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17.4.16

Come vivere l'attesa del partner alla ricerca della propria voc-azione


L'attesa è camminare, è prepararsi, è fare pace con il proprio passato, è ricominciare, è scoprire la propria strada passo dopo passo sgravandosi di idee, preconcetti e sovrastrutture. E' aprirsi all'incertezza del nuovo e dell'incontro.
E' ricordarsi che si è in cerca ma si è anche ricercati, che si è al contempo chi attende e chi è atteso.

Senza queste premesse l'attesa resta un tempo arido in cui rimanere fermi e immobili, sempre identici a se stessi. E questo genera l'angoscia che nasce dal dolore e dalla rabbia. Il dolore delle sconfitte passate e la rabbia di non sapere come uscirne insieme ad un pensiero nocivo "di avere ancora più bisogno di difendersi". Mentre invece la Vita che è maestra ci offre sempre occasioni per riscoprire un aspetto interessante di noi esseri umani: che siamo sempre in cammino, qualunque età abbiamo e che siamo chiamati ad una crescita personale costante qualunque età abbiamo.
Se noi analizziamo i nostri due atteggiamenti di base nella vita ci comprenderemo meglio.
Possiamo essere reattivi e reagire agli stimoli che la vita ci offre, non saremo mai noi i primi a fare un passo, avremo una concezione dell'essere umano statico che non cambia ed anche la nostra crescita personale ne risentirà. Tenderemo dunque ad essere sempre "in risposta a". Certamente tante volte nella vita è importante che reagiamo ma non possiamo sempre e solo essere in reazione. Talvolta ci viene chiesto di essere pro-attivi.
Siamo proattivi quando non ci aspettiamo che siano gli altri a prendesi cura dei nostri bisogni, quando siamo noi a dire o fare dopo aver preso in considerazione la situazione, le nostre forze e di che supporti ci possiamo dotare imparando a chiedere collaborazione a chi pensiamo possa essere in grado di offrircela, siamo proattivi quando impegniamo il nostro tempo mettendolo a disposizione, quando facciamo scelte di Amore come sono ad esempio le attività in comunità o di volontariato nelle associazioni. Ogni volta che ci prendiamo cura del nostro bisogno di stare in mezzo agli altri e di tutti gli altri bisogni che abbiamo generando del bene.
L'energia che si sviluppa in noi e negli altri diventa fonte inesauribile di benessere per tutti ed in noi genera senso di utilità e di poter incidere sulle emozioni, i pensieri, le azioni che compongono la nostra vita.
Vivere l'attesa significa fidarsi che c'è un progetto bello sulla propria vita e non scordarselo mai, neppure quando le avversità sembrano sopraffare. La parte più difficile talvolta è scoprire quale è questo progetto bello su di noi, qualcuno lo chiamerà lo scopo della propria vita, la missione, altri vocazione ovvero l'azione a cui siamo vocati=chiamati.E per fare questo occorre fare silenzio dentro di sè, abbandonare tutti i rumori di fondo, le verità che altri hanno bonariamente riposto in noi, esser disposti ad essere onesti ed andare fino in fondo anche nei pezzi della nostra storia che ci fanno stare male con la consapevolezza che è attraversandolo quel dolore che ne usciamo (e non chiudendolo nello scantinato) e che tutto ciò che ci appartiene è nostro e nessuno ce lo toglie (dunque quello che non è stato vuol dire che non era per noi).
Allora l'attesa ha un senso che è camminare, fare pulizia di pensieri e retaggi, accogliere la propria storia, scoprire o sottoporre a verifica le proprie aspirazioni, abbandonare la rabbia per ciò che non è stato come grande atto liberatorio di perdono a se stessi, restare saldi su ciò che di sè si è autenticamente scoperto anche quando tutto non è ancora compiuto ovvero saper vivere la sospensione nella certezza che tutto ha un senso ed un compimento. Dire che è un cammino significa dire che è un processo e per essere sostenuti nel processo a volte può essere utile anche lasciarsi accompagnare da figure guida esperte.


Buon cammino nella vita a tutti
Dott.ssa Antonella Ritacco



8.5.15

Come posso difendermi dal dolore e dalla paura della solitudine

A volte ti trinceri dietro al tuo grigiume, altre volte dietro alla rabbia, altre volte nel silenzio e nel mutismo, altre volte nell'indifferenza. Non ti serve sai! In molti vedono i tuoi diversi stati d'animo e li scambiano per carattere, chi ti ama sa che cosa provi veramente e sta li ad aspettarti. Per sempre? Questo non te lo può dire nessuno, non mettere mai alla prova chi ti ama solo per il gusto di vedere come reagirà. La vita da se stessa serve gratuitamente situazioni in cui l'altro potrà rivelarsi per quello che è veramente in relazione a te. Non sfidare la vita anticipandone i passi, nessun frutto può essere raccolto fuori stagione, nessuna mela può essere gustata se è ancora acerba e la relazione ha bisogno di tempo. Quale albero non gliene darebbe?
Quando ti senti solo, cerca una amico. Se non te ne viene in mente nessuno prova a cercarne di nuovi. Molto spesso le uscite per escursioni, le visite guidate, le gite in barca, il far parte di una associazione, un corso di pittura, di lingua o di... e molto altro possono essere occasioni di incontro.
Non ti chiudere a riccio, allarga la tua disponibilità a condividere e vedrai che la tua cerchia relazionale aumenterà con essa.

Annaffia ogni giorno o ad ogni occasione possibile la piantina della relazione senza esagerare e vedrai che ben presto ti sentirai meno solo. Proponi agli altri qualcosa da fare/condividere e vedrai che prima o poi anche gli altri cominceranno a cercarti. Sarà questo il baccello di fiore che spunta. E sarà un nuovo tempo ed un nuovo modo di prenderti cura della nuova relazione che sta maturando.


(Immagine di Walter Kostner)



24.11.14

Dai castelli in aria, ai film che partono da soli fino alla VITA VERA

Smettere di sognare, smettere di vivere un amore in fantasia, amori che possono durare anni e sono vita e tempo che se ne va. E' possibile? Come si fà? 
Vedi una persona che ti colpisce, il perchè non lo sai, e ti senti tutto sottosopra, scombussolato, felicemente inebriato e "Ciak! Si gira!" il film comincia senza che tu neppure te ne accorgi. E ogni volta, ad ogni momento libero, in ogni interstizio dei tuoi pensieri, mentre guidi e mentre lavori, mentre sei a tavola con amici o con i tuoi, quando cerchi disperatamente di addormentarti..."Ohhhhh! Ma quanto dura questa pellicola?" (dice la prima vocine che è in te) "E' infinita, perchè l'amore, quello vero non ha fine!" (risponde la parte romantica di te).

E giù con dettagli, cambi di scena, batticuori, "se lui, se lei, se io....".
Si, ma se ti giri finisce che cadi giù dal letto e ti svegli, e il colpo in testa potrebbe ricordarti che era solo fantasia, che la vita reale è un altra e intanto che tu monti e smonti le scene, vivisezioni i dettagli di ogni scena per cercare quello che "è ovvio no!?" e fantastichi il lieto fine di fine ottocento il mondo sta andando avanti e qualcun altro sta facendo dal vero quello che tu stai fantasticando. E allora come la mettiamo? 

Come si esce dalla vita ideale e si entra in quella reale? Esattamente vivendola. Lo so, questa formula non è così chiara ed ovvia come ti appaiono ovvi i dettagli che solo tu cogli negli spezzoni del TUO film. Già! A nessuno piace essere contraddetto, e il solo pensiero di non sognare più ad occhi aperti ti infastidisce già, eppure qualcosa di misto a fastidio e curiosità ti si muove dentro. Prova a starci e vedi di che si tratta, cosa ti da fastidio? Cosa ti impedisce di scendere nel reale e lasciare i sogni da ragazzo/a per andare veramente incontro all'altro accettando la sfida dell'incontro come momento più prezioso che hai per una conoscenza semplice e serena di chi ti sta di fronte? Nel sogno puoi fargli fare quello che vuoi tu. Ma l'altro in carne ed ossa è una persona come te, con la sua personalità e la sua libertà e l'incontro può essere un incontro bellissimo indipendentemente da che l'altro corrisponderà appieno ai tuoi desideri o meno. Anche perchè, non dimenticarlo, l'altro conosciuto può essere molto diverso dall'altro fantasticato, ed è proprio lì che il tuoi castelli in aria possono infrangersi


18.11.14

Il decalogo degli innamorati



  1. Non usarmi se lo facessi io con te ne soffriresti tu ed io.
  2. Non distruggere la fiducia che ho in te, da questa dipende anche la fiducia in me e nella mia capacità di riporre fiducia nelle persone.
  3. Non tarpare i miei sogni per avvalorare i tuoi, costruiamo i nostri e in due potremmo realizzarli.
  4. Non prenderti gioco di me, di ciò che sono e sono stato. Se lo facessi io con te ti sentiresti sminuito ed offeso.
  5. Non trascurarmi. Come la rosa di SaintEuxpery sarò importante per te fintanto che mi avrai dedicato tempo e cura.
  6. Non soffocarmi, ho bisogno del tuo amore e della tua vicinanza ma anche della libertà di muovermi, pensare, dire la mia e per tutto questo ho bisogno dei miei tempi.
  7. Non sostituirti a me, voglio essere una persona forte e decisa al tuo fianco. 
  8. Non essere geloso. Ho scelto te e il mio cuore è oramai occupato.
  9. Non sentirti incompreso. Parlami. Solo così ogni giorno il nostro rapporto crescerà.
  10. Non rinunciare a chiedermi, propormi, semplicemente lascia che io possa accogliere, rifiutare o dire la mia proponendo dell'altro.

A. R.



31.10.13

Tu come ti affezioni?



Ci sono persone che sono espansive, alcune sono anche molto tattili, amano il contatto fisico, altre invece sono più restie ad avvicinarsi. Per certi aspetti queste caratteristiche sono delle predisposizioni ma per tanti altri sono dei comportamenti appresi sin dalla più tenera età in base alle esperienze che facciamo della nostra corporeità (se siamo stati accarezzati, massaggiati, coccolati) e del grado di vicinanza che possiamo sperimentare come sicuro (se nell’esperienza personale c’è quella della fiducia, della riservatezza della confidenzialità, tenderò ad essere più facilmente intimo con l’altro, viceversa se l’esperienza è quella del tradimento della fiducia o della ridicolizzazione tenderò ad essere maggiormente introverso rendendo inaccessibili emozioni e pensieri.
Provo ugualmente delle emozioni?
Certo che si! Solo che la coloritura delle emozioni è molto variopinta e la stessa emozione può essere provata a gradi diversi da persone differenti anche in situazioni piuttosto simili. Come se avessimo dei recettori che per qualcuno si attiva al massimo e per qualcun altro un po’ meno.
Cosa possiamo fare?
Chi è più propenso ad esprimere le sue emozioni sicuramente dovrà allenarsi a leggere i dati di contesto per capire se il luogo e il momento sono quelli opportuni e se le persone che ha di fronte possono accogliere la sua espansività. Viceversa chi è più introverso dovrà vincere un po’ di resistenze e cominciare a partecipare qualche aspetto di sé, dapprima agli intimi, poi pian piano anche con gli altri tenendo sempre ben presente che con gli intimi potrà allenarsi a dire di più di quanto dirà mai ad un conoscente o ad un collega che non sia anche amico.
Esprimere la propria gioia contagia anche gli altri; esprimere le proprie paure crea condivisione e vicinanza permettendo il sostegno e l’incoraggiamento; esprimere il proprio dolore permette l’accoglienza; esprimere il proprio disgusto permette la definizione dei confini tra ciò che siano noi e ciò che è l’altro e dei limiti tra ciò che condividiamo e ciò che rifiutiamo; esprimere il proprio stupore è il grazie che diciamo all’altro per il dono che ci ha fatto.
Molto spesso tendiamo a socializzare solo alcune delle emozioni mentre le emozioni tutte sono la coloritura e non le sfumature della nostra esistenza. La loro espressione permette l'avvicinamento tra le persone. 


Chi ha imparato ad esprimerle vive certamente meglio e si relazione anche meglio, e in questo ci si può sempre migliorare. Attenzione invece a non vomitarle sull’altro, potreste pentirvene e fargli molto male!

E allora buone colorite emozioni!