscire dalla trappola mentale di cui si è prigionieri e allearsi con quella parte di sé che opera sempre per lo sviluppo personale. Per quanto temerario e faticoso possa apparire è molto più avventuroso che lottare contro i propri mulini a vento, le proprie tautologiche autocredenze mai veramente confutate fino in fondo.

Per visualizzare l'articolo pubblicato su Città Nuova on line, nella rubrica #Felicemente, clicca sul link qui sotto.
https://www.cittanuova.it/le-bugie-mi-racconto/


29.12.18

Cosa può insegnarmi un bambino?



Con la loro spontaneità, la creatività e la mancanza di pregiudizi, i più piccoli ci aiutano a ritrovare la strada verso la felicità.


Sono numerosi i colleghi che da anni lo sottolineano, ma spontaneamente continuiamo a pensare che sono gli adulti ad insegnare ai bambini. Eppure giornalmente facciamo esperienza dell’imparare da loro. Ci insegnano attraverso la loro spontaneità e genuinità. Con la loro leggerezza e creatività trasformano una pozzanghera in un gioco insegnando a non guardare il problema, ma alla capacità di farne esperienza, di lasciarsi trasformare, seppure sporcare, ma con gioia.
Sono molti gli esempi da annoverare in cui i bambini ci sono maestri. Ad esempio, quando vogliamo capire la differenza tra la seduzione spontanea e quella studiata a tavolino, invito a guardare ai bambini. Hanno un fascino naturale che rapisce. Sono spontaneamente leggeri, centrati su sé stessi ed i propri bisogni, eppur capaci di interagire, non dimentichi dell’altro, bensì curiosi.
Oppure quando in un lavoro sul cambiamento c’è da essere tenace in un nuovo comportamento, basta ricordarsi di quanto tempo ci ha messo la mamma ad insegnargli a mangiare con la forchetta o ad allacciarsi le scarpe. Operazioni oggi automatizzate, ma all’epoca complicatissime. E ancora quando si sta collaudando un nuovo schema di comportamento e ci si sente insicuri, i propri passi sono ancora incerti e si fanno degli “errori”. Non importa. Non fanno anche così i bambini quando iniziano a camminare? È ogni caduta è l’occasione per rialzarsi. Neppure la frustrazione riesce a fermare la spinta all’autonomia motoria.
C’è un insegnamento che solo i bambini possono trasmettere e di cui l’adulto beneficia solo in virtù del suo esser stato bambino: la condizione psicologica del “bambino interno”. Di cosa si tratta? Secondo lo psicologo canadese Eric Berne è uno dei tre stadi interni che si attivano alternativamente ogni qualvolta la persona svolge una normale funzione psicofisica (pensiero, comunicazione, interazione, assunzione di decisioni, ecc.). Si tratta del noto GAB, acronimo del Genitore, Adulto e Bambino. Senza entrare troppo in questo elaborato modello di funzionamento della persona, torniamo alla capacità del bambino di viversi il “bambino interno”. Egli è ancora tutto bambino interno, pian piano comincia ad affiorare qualche barlume di voce genitoriale interiorizzata attraverso le regole, mentre l’adulto comparirà più avanti, man mano che aumenta il pensiero logico.
Le caratteristiche del bambino, per come le intende Berne, sono diverse: egli è espressione di una libertà interiore priva di giudizi e pregiudizi, è espressione di una vivacità e curiosità intellettuale e di grande creatività, il suo pensiero non conosce ancora gli schemi concettuali ed i limiti imposti all’adulto dal ragionamento, egli vive infatti ancora una condizione di pensiero onnipotente, in cui tutto è possibile.
Ogni bambino che incontriamo ci permette di ricontattare il nostro bambino interno e tende a condurci verso la gioia. È per questo che se gli concediamo di riattivarsi in noi, possiamo riscoprirci sotto nuove luci, e rompere con i molti schemi preordinati tenuti in essere dalla funzione genitoriale. QUesto può provocare qualche difficoltà: la più grande paura è infatti di non avere più parametri di riferimento per regolarsi (rimanere nella regola) e di perdere l’uso di una o entrambe le funzioni del genitore e dell’adulto. Sebbene questo rischio esista, ve ne è uno altrettanto grave: smettere di divertirsi e di emozionarsi non lasciandosi coinvolgere.
È l’integrazione dei tre status che permette di vivere la vita appieno in tutti i suoi aspetti: doveri, compiti e felicitàLa cosa più importante che un bambino ci insegna è, dunque, di non rinunciare alla gioia. E per farlo egli suggerisce di passare attraverso l’esperienza di ciò che la produce. Il bambino, interno o reale che sia, indica a ciascuno di cercare la propria via per la felicità.


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9.12.16

L'arte di corteggiare, scegliere ed amare tra maschile e femminile_Parte I

Il corteggiamento è la nobile arte di fare cose cortesi per una persona, quella persona che per un motivo, spiegabile o meno, cattura la nostra attenzione e la canalizza, quella persona che uscendo fuori dalla massa di tutte le generiche altre persone rapisce i sensi e la mente.
Il corteggiare come azione richiama al gesto di portare a corte che lascia intravvedere un riconoscimento di valore di se stessi come degni di essere visitati dall'altro e dell'altro come degni di entrare nella propria coorte.
Il corteggiamento, come rituale romantico, ha fondamentalmente tre finalità:
1) permettere ai due personaggi in gioco di uscire dalla massa informe delle X persone che le circondano
2) di conoscere l'altro per poter attuare una scelta consapevole
3) e di farsi conoscere per poter essere scelti.

Il corteggiamento non ha garanzie di successo! E' una dichiarazione di intenti tutta da verificare.

E' dunque chiaro che in una situazione così articolata entrino in campo desideri, sogni, progetti, aspettative, ansie, paure. Vediamoli un pò tutti. Il desiderio è una presenza informe di "qualcosa" che è avvicinabile al sogno (entrambi sono eterei) e che sta prima del sogno. E' l'elemento che attiva il sogno. potremmo definire il desiderio come una spinta a sognare. Il sogno è la manifestazione mentale di qualcosa che vorremmo e che può rimanere un sogno o trasformarsi in progetto. Dipenderà in buona parte da noi e da quanto ci attiveremo e soprattutto da quanto CREDIAMO in questo sogno. Non è ancora sufficiente crederci perché un sogno si materializzi: occorre trasformarlo in progetto ovvero quella serie di passi, di fasi, di comportamenti, di "rituali" che messi nel giusto ordine (usando le categorie spazio/tempo) possono portare al risultato desiderato. Se dunque l'obiettivo di un desiderio è la spinta a sognare, l'obiettivo di un sogno è la spinta a mettersi in movimento, allora l'obiettivo di un progetto è ottenere un risultato.

Quale può essere il risultato nel corteggiare qualcuno/a?
Lavorando con i single mi accorgo che troppo spesso il risultato è inteso come un binario unico ed è confuso con il "trovare un/una fidanzato/a". Poi c'è chi pensa che i risultati possano essere molteplici come ad esempio essersi conosciuti, aver trascorso bei momenti insieme, aver ampliato ed integrato la cerchia degli amici, ma ancora una volta la confusione fa capolino. Non stiamo parlando di una amicizia, stiamo parlando di un corteggiamento. Questi obiettivi si riferiscono ad una fase temporale precorteggiamento, appena prima del corteggiamento dunque, si riferiscono ad un qualunque rapporto di conoscenza generico e non meglio specificato. Allora qual'è il compito vero di un corteggiamento? Sicuramente il conoscersi e il trascorrere momenti significativi insieme ne fanno parte ma non bastano. Il corteggiamento deve poter ambire allo scoprirsi con gli occhi dell'altro, allo scoprire aspetti nuovi di te, ed in questo modo avere le idee più chiare su che persona sei quando sei accanto all'altro, eh si, anche su chi è l'altro, chi è di per se stesso/a e chi è nell'interazione con te. Questo tempo è prezioso perché fa passare dal desiderio di non essere soli, al sogno di avere una persona vera in carne ed ossa accanto, al difficile compito di scoprire chi può incarnare questo ruolo.

Tutta colpa delle aspettative. Quando decidi di avvicinarti ad una persona intenzionalmente lo fai perché hai colto in lei qualcosa di molto bello e vuoi scoprire se è così ed anche di più. L'inceppo si manifesta quando le aspettative sono molto alte, sono nutrite dal desiderio che è staccato dalla realtà e dalla progettualità concreta, sono totalmente immerse nell'ideale di come e cosa una persona vorrebbe o di come l'altro dovrebbe o potrebbe. Questi verbi al condizionale parlano di un ipotetico che non è delle relazioni mature. Una relazione matura è centrata sul tempo presente, sulla consistenza di come si è non sul desiderio di ciò che vorremmo o potremmo diventare. Vivere il tempo presente non è sempre cosa facile. Un'altro limite delle aspettative, che chiariamoci bene sono una componente naturale dell'essere umano, è che possono essere rigide o statiche. In questo modo non permettono alla persona di vedere chi ha veramente di fronte ma sottopongono l'altro ad una costante messa alla prova: "Sei come io mi aspetto da te oppure sei diverso (=non vai bene)?"

Il ruolo di paura ed ansia. Paure ed ansie sono sempre in agguato. sono una componente sana della crescita. La prima ci indica che dobbiamo dotarci di strategie adeguate all'impresa che ci accingiamo a svolgere, la seconda ci da quel brio tipico dell'incertezza di essere in un tempo che si muove e che si trasforma, che si evolve e non resta identico a se stesso. Entrambe parlano della pro-tensione dei nostri sforzi affinché quello che stiamo facendo vada nella direzione desiderata e della consapevolezza che nell'interazione con l'altro lo scenario possibile non è dato solo da ciò che noi vogliamo ma anche da ciò che l'altro vuole.

Effetti nocivi di aspettative, paure ed ansia elevate. Quando le aspettative sono troppo elevate, inevitabilmente si innalza la paura di non poter raggiungere la meta dei propri desideri e l'ansia di non essere sufficientemente bravi a farlo. La persona tenderà dunque a crearsi una sorta di mondo ideale, un rifugio nel sogno, un luogo dove paure ed ansie si acquietano, tutto funziona per come la persona vuole, desidera e sogna. peccato che la realtà è ben diversa. Una persona che si rifugia nel mondo ideale, meta irraggiungibile per se stessi e per gli altri, è una persona che sta bloccando alcuni passaggi importanti del suo sviluppo, della sua crescita come persona, si sta impedendo di essere veramente se stessa, sta rinunciando alla possibilità di scoprire e accettare alcune parti di se. La persona che si rifugia nell'ideale perde il contatto con se stessa e rinuncia, temporaneamente o illimitatamente ad identificarsi come persona unitaria, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con la sua forza ed i suoi limiti, con le sue componenti interne femminili e maschili.

Come si diventa persone integrate. La relazione con gli altri è di fondamentale importanza. E' nella relazione con l'altro che siamo costantemente invitati a entrare in profondo contatto con noi stessi, con la natura di ciò che siamo. Questo non accade nell'isolamento sebbene in alcuni momenti della nostra vita abbiamo profondamente bisogno di stare da soli per fari i conti con quanto di noi abbiamo scoperto nelle esperienze fatte. Il fatto è che come esseri umani abbiamo bisogno sia di imparare a stare da soli sia di saper stare con gli altri. Inoltre in alcuni momenti della vita è naturale che si privilegino le relazioni con persone del proprio sesso, cosa che permette di interiorizzare aspetti del proprio maschile (se si è di sesso maschile) o femminile interno (se si è di sesso femminile). Senza volermi dilungare su questo, preciso che sto facendo qui riferimento a quegli elementi che già Aristotele e Platone e successivamente C. G. Jung chiamavano Animus ed Anima e che coesistono in ciascun individuo: il nostro maschile e femminile interno. Ci sono poi momenti della vita in cui si ha bisogno di relazionarsi con figure del sesso opposto e attraverso questo passaggio diventa possibile appropriarsi e imparare a gestire il proprio maschile interno (se si è femmine) ed il proprio femminile interno (se si è maschi). Lì dove questa integrazione non avviene, a livello caratteriale e comportamentale, la persona potrà arrivare a manifestare ella stessa quegli aspetti che tanto critica alle persone dell'altro sesso e si rifugerà in una ricerca affannosa di un ideale di persona su cui va a proiettare tutto quello che di buono e bello desidera ma che non può ottenere perché non ha imparato ad accoglierlo e ad accogliersi nell'interezza della sua natura. Essere persona integrata significa dunque saper fare i conti con la multisfaccettorialità del proprio essere umano, con le proprie contraddizioni interne, con gli aspetti propri del proprio femminile interno e con gli aspetti del proprio maschile interno. Significa saper riconoscere le proprie peculiarità e non dover dimostrare all'altro di essere altrettanto bravo invadendo il campo di azione specifico dell'altro sesso.

L'importanza di essere persone integrate già nel tempo del corteggiamento. Se durante il corteggiamento un obiettivo importante è scoprire come si è quando si è di fronte all'altro (nella bidirezionalità del conoscersi e del farsi conoscere) va da se che tanti autosabotaggi tipici di questa fase della relazione derivano dall'incertezza di non sapere chi si è, dal bisogno di voler apparire (a se stessi prima che all'altro) nel modo che meglio rappresenta l'immagine che si vuole dare di sé. Se la persona che si è dentro (il vero Sé) e la persona che appare fuori (il Sé sociale) sono in sintonia e si rappresentano vicendevolmente va tutto bene, l´integrazione tra mondo interno e mondo esterno nella persona ha un buon livello di congruenza e dunque di funzionamento. Se invece l'immagine interna che si ha di sé si scosta molto da quella che si cerca di mostrare agli altri allora appare chiaro che l'incontro con l'altro è difficile di per se stesso ed ancora di più durante il corteggiamento. Quello che viene e verificarsi è la paura che l'altro possa scorgere quegli aspetti che si cerca di tenere nascosti, oppure la difesa di quel Se sociale che essendo molto distante dal Se interno finisce per essere un immagine falsa che si cerca di proporre di se stessi.

Come vivere bene il corteggiamento. Il corteggiamento è dunque un occasione per fare verità su se stessi, sull'altro e sulla relazione. Accettare questo significa entrare in una predisposizione adulta e matura di come si incontra veramente l'altro, di accoglierlo così come è senza pretesa di cambiamento né richiesta di aderire ad un pre-contetto di come lo si è immaginato fino a quel momento, di come ci si è detti per una vita intera che si vuole il partner. E' a questo punto che ci si può sentire pronti all'incontro con una persona e non con l'oggetto dei desideri, si è pronti ad incontrare una essere umano e non un idea. Desiderare il bene per sé e per l'altro, cercare la verità sulla relazione, dicendosi le cose con quel desiderio di base di non nuocere all'altro anche quando gli si fa una critica ma di creare occasioni di miglioramento rende quel tempo veramente propizio qualunque ne sarà l'esito.


Dott.ssa Antonella Ritacco

17.4.16

Come vivere l'attesa del partner alla ricerca della propria voc-azione


L'attesa è camminare, è prepararsi, è fare pace con il proprio passato, è ricominciare, è scoprire la propria strada passo dopo passo sgravandosi di idee, preconcetti e sovrastrutture. E' aprirsi all'incertezza del nuovo e dell'incontro.
E' ricordarsi che si è in cerca ma si è anche ricercati, che si è al contempo chi attende e chi è atteso.

Senza queste premesse l'attesa resta un tempo arido in cui rimanere fermi e immobili, sempre identici a se stessi. E questo genera l'angoscia che nasce dal dolore e dalla rabbia. Il dolore delle sconfitte passate e la rabbia di non sapere come uscirne insieme ad un pensiero nocivo "di avere ancora più bisogno di difendersi". Mentre invece la Vita che è maestra ci offre sempre occasioni per riscoprire un aspetto interessante di noi esseri umani: che siamo sempre in cammino, qualunque età abbiamo e che siamo chiamati ad una crescita personale costante qualunque età abbiamo.
Se noi analizziamo i nostri due atteggiamenti di base nella vita ci comprenderemo meglio.
Possiamo essere reattivi e reagire agli stimoli che la vita ci offre, non saremo mai noi i primi a fare un passo, avremo una concezione dell'essere umano statico che non cambia ed anche la nostra crescita personale ne risentirà. Tenderemo dunque ad essere sempre "in risposta a". Certamente tante volte nella vita è importante che reagiamo ma non possiamo sempre e solo essere in reazione. Talvolta ci viene chiesto di essere pro-attivi.
Siamo proattivi quando non ci aspettiamo che siano gli altri a prendesi cura dei nostri bisogni, quando siamo noi a dire o fare dopo aver preso in considerazione la situazione, le nostre forze e di che supporti ci possiamo dotare imparando a chiedere collaborazione a chi pensiamo possa essere in grado di offrircela, siamo proattivi quando impegniamo il nostro tempo mettendolo a disposizione, quando facciamo scelte di Amore come sono ad esempio le attività in comunità o di volontariato nelle associazioni. Ogni volta che ci prendiamo cura del nostro bisogno di stare in mezzo agli altri e di tutti gli altri bisogni che abbiamo generando del bene.
L'energia che si sviluppa in noi e negli altri diventa fonte inesauribile di benessere per tutti ed in noi genera senso di utilità e di poter incidere sulle emozioni, i pensieri, le azioni che compongono la nostra vita.
Vivere l'attesa significa fidarsi che c'è un progetto bello sulla propria vita e non scordarselo mai, neppure quando le avversità sembrano sopraffare. La parte più difficile talvolta è scoprire quale è questo progetto bello su di noi, qualcuno lo chiamerà lo scopo della propria vita, la missione, altri vocazione ovvero l'azione a cui siamo vocati=chiamati.E per fare questo occorre fare silenzio dentro di sè, abbandonare tutti i rumori di fondo, le verità che altri hanno bonariamente riposto in noi, esser disposti ad essere onesti ed andare fino in fondo anche nei pezzi della nostra storia che ci fanno stare male con la consapevolezza che è attraversandolo quel dolore che ne usciamo (e non chiudendolo nello scantinato) e che tutto ciò che ci appartiene è nostro e nessuno ce lo toglie (dunque quello che non è stato vuol dire che non era per noi).
Allora l'attesa ha un senso che è camminare, fare pulizia di pensieri e retaggi, accogliere la propria storia, scoprire o sottoporre a verifica le proprie aspirazioni, abbandonare la rabbia per ciò che non è stato come grande atto liberatorio di perdono a se stessi, restare saldi su ciò che di sè si è autenticamente scoperto anche quando tutto non è ancora compiuto ovvero saper vivere la sospensione nella certezza che tutto ha un senso ed un compimento. Dire che è un cammino significa dire che è un processo e per essere sostenuti nel processo a volte può essere utile anche lasciarsi accompagnare da figure guida esperte.


Buon cammino nella vita a tutti
Dott.ssa Antonella Ritacco



19.2.16

Ho un idea-le nella testa e non se ne va...che fare?

Sin da bambina ti ho sognato, ferma alla finestra immaginavo come saresti stato, cosa avresti fatto e che tutto sarebbe stato magicamente perfetto. Ora sono grande, ho 40 anni e continuo ad attendere alla finestra che tu arrivi. Nel mentre faccio tante cose tranne che crescere. Tante azioni da grande perché nessuno si accorga che sono ancora ferma ai miei 20 anni. Se crescessi....


Io non ti ho mai sognato ne cercato, tutti mi dicevano che saresti arrivato e mi avresti stravolto la vita ed io pensavo: ho veramente bisogno di lui? Mi basto da me. Posso farcela senza un uomo. Mio papà sarà contento di sapere che ho le spalle forti e così ho messo tra me e te kili di distanza, una bella barriera perché tu mi restassi solo amico e potessimo condividere ogni interesse. In questo modo non avrei corso il rischio di perderti.


Io ti aspetto e ti cerco da sempre e mi accanisco a cercarti e desiderarti mentre tu mi scappi, fuggi ed io non capisco cosa c'è. Tu non mi dici fino in fondo cosa pensi ed io mi aggrappo al fatto che non sono laureato, che non ho un ruolo sociale elevato e le mie insicurezze finiscono per rendermi sempre più debole non più ai tuoi occhi ma agli occhi di tutti, anche di me stesso. Mi avesse detto mai qualcuna qualcosa di più per potermi mettere in discussione veramente e senza vittimizzarmi. Mettermi in discussione...non è cosa facile in realtà!


Io ti aspetto da tempo e non ti ho ancora trovata. Vorrei averti qui tra le mie braccia e potermi prendere cura di te. Ho nostalgia di te senza neppure conoscerti. So che da qualche parte anche tu mi cerchi e mi attendi e ci sarà un tempo e un luogo quando meno ce lo aspettiamo. E sarà bello e certamente ti riconoscerò. Cosa sarà poi quello non lo so ma è certo che dipendesse da me non ti lascerei.


Ora basta. Ti ho atteso per 40 anni e non voglio più aspettare. Ora comincio a vivere finalmente in funzione di me e non più per te. Forse rischio di rimanere poco vigile e non aperta all'incontro con te, forse mi sto corazzando. Che dire. Sono stanca di storie sempre uguali di non riuscire a conoscerti in campo neutro e di dover cominciare a sentirmi in relazione con te senza poterlo essere perché sistematicamente dopo due mesi mi accorgo che sei un immaturo che continua a cercare in me la mamma. ??? Sarà forse questo ciò che continuo a rimandare di me? Ed ecco che mi ritorna un pensiero: forse ancora il mio cambiamento non è concluso e ho ancora qualche aspetto di me da lavorare. 


Basta! Io vado bene così come sono. Ci ho provato ma ogni volta vedo che le cose non vanno e mi scoraggio. Sono stanca, forse per me è meglio così. Ma poi ritorno a pensare e ad interrogarmi. Che fare? Quale è lo scopo della mia vita?


Vorrei una donna con caratteristiche precise. Nessuna va veramente bene. Ci sarà un motivo o è solo che non ti trovo? La mia storia passata mi pesa ancora ma sto decidendo di smettere di lasciarmi influenzare da essa, voglio riprendermi il senso di potere che ho, voglio riprendere in mano la mia vita. Solo che non so come fare.


Ho un ideale nella testa e non se ne va...che fare?


Storie di uomini e donne che con perseveranza cercano, talvolta si aggrappano quasi con disperazione e che vorrebbero tornare a vivere in sintonia con il loro Essere smettendo di ridurlo: a sogni (non c'era entusiasmo), a pensieri (se mi avesse amato avrebbe dovuto fare questo questo e questo...), ad emozioni (non provavo con lei nessuna passionalità), ad azioni (non ha mai fatto un gesto).
Il fatto è che l'amore e la relazione non è un singolo elemento tra questi e gli slogan che vanno bene per descrivere ad un amica il perché succinto del fatto che la storia non è andata non va bene quando la devi raccontare a te o all'altro che necessariamente ha diritto di essere aiutato a capire (con una risposta onesta) perché la conoscenza tra voi non può più andare avanti.
Il tuo stesso Io, quando ti guardi allo specchio, ha diritto di sentirti affermare cosa c'è che non va in quella donna appena conosciuta, in quell'uomo che non ti ha colpito al primo sguardo o che ti ha deluso perché non ha agito come tu avevi pensato, quale è la verità. Hai bisogno di sapere perché l'operazione cestino ha colpito ancora, quale antico bisogno si nasconde dietro di essa. Questo bisogno di verità interiore è quello che non ti lascia la pace che vorresti.


Proviamo a scoprirne di più.
L'ideale nella testa è come un box di sicurezza ed ha la sua funzione: serve a proteggerti. E' come dire "So già io cosa voglio e cerco e finché è così nessuno che è diverso da questo può avvicinarsi. In questo modo io sarò sempre al sicuro". 
Quello che troppo spesso accade è che quando cammini e incontri le persone finisce che se in uno/a di loro cogli una meraviglia potresti non essere in grado tu di uscire dal box. Oppure per non stare solo nel box potresti volerlo/a invitare dentro al ma non è detto che quella persona abbia le caratteristiche per stare nel box e il tuo sarebbe un tentativo disperato di chiedergli di entrare nel box per come tu lo vuoi, conformandosi alla tua idea, alla forma che gli vuoi dare. O ancora che quel box è diventato così bello e protettivo che fare spazio a qualcuno sarebbe così difficile che è meglio se da te stesso ti dici "in fondo cosa mi manca, Ho già tutto quello che mi serve" e giù con le scuse "Non mi piace perché è mora" "Non va bene perché non è laureato...." e così via dicendo. Ogni scusa è buona. 
Ma poi c'è un antico ritornello "Non sono io che non la voglio è che è l'altro che non va bene" che come la storiella dell'uva e della volpe di esopiana memoria ci mostra come per salvare la nostra immagine (sociale) svalutiamo quello che non abbiamo potuto avere.

Vivere le relazioni in questo modo è stancante da qualunque parte ci si trovi, sia nella parte di chi seleziona che di chi avverte di essere valutato. Se ne esce sempre sconfitti, disillusi, feriti ed anche arrabbiati (come la volpe). Le forze dopo un pò cominciano a vacillare ed anche la fiducia in te stesso. Riossigenarsi con un pò di coraggio è possibile a patto di essere disposto ad essere onesto con te stesso.
Capire come è nato l'ideale, da quali paure profonde è mosso, allenare il tuo potenziale per riscoprire la forza e l'audacia che sono in te, lasciarti aiutare da figure di fiducia (testimoni autentici) a togliere tutti i rumori di fondo, le voci che da sempre ti ripeti nella testa e che ti guidano. E' un operazione di pulizia interiore come quelle che si fanno di tanto in tanto in casa, nel giardino o nell'armadio o sulla scrivania, senza tanta gioia ma consapevoli che dopo di essa, in quel luogo a noi così caro della nostra interiorità, ci vivremo molto meglio.
Solo dopo esserti ritrovato sarà possibile riaprirti alla libertà, alla speranza ed alla fiducia in te e negli altri.


Buon cammino nella vita
Dott.ssa Antonella Ritacco 



24.6.15

Le emozioni dipingono i volti. E tu come stai messo?

Esiste una unitarietà mente corpo che non può essere scissa se non a costo di un grosso investimento energetico. Il modo come ci sentiamo è riflesso fuori di noi. Gli antichi dicevano "L'occhio è lo specchio dell'anima!" per dire che il corpo non mente.
Le nostre espressioni risentono dunque del nostro stato emotivo interno. Vi accorgete di quando siete in giro per strada e siete felici e senza che vene rendiate conto tutti si girano a guardarvi, vi sorridono più facilmente, vi cedono il passaggio mentre quando siete ingrigiti dal malumore nessuno quasi si accorge di voi? E se poi siete furiosi dalla rabbia la gente vi scansa automaticamente, e sembra quasi che tutto il mondo vi eviti? 
Anche le rughe finiscono per tracciare i solchi delle nostre espressioni principali. Abbiamo dunque un ottimo motivo per lasciarci attraversare da emozioni positive che lascino segni di positività sul nostro volto che appare solare, aperto, curioso, socievole, limpido piuttosto che corrugato, preoccupato, arrabbiato, dubbioso e scrutante. 



Se provate a fare un esercizio semplice semplice e guardate negli occhi una persona per anche solo mezzo minuto vi accorgerete che sarà istintivo cercare di entrare nell'emozione dell'altro, di assumere la sua espressione. Vi invito a farlo ed a sentire come ci state. 
Ora pensate che se non fate pace con le vostre emozioni più spiacevoli le diffonderete in giro ogni volta che incontrate qualcuno. Fate invece un bell'esercizio e provate a diffondere gioia attorno a voi, certamente vi ritornerà indietro come un boomerang: uscite di casa sorridendo ogni mattina, salutate per primi anche se l'altro non vi ha notato questa volta, non importa, vi noterà la prossima volta. 

Non nascondete la bellezza del vostro sorriso. le emozioni contagiano e lo sa bene chi lavora in ambienti tristi. Accendi la musica e mettiti a ballare, dentro di te, lo puoi fare, puoi essere felice, basta solo che tu te ne dia il permesso. La felicità parte proprio da quel permesso di essere felice che tu ti dai. Non sta in null'altro.


8.5.15

Come posso difendermi dal dolore e dalla paura della solitudine

A volte ti trinceri dietro al tuo grigiume, altre volte dietro alla rabbia, altre volte nel silenzio e nel mutismo, altre volte nell'indifferenza. Non ti serve sai! In molti vedono i tuoi diversi stati d'animo e li scambiano per carattere, chi ti ama sa che cosa provi veramente e sta li ad aspettarti. Per sempre? Questo non te lo può dire nessuno, non mettere mai alla prova chi ti ama solo per il gusto di vedere come reagirà. La vita da se stessa serve gratuitamente situazioni in cui l'altro potrà rivelarsi per quello che è veramente in relazione a te. Non sfidare la vita anticipandone i passi, nessun frutto può essere raccolto fuori stagione, nessuna mela può essere gustata se è ancora acerba e la relazione ha bisogno di tempo. Quale albero non gliene darebbe?
Quando ti senti solo, cerca una amico. Se non te ne viene in mente nessuno prova a cercarne di nuovi. Molto spesso le uscite per escursioni, le visite guidate, le gite in barca, il far parte di una associazione, un corso di pittura, di lingua o di... e molto altro possono essere occasioni di incontro.
Non ti chiudere a riccio, allarga la tua disponibilità a condividere e vedrai che la tua cerchia relazionale aumenterà con essa.

Annaffia ogni giorno o ad ogni occasione possibile la piantina della relazione senza esagerare e vedrai che ben presto ti sentirai meno solo. Proponi agli altri qualcosa da fare/condividere e vedrai che prima o poi anche gli altri cominceranno a cercarti. Sarà questo il baccello di fiore che spunta. E sarà un nuovo tempo ed un nuovo modo di prenderti cura della nuova relazione che sta maturando.


(Immagine di Walter Kostner)



8.12.14

Sii te stesso!!!! Come fare

La frase più semplice da dire ma anche la più controversa da realizzare... "Sì, d'accordo...ma chi sono io??? Con quali occhiali mi vedo? Cosa produce in me quello che gli altri dicono di me o che io penso gli altri dicano di me? E come io voglio essere? UFF! Che groviglio. Come è difficile, pensavo fosse più semplice.
E che bastasse seguire le farfalline nello stomaco e tutto sarebbe andato liscio come l'olio.... Ostentare sicurezza e nessuno se ne sarebbe accorto. Fare il vago e nessuno avrebbe osato chiedere, lasciar intendere e non dire mai veramente... Un pò come fanno gli attori nei film. Già, a loro riesce bene, come faranno mai? Urge trovare un corso di recitazione e anche urgentemente!!! E mica io sono da meno degli altri...."













Il sentiero che porta alla conoscenza di sè è lungo e profondo. Alcuni hanno paura di ciò che potrebbero scoprire ed allora si fermano in superficie scegliendo di rimanere nella trappola da cui invece vorrebbero fuggire; altri scendono qualche gradino e poi si sentono già arrivati o la stanchezza li fa arretrare o la paura li trattiene; solo pochi riescono ascendere fin giù nel profondo, ma è proprio lì che hanno la possibilità di scoprire il meglio di sè, quello che non avrebbero mai pensato gli appartenesse, quello che hanno sempre desiderato e visto negli altri e invece ce l'hanno anche loro, non hanno più bisogno di invidiarlo, nè di recriminarlo alla vita stessa. E che sensazione di leggerezza accorgersi di tutto questo. Quale stupore. Certo le energie non sono poche, il viaggio è per uomini e donne arguti, che preparano la scialuppa con i dovuti equipaggiamenti, piccoli e grandi scout della vita che sanno fare di ogni ostacolo una opportunità, di ogni crisi una nuova ripartita, di ogni limite una occasione per essere sempre più determinati.

La nebbia, la confusione, le nubi che oscurano la visuale si fanno più chiare mano a mano che si va avanti, mano a mano che le ore passano e il tempo schiarisce, le idee si riorganizzano, le emozioni si placano. Se non ti agiti come il vino nella bottiglia (insabbiando tutto il lavoro fatto fino ad allora) una chance certamente ce l'hai anche tu.
E alla fine della strada i tuoi punti fermi saranno lì ad aspettarti per essere riconfermati nella tua vita.
Qualunque sia il tuo obiettivo di oggi "tieni duro se vuoi arrivare alla meta", non perderti nella confusione dei "se" e dei "ma", ascolta la voce saggia che alberga nel profondo di te, fatti degli amici fidati, sii disposto a chiedere aiuto se occorre e sii pronto a vincere te stesso per arrivare a incontrarti davvero!




24.11.14

Dai castelli in aria, ai film che partono da soli fino alla VITA VERA

Smettere di sognare, smettere di vivere un amore in fantasia, amori che possono durare anni e sono vita e tempo che se ne va. E' possibile? Come si fà? 
Vedi una persona che ti colpisce, il perchè non lo sai, e ti senti tutto sottosopra, scombussolato, felicemente inebriato e "Ciak! Si gira!" il film comincia senza che tu neppure te ne accorgi. E ogni volta, ad ogni momento libero, in ogni interstizio dei tuoi pensieri, mentre guidi e mentre lavori, mentre sei a tavola con amici o con i tuoi, quando cerchi disperatamente di addormentarti..."Ohhhhh! Ma quanto dura questa pellicola?" (dice la prima vocine che è in te) "E' infinita, perchè l'amore, quello vero non ha fine!" (risponde la parte romantica di te).

E giù con dettagli, cambi di scena, batticuori, "se lui, se lei, se io....".
Si, ma se ti giri finisce che cadi giù dal letto e ti svegli, e il colpo in testa potrebbe ricordarti che era solo fantasia, che la vita reale è un altra e intanto che tu monti e smonti le scene, vivisezioni i dettagli di ogni scena per cercare quello che "è ovvio no!?" e fantastichi il lieto fine di fine ottocento il mondo sta andando avanti e qualcun altro sta facendo dal vero quello che tu stai fantasticando. E allora come la mettiamo? 

Come si esce dalla vita ideale e si entra in quella reale? Esattamente vivendola. Lo so, questa formula non è così chiara ed ovvia come ti appaiono ovvi i dettagli che solo tu cogli negli spezzoni del TUO film. Già! A nessuno piace essere contraddetto, e il solo pensiero di non sognare più ad occhi aperti ti infastidisce già, eppure qualcosa di misto a fastidio e curiosità ti si muove dentro. Prova a starci e vedi di che si tratta, cosa ti da fastidio? Cosa ti impedisce di scendere nel reale e lasciare i sogni da ragazzo/a per andare veramente incontro all'altro accettando la sfida dell'incontro come momento più prezioso che hai per una conoscenza semplice e serena di chi ti sta di fronte? Nel sogno puoi fargli fare quello che vuoi tu. Ma l'altro in carne ed ossa è una persona come te, con la sua personalità e la sua libertà e l'incontro può essere un incontro bellissimo indipendentemente da che l'altro corrisponderà appieno ai tuoi desideri o meno. Anche perchè, non dimenticarlo, l'altro conosciuto può essere molto diverso dall'altro fantasticato, ed è proprio lì che il tuoi castelli in aria possono infrangersi


11.11.14

Non t'accollà!

"Non t'accollà!"

È l'espressione romana per dire non starmi addosso. Quante relazioni della tua vita ti vivi come un peso, un accollo? Quante ne trascini e non vorresti? In quante relazioni sei stato tu a sentirti un peso o ti hanno fatto sentire un peso? 

Cosa non ti fa sentire libero e autentico? La vita è una, ognuno desidera essere bello, bravo e buono agli occhi propri ed altrui. Ma come maneggiamo le relazioni è cosa assai importante. Così come assai importante è imparare ad esprimere all'altro come vogliamo esser 'maneggiati'. 'Maneggiare con cura, grazie!' Potrebbe essere lo slogan da affiggere sulla porta della propria stanza, il messaggio da inviare a chiunque valica troppo velocemente i 'varchi' dell'intimità. Ogni buon viaggiatore necessità della bussola per saper dove andare e del manuale delle istruzioni per sapere come relazionarsi a sè stesso ed agli altri, per non essere d'accollo per gli altri e neanche "accollarsi" ma poter vivere relazioni autentiche ove ogni scelta, ogni decisione ha un fondamento nelle credenze e nei valori che strutturano la propria vita.
"Nessun uomo è un isola" e se anche lo fosse il mare è molto trafficato. Buona navigazione a tutti i marinai esperti e buono studio della mappa a tutti i praticanti!

20.10.14

Tante scelte sbagliate.....Ricomincia da Te!!!!

Si, amico caro, è proprio così. ogni volta che cadi ti rialzi, ogni volta che prendi una strada sbagliata la correggi e così anche dopo un partner che non era quello per te puoi ricominciare.
Già, c'è un segreto, ed è quello di non lasciarsi scivolare l'accaduto addosso come se tu fossi impermeabile, non impareresti nulla da questa esperienza. E neppure lasciarti schiacciare dai rimorsi, dalla rabbia, dalle delusioni e peggio ancora dall'illusione che "se solo avesse/avessi fatto così forse poteva andare diversamente" perchè resteresti sommerso dall'idealizzazione di un qualcosa che non esiste. Esiste il come è andata della relazione, esiste il tangibile, ciò che è stato ed è. Se ti lasci schiacciare da tutto questo resti sommerso e la palestra della vita non ti sarà servita a nulla. Come lo scolaro svogliato che per punizione ha ricevuto il triplo dei compiti se ne vede sommerso e decide di non fare nulla così anche tu non affileresti i tuoi arnesi per destreggiarti sempre meglio nelle strade della vita amorosa.
Fermati invece, fermati il tempo che ti occorre per respirare, per connettere cuore e mente, viscere e pensiero. Chiediti cosa veramente è accaduto, chi era l'altro/a e cosa ti stava chiedendo veramente. E tu cosa gli stavi veramente chiedendo? Ci sono cose che a voce non diciamo, a volte le camuffiamo anche a noi stessi. In tutto ciò che facciamo esprimiamo dei bisogni e dunque delle richieste all'altro.
Chiediti cosa puoi imparare dall'accaduto, ogni incontro ci insegna qualcosa, ogni relazione ci cambia, a noi scegliere se in bene o in male. E questo dipende dagli occhiali che indossiamo, dall'atteggiamento che abbiamo, dalle ferite che ci portiamo dentro.
Ecco perchè è importante sempre ri-cominciare da te. Nel mondo dell'altro ci accedi perchè l'altro te ne da il permesso, nel tuo ci accedi perchè scegli di essere onesto con te stesso, perchè non vuoi prenderti in giro e ritrovarti a 30-40-50-60 anni e non sapere ancora chi sei.
Ricomincia da te, proprio come quand'eri bambino cadevi e ti rialzavi e se mamma non era accanto a porgerti la mano ti aggrappavi a uno stipite, ad una sedia, a qualunque cosa ma ti RIALZAVI. Se lo sapevi fare già allora cosa aspetti? Puoi farlo ancora oggi!
E DECIDI di non tenere più la testa sotto la foglia come fa la lucertola per non farsi vedere. Se dentro di te vedi qualcosa che non va prova a fare qualcosa di buono per te e se ti accorgi che il compito è più grande di te, chiedi aiuto!
Ce ne sono di vari tipi: fratelli/sorelle, amici, cugini, ex insegnanti, consulenti, medici, confessori, guide spirituali, psicologi, psicoterapeuti. Chiedi aiuto! Non siamo onnipotenti e troppo spesso per non chiedere aiuto finiamo per fingere che non ci sia nulla. Ebbene, questa è la sciocchezza più grande che tu possa fare: far finta di ignorare un problema che hai già visto.
"Si, ma io penso che si risolverà da solo." Bene, datti un tempo, una scadenza in cui verificarlo. Se da li a sei mesi le cose stanno ancora come sei mesi prima allora vuol dire che il problema c'è e tu lo stai ignorando. PRENDITI CURA DI TE!
Non ricordo chi lo dice ma si tratta di uno scrittore contemporaneo "Se non ti ami tu per primo come potrei amarti io?"

E allora prenditi cura di te, preparati a quell'incontro che tanto desideri perchè la persona che sogni di incontrare ha tutto il diritto di conoscerti e vederti per il bello che sei e non per le ceneri dei disastri passati che ti porti dentro. Che è come dire "Non è importante quello che hanno fatto di te ma quello che tu oggi fai di quello che hanno fatto di te" (J.P. Sartre). Prendi in mano la tua vita!

8.10.14

Perchè tanti single oggi?

Tanti esperti raccontano di come sia cambiata la situazione sociale e culturale del nostro tempo e molti dei motivi per cui tanti giovani adulti restano single a lungo sono ben noti: il passaggio epocale dal matrimonio (e della vita stessa in tutti i suoi aspetti) fondato sul senso del dovere a quello fondato sul senso del piacere; il cambiamento o il capovolgimento di alcuni bisogni da quelli fondamentali (legati alla sopravvivenza) a quelli di autorealizzazione; il sistema politico ed economico che svantaggia le coppie e la famiglia; l'introduzione del divorzio ed il conseguente calo dei matrimoni da una parte e la sempre maggiore facilità a disinvestire energie nella relazione che si è scelta.
Il motore di fondo, quello che nei secoli e milenni della storia dell'uomo ha mosso alle grandi rivoluzioni è la PAURA. Paura di non aver fatto la scelta giusta, paura che nonostante l'amore che si da non si sarà ripagati abbastanza, paura che non siano i sentimenti più puri a muovere le corde della relazione, paura che....in fondo non valiamo abbastanza per meritarlo questo amore!
E allora le nostre teste sono piene di tanti "si...ma...però...." come se l'amore fosse condizionato. Sei proprio sicuro che l'amore sia questo? Cosa hanno le coppie felici di diverso dalle altre? In un post precedente ti avevo invitato ad osservarle, l'hai fatto?
In ogni caso rasserenati: ciascuno è diverso. E ogni storia è diversa. Non puoi pretendere di fare la stessa scelta di un altro o che quello che è successo ad un altro accada anche a te. Tu sei diverso, tu sei UNICO! Unico ed irripetibile, come uniche ed irripetibili saranno le relazioni che ti capiteranno. Non esser facilone nel generalizzare per sommi capi  quando vedi delle similarità. Tu sei tu! Ed hai il tuo modo di fare una scelta che è diverso da un altro e questo lo potrai apprezzare solo se ti conosci fino in fondo. Sei unico, non desiderare l'omologazione!
Sei unico/a e bello/a così come sei. E SEI DEGNO DI STIMA E DI AMORE. Lo credi? O fai finta di crederci? (Più avanti ti spiegherò anche la differenza ed i disastri che ne possono venire nella tua vita e in quella degli altri quando non ci credi o fai finta di crederci.) Fortunato chi si guarda dentro e sa che anche se non è tutto bello ciò che vede questo non cam,bia l'essenza del suo credere in se stesso e nel proprio valore fondante, chi sente le proprie radici forti pur nelle sue fragilità perchè sa che sta lavorando per essere una donna o un uomo ogni giorno migliore invece che ritenersi arrivato per sempre.
Oggi tutto ci viene proposto come bello e accattivante, tutto solletica le nostre passioni e pulsioni, esattamente come quando eravamo bambini davanti agli enormi scaffali dei grandi magazzini: come fare a SCEGLIERE? Cosa vale veramente la pensa di portarti a casa? Ci sono alcuni di noi che scelgono ponderando bene le informazioni e dunque hanno bisogno di darsi tempo per conoscere l'altro e dare all'altro il tempo per ri-velarsi (nella relazione tutto è duale, tutto è da leggere nbella reciprocità degli aspetti, non posso dimenticare che c'è un altro davanti a me e non un oggetto a cui chiedo di fare ciò che voglio). Altri invece vanno a passo spedito come se già sapessero cosa vogliono, hanno evidentemente sviluppato dei sensori (ne parleremo più avanti) per decifrare cosa gli piace e cosa no, e sono capaci di confermare e mantenere la loro scelta nel tempo. Siamo diversi, siamo unici! E allora di fronte ad una società che differenzia sempre più le scelte fino a confonderci a volte anche in amore siamo sempre più confusi, a volte anche "diffusi"! (E questo chi partecipa ai miei seminari lo sa già!)
E in questo modo è come se rimanessimo sempre degli ETERNI BAMBINI: bisognosi d'amore al punto di fare di tutto per non doverci rinunciare e rompere ogni cosa quando le cose non vanno come noi le immaginavamo (dando la colpa ora a Sè ora all'Altro), pronti a voler prendere tutto e non rinunciare mai a nulla, senza dunque saper lasciare per fare spazio a quell'Altro che inevitabilmente ti chiede spazio/tempo/incontro/autenticità/intimità/disponibilità/accoglienza/dialogo/confronto.
Esattamente come i muscoli, queste abilità possono essere rinforzate. Basta sceglierle! Impunto essenziale è: chiediti a che punto sei sulla strada e attrezzati per proseguire il tuo cammino.

3.10.14

"La nostra paura più profonda"

"La nostra paura più profonda"



La nostra paura più profonda 
non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.

E' la nostra luce, non la nostra ombra, 
a spaventarci di più.

Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?" 
In realtà chi sei tu per NON esserlo? 
Siamo figli di Dio.

Il nostro giocare in piccolo, 
non serve al mondo.

Non c'è nulla di illuminato 
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
 non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta 
la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: 
è in ognuno di noi.

E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo 
agli altri la possibilità di fare lo stesso.

E quando ci liberiamo dalle nostre paure, 
la nostra presenza 
automaticamente libera gli altri.

 

Nelson Mandela 



Carissimi, è con questo magnifico augurio che voglio riprendere a dialogare con voi attraverso queste pagine, affinchè sappiate che il mio desiderio più profondo è che ciascuno di voi possa essere serenamente e liberamente ciò che veramente è nella sua essenza più profonda. Perchè nessuna paura possa offuscare ciò che veramente tu sei, perchè qualunque messaggio sbagliato o di sfiducia in te tu possa aver ricevuto e assimilato, qualunque esperienza abbia segnato la tua vita tu possa esser certo che non sei la tua paura, non sei quel messaggio, non sei quella esperienza: TU SEI MOLTO DI PIU' e in te c'è molto di bene che forse tu stesso devi ancora scoprire. E allora diamoci da fare. C'è sempre un momento da cui partire per cambiare e quel momento è arrivato. 

Se ti hanno detto che così come sei non vai bene pensaci (e fallo in serenità): o ti stanno dando un consiglio per la vita e allora ti toccherà impegnarti duramente per capire cosa di te veramente devi migliorare oppure ti stanno chiedendo di compiacerli e ti servirà una buona dose di carattere per dire con fermezza che la pensi diversamente da loro.
Se ti ripetono che non ce la farai, che devi sforzarti, sbrigarti, e affannarti chiediti in cosa non ti stai impegnando fino in fondo (e sii onesto con te stesso), in quale passaggio ripetitivo e lento della tua vita ti stai intrappolando. O forse ti stanno chiedendo di fare cose che tu non puoi perchè non ti appartengono, o di realizzare i loro sogni che sono i loro e non i tuoi? Decidi dove vuoi arrivare e fai il tuo piano: nessun marinaio salperebbe senza la sua mappa stellare per orientarsi su dove sta andando e sapere quale è la via da seguire.
Se ti chiedono di fare sempre tutto per bene sappi che è dal caos che nascono le nuove invenzioni. Nessuno è perfetto e neanche tu! Ti risolleva sentirlo? E allora ricordatelo, scrivitelo da qualche parte. Ma ricordati che tutti, e dunque anche tu, siamo perfettibili, ovvero che se lo desideriamo possiamo migliorare quelle parti di noi che ci impediscono di essere persone autentiche e serene con noi stessi e con gli altri.
E allora buon lavoro! E poi raccontami come è andata....

2.1.14

Inseguendo un sogno!

Inseguendo un sogno ti accorgi che la vita vera e reale è speso un pò diversa da come l'avresti voluta e la vorresti immaginare. Ti accorgi che tante idee a cui con il tempo ti sei affezionato e che ti rassicurano tante volte di fronte alla realtà si dissolvono come bolle di sapone.
Un'idea che tutti ci siamo coltivati sin da bambini è quella del principe azzurro per le ragazze e della bella addormentata nel bosco (ma anche colta tuttofare dedita solo al suo uomo) per i ragazzi. Personaggi bellissimi, valorosi e pieni di attenzioni per l'altro mentre: il tuo collega in ufficio è scorbutico e a malapena ti saluta, la ragazza che incontri ogni giorno in metro per andare al lavoro e che hai notato per "un certo non so che" che ancora non hai compreso è slavata, la cassiera del supermercato sotto casa che ti sorride sempre è tutta rifatta, il fruttivendolo ammiccante ha convinzioni totalmente diverse dalle tue, il velista appassionato del mare è sempre sfuggente e se non lo segui nelle sue avventure non hai altri momenti di incontro, la designer di moda è sempre tutta in tiro....

.....è possibile scoprire in ciascuno un volto nuovo?!
.....è possibile che tolta la maschera siamo tutte le stesse persone meravigliose e impaurite?!
.....è possibile darsi e dare all'altro una nuova possibilità di essere migliori?!

Se pensi all'essere umano, ogni giorno cresce.
Se pensi ad un albero, ogni giorno è più grande.
Se pensi ad un qualunque oggetto, ogni giorno ha un giorno in più.


E tu? E l'altro? Non siamo esseri statici, la prima idea dell'uomo che deve potersi modificare è che non è vero che "sono fatto così!". Sei fatto così se non vuoi migliorarti; sei fatto così se non trovi nè in te ne nell'altro una motivazione per uscire da te stesso e fare qualcosa di diverso da ciò che sei abituato a fare; sei fatto così se la tua cassetta degli attrezzi e la rete di supporti non è ben fornita o non decidi di rinfoltirla.
Pensa che potere grande che hai: è in te una chiave di svolta immensa per il tuo vivere bene e rendere il mondo più sereno e amabile anche agli altri.

Il recente compianto Nelson Mandela così si esprimeva:

"La nostra paura più profonda"



La nostra paura più profonda 
non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda, 
è di essere potenti oltre ogni limite.

E' la nostra luce, non la nostra ombra, 
a spaventarci di più.

Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?" 
In realtà chi sei tu per NON esserlo? 
Siamo figli di Dio.

Il nostro giocare in piccolo, 
non serve al mondo.

Non c'è nulla di illuminato 
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
 non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, 
come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta 
la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: 
è in ognuno di noi.

E quando permettiamo alla nostra luce 
di risplendere, inconsapevolmente diamo 
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure, 
la nostra presenza 
automaticamente libera gli altri.

 


Pensate che potere forte abbiamo sulla nostra vita e su quella degli altri. E' fortissimo!
E allora parti da te, per incontrare l'altro, parti dalla meraviglia che sei e inevitabilmente attirerai altre meraviglie attorno a te. Partire dall'idea che ti sei fatto dell'altro è continuare a rimanere ed a far rimanere "nell'ombra". E nell'ombra non si "risplende". Tante volte ci accontentiamo dell'ombra perché ci sembra più sicura, più nota e questo finisce per pesare di più, sul piatto della bilancia, dell'incertezza del nuovo e del bello seppur tanto desiderato con il rischio di inseguire qualcosa che non si raggiungerà mai.

Ed anche Ghandi diceva "Se vuoi cambiare il mondo prima cambia te stesso. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo."
Sugli altri non abbiamo alcun potere, e meno male. Su di noi si! E il potere che abbiamo su di noi certamente contagerà gli altri.

E poiché ciascuno di noi non vorrebbe che un altro lo schedasse a vita senza dargli più nessuna chance, alleniamoci ad essere aperti anche al cambiamento possibile nell'altro. In tal modo faremo all´altro ció che vogliamo sia fatto anche a noi!