Dell'uomo
si dice che abbia più forza muscolare, che il suo comportamento è regolato dal
testosterone e che per effetto di esso è portato ad agire. Certamente ogni cosa
è vera in sé e per sé. Ma il gioco è presto fatto: l'uomo è anche un essere
razionale ed ha una coscienza emotiva e può scegliere di utilizzarla o non
utilizzarla. Quando la utilizza è l'uomo che tutte noi
donne sogniamo, sa fare, pensare, comunicare, far emozionare, ha delle mete
e dei valori. Quando sceglie di non usare tutte le sue capacità gli partono i 5 minuti e non ha
più il controllo di sé.
Un
uomo violento è un uomo che non è mai stato stimato, che deve prendere con la
forza ciò che nessuno mai gli ha dato. E' un uomo che ha un nucleo molto
fragile, quello che attrae le crocerossine al grido di "Io ti
salverò", "Io ti amo come mai nessuna ti ha amato prima, e..."
giù con le giustificazioni, le coperture, i mascheramenti e le chiusure, si ma
con il resto del mondo perché non sappia, non si accorga e tutto appaia sereno.
Quello che si può vedere
è la maschera di facciata. Una facciata non sempre osservabile ad occhio nudo
ma che richiede alla persona una energia infinita per scindere le sue parti
buone e le sue parti inaccettabili. Di fatti non di rado l'accusa è alla
vittima "L'hai voluto tu! Se tu non facevi questo era tutto perfetto tra
di noi". Più di rado la brutalità traspare da molti atteggiamenti che
definiremmo di poca galanteria, delle inattenzioni, così spesso vengono lette
dalle donne rese cieche dall'amore "E' distratto. Non ci ha pensato. Era
preoccupato per un altra cosa." E giù con le giustificazioni che questa
volta la donna stessa fornisce all'uomo.
Tra vittima e carnefice
si innesca una vera e propria dipendenza che non è solo fisica ma anche
emotiva. I due partner si confermano a vicenda le loro parti deboli e
ferite:
LEI "Tu sei buono ed
io lo so, mi basta il tuo attimo di sorriso, il regalino per dirmi che mi
pensi, la sfuriata che mi dice che mi ami e che sei preoccupato per me e che mi
vuoi proteggere". E' la trappola mentale in cui cade la donna vittima di
un uomo violento. Ogni gesto di lui è letto in funzione del bene che le vuole e
non del male che le fa. E' una donna tutta protesa a voler cogliere
l'intenzionalità positiva dell'uomo, non può concedersi di dubitare di lui (se
così fosse scatenerebbe oltremodo la sua ira e non potrebbe confermargli che
lui è buono. E' la scommessa della sua vita. Costi quel che costi!).
LUI "Tu non ti fidi
di me, se tu ti fidassi di me vedresti che io sono buono e che faccio di tutto
per te. Se tu mi vedi buono io sono buono e soprattutto quando mi sfogo è
perché tu non vai bene. Il mio essere buono con te, te lo devi meritare, non è
scontato. Nessuno mi ha regalato mai niente. E allora datti da fare!" E'
un uomo che cerca nell'altro la conferma costante di ciò che fa e che può
essere. Ma non lo fa al modo dei timidi ed introversi, lo fa al modo dei
presuntuosi e dei violenti. L'altro è totalmente in funzione di lui, non può avere
una identità sua, serve a lui ed a conferma della sua identità. Che la donna si
allontani è inammissibile senza il suo consenso, e poiché lei è il perno della
sua identità, da lei dipende il suo essere confermato, la partner questo
permesso non potrà mai avercelo.
Ecco che la situazione
diventa una trappola in cui la
coppia deve necessariamente isolarsi o vivere in contesti che sono intrisi di
questa stessa cultura della violenza (fisica
e psicologica insieme). Colui che prova ad uscirne è il traditore. A poco
valgono i tentativi di parenti ed amici, il patto interno ed implicito tra i
due è difficilissimo da spezzare.
Cosa può fare una donna: rifuggire l'isolamento
emotivo, confrontarsi con amici e parenti, tenere vivi i suoi hobby e
coltivarli sin da ragazza. Da adulti si fa ben poco, anche in situazioni di pronto
soccorso, denunce e ricoveri spesso la vittima è così succube che nega anche
oltre l'evidenza. Il fenomeno si può prevenire ma sul momento si ottiene molto
poco. Strategie di prevenzione nelle scuole, nei gruppi adolescenziali, nelle
famiglie possono essere un buon modo di prevenire lo sviluppo di una forma
mentis passiva e debole che fa si che la donna si predisponga ad essere
vittima.
Cosa può fare un uomo: riconoscere che in lui coabitano dottor Jeckyll e Mr. Hyde esattamente come in ogni altro
uomo c'è una parte buona ed una parte "cattiva" e che in base a quale
delle due nutriamo con i nostri pensieri e le nostre azioni il corso della
nostra vita e dei nostri comportamenti può cambiare. Anche qui è molto
difficile, se non impossibile, intervenire in età adulta. L'optimum sarebbe
l'intervento precoce sin dalle scuole primarie, lì dove il
bambino può ricevere quelle attenzioni e riconoscimenti che gli
serviranno da adulto per riconoscere ed identificarsi con i suoi valori.
Le azioni di prevenzione del bullismo e della violenza in famiglia partono da
molto prima che il fenomeno si manifesti.
http://www.huffingtonpost.it/2015/07/16/video-segnali-violenza-donne-_n_7807758.html (Video sugli inganni del cervello nel
selezionare le informazioni che vogliamo vedere a discapito di quelle che non
vogliamo accettare)
Come intervenire con un
uomo aggressivo
Se è una
persona con cui hai una relazione: la denuncia e la
chiusura della relazione sono l'unica difesa possibile, a volte la
fuga è necessaria. Il primo passo da fare è in
ogni caso decidere di farsi aiutare se lui non è consapevole del
suo bisogno di aiuto (e difficilmente lo accetterà).
Se è una
persona che stai iniziando a frequentare. Stai in allerta sin
da subito ai primi segnali di inattenzione costante, di malessere, di non
stima, di disconferma di te. Non chiuderti al dialogo ed al confronto con gli
altri. Parlane con chi ti vuole bene.
Esistono
sul territorio nazionale diverse forme di centri anti
violenza specializzati per l'intervento di aiuto alla donna
maltrattata: Differenza donna, SOS Donna, Telefono Rosa, ecc. ecc.
Segue dal post precedente sulla rabbia delle donne