9.12.16

L'arte di corteggiare, scegliere ed amare tra maschile e femminile_Parte I

Il corteggiamento è la nobile arte di fare cose cortesi per una persona, quella persona che per un motivo, spiegabile o meno, cattura la nostra attenzione e la canalizza, quella persona che uscendo fuori dalla massa di tutte le generiche altre persone rapisce i sensi e la mente.
Il corteggiare come azione richiama al gesto di portare a corte che lascia intravvedere un riconoscimento di valore di se stessi come degni di essere visitati dall'altro e dell'altro come degni di entrare nella propria coorte.
Il corteggiamento, come rituale romantico, ha fondamentalmente tre finalità:
1) permettere ai due personaggi in gioco di uscire dalla massa informe delle X persone che le circondano
2) di conoscere l'altro per poter attuare una scelta consapevole
3) e di farsi conoscere per poter essere scelti.

Il corteggiamento non ha garanzie di successo! E' una dichiarazione di intenti tutta da verificare.

E' dunque chiaro che in una situazione così articolata entrino in campo desideri, sogni, progetti, aspettative, ansie, paure. Vediamoli un pò tutti. Il desiderio è una presenza informe di "qualcosa" che è avvicinabile al sogno (entrambi sono eterei) e che sta prima del sogno. E' l'elemento che attiva il sogno. potremmo definire il desiderio come una spinta a sognare. Il sogno è la manifestazione mentale di qualcosa che vorremmo e che può rimanere un sogno o trasformarsi in progetto. Dipenderà in buona parte da noi e da quanto ci attiveremo e soprattutto da quanto CREDIAMO in questo sogno. Non è ancora sufficiente crederci perché un sogno si materializzi: occorre trasformarlo in progetto ovvero quella serie di passi, di fasi, di comportamenti, di "rituali" che messi nel giusto ordine (usando le categorie spazio/tempo) possono portare al risultato desiderato. Se dunque l'obiettivo di un desiderio è la spinta a sognare, l'obiettivo di un sogno è la spinta a mettersi in movimento, allora l'obiettivo di un progetto è ottenere un risultato.

Quale può essere il risultato nel corteggiare qualcuno/a?
Lavorando con i single mi accorgo che troppo spesso il risultato è inteso come un binario unico ed è confuso con il "trovare un/una fidanzato/a". Poi c'è chi pensa che i risultati possano essere molteplici come ad esempio essersi conosciuti, aver trascorso bei momenti insieme, aver ampliato ed integrato la cerchia degli amici, ma ancora una volta la confusione fa capolino. Non stiamo parlando di una amicizia, stiamo parlando di un corteggiamento. Questi obiettivi si riferiscono ad una fase temporale precorteggiamento, appena prima del corteggiamento dunque, si riferiscono ad un qualunque rapporto di conoscenza generico e non meglio specificato. Allora qual'è il compito vero di un corteggiamento? Sicuramente il conoscersi e il trascorrere momenti significativi insieme ne fanno parte ma non bastano. Il corteggiamento deve poter ambire allo scoprirsi con gli occhi dell'altro, allo scoprire aspetti nuovi di te, ed in questo modo avere le idee più chiare su che persona sei quando sei accanto all'altro, eh si, anche su chi è l'altro, chi è di per se stesso/a e chi è nell'interazione con te. Questo tempo è prezioso perché fa passare dal desiderio di non essere soli, al sogno di avere una persona vera in carne ed ossa accanto, al difficile compito di scoprire chi può incarnare questo ruolo.

Tutta colpa delle aspettative. Quando decidi di avvicinarti ad una persona intenzionalmente lo fai perché hai colto in lei qualcosa di molto bello e vuoi scoprire se è così ed anche di più. L'inceppo si manifesta quando le aspettative sono molto alte, sono nutrite dal desiderio che è staccato dalla realtà e dalla progettualità concreta, sono totalmente immerse nell'ideale di come e cosa una persona vorrebbe o di come l'altro dovrebbe o potrebbe. Questi verbi al condizionale parlano di un ipotetico che non è delle relazioni mature. Una relazione matura è centrata sul tempo presente, sulla consistenza di come si è non sul desiderio di ciò che vorremmo o potremmo diventare. Vivere il tempo presente non è sempre cosa facile. Un'altro limite delle aspettative, che chiariamoci bene sono una componente naturale dell'essere umano, è che possono essere rigide o statiche. In questo modo non permettono alla persona di vedere chi ha veramente di fronte ma sottopongono l'altro ad una costante messa alla prova: "Sei come io mi aspetto da te oppure sei diverso (=non vai bene)?"

Il ruolo di paura ed ansia. Paure ed ansie sono sempre in agguato. sono una componente sana della crescita. La prima ci indica che dobbiamo dotarci di strategie adeguate all'impresa che ci accingiamo a svolgere, la seconda ci da quel brio tipico dell'incertezza di essere in un tempo che si muove e che si trasforma, che si evolve e non resta identico a se stesso. Entrambe parlano della pro-tensione dei nostri sforzi affinché quello che stiamo facendo vada nella direzione desiderata e della consapevolezza che nell'interazione con l'altro lo scenario possibile non è dato solo da ciò che noi vogliamo ma anche da ciò che l'altro vuole.

Effetti nocivi di aspettative, paure ed ansia elevate. Quando le aspettative sono troppo elevate, inevitabilmente si innalza la paura di non poter raggiungere la meta dei propri desideri e l'ansia di non essere sufficientemente bravi a farlo. La persona tenderà dunque a crearsi una sorta di mondo ideale, un rifugio nel sogno, un luogo dove paure ed ansie si acquietano, tutto funziona per come la persona vuole, desidera e sogna. peccato che la realtà è ben diversa. Una persona che si rifugia nel mondo ideale, meta irraggiungibile per se stessi e per gli altri, è una persona che sta bloccando alcuni passaggi importanti del suo sviluppo, della sua crescita come persona, si sta impedendo di essere veramente se stessa, sta rinunciando alla possibilità di scoprire e accettare alcune parti di se. La persona che si rifugia nell'ideale perde il contatto con se stessa e rinuncia, temporaneamente o illimitatamente ad identificarsi come persona unitaria, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con la sua forza ed i suoi limiti, con le sue componenti interne femminili e maschili.

Come si diventa persone integrate. La relazione con gli altri è di fondamentale importanza. E' nella relazione con l'altro che siamo costantemente invitati a entrare in profondo contatto con noi stessi, con la natura di ciò che siamo. Questo non accade nell'isolamento sebbene in alcuni momenti della nostra vita abbiamo profondamente bisogno di stare da soli per fari i conti con quanto di noi abbiamo scoperto nelle esperienze fatte. Il fatto è che come esseri umani abbiamo bisogno sia di imparare a stare da soli sia di saper stare con gli altri. Inoltre in alcuni momenti della vita è naturale che si privilegino le relazioni con persone del proprio sesso, cosa che permette di interiorizzare aspetti del proprio maschile (se si è di sesso maschile) o femminile interno (se si è di sesso femminile). Senza volermi dilungare su questo, preciso che sto facendo qui riferimento a quegli elementi che già Aristotele e Platone e successivamente C. G. Jung chiamavano Animus ed Anima e che coesistono in ciascun individuo: il nostro maschile e femminile interno. Ci sono poi momenti della vita in cui si ha bisogno di relazionarsi con figure del sesso opposto e attraverso questo passaggio diventa possibile appropriarsi e imparare a gestire il proprio maschile interno (se si è femmine) ed il proprio femminile interno (se si è maschi). Lì dove questa integrazione non avviene, a livello caratteriale e comportamentale, la persona potrà arrivare a manifestare ella stessa quegli aspetti che tanto critica alle persone dell'altro sesso e si rifugerà in una ricerca affannosa di un ideale di persona su cui va a proiettare tutto quello che di buono e bello desidera ma che non può ottenere perché non ha imparato ad accoglierlo e ad accogliersi nell'interezza della sua natura. Essere persona integrata significa dunque saper fare i conti con la multisfaccettorialità del proprio essere umano, con le proprie contraddizioni interne, con gli aspetti propri del proprio femminile interno e con gli aspetti del proprio maschile interno. Significa saper riconoscere le proprie peculiarità e non dover dimostrare all'altro di essere altrettanto bravo invadendo il campo di azione specifico dell'altro sesso.

L'importanza di essere persone integrate già nel tempo del corteggiamento. Se durante il corteggiamento un obiettivo importante è scoprire come si è quando si è di fronte all'altro (nella bidirezionalità del conoscersi e del farsi conoscere) va da se che tanti autosabotaggi tipici di questa fase della relazione derivano dall'incertezza di non sapere chi si è, dal bisogno di voler apparire (a se stessi prima che all'altro) nel modo che meglio rappresenta l'immagine che si vuole dare di sé. Se la persona che si è dentro (il vero Sé) e la persona che appare fuori (il Sé sociale) sono in sintonia e si rappresentano vicendevolmente va tutto bene, l´integrazione tra mondo interno e mondo esterno nella persona ha un buon livello di congruenza e dunque di funzionamento. Se invece l'immagine interna che si ha di sé si scosta molto da quella che si cerca di mostrare agli altri allora appare chiaro che l'incontro con l'altro è difficile di per se stesso ed ancora di più durante il corteggiamento. Quello che viene e verificarsi è la paura che l'altro possa scorgere quegli aspetti che si cerca di tenere nascosti, oppure la difesa di quel Se sociale che essendo molto distante dal Se interno finisce per essere un immagine falsa che si cerca di proporre di se stessi.

Come vivere bene il corteggiamento. Il corteggiamento è dunque un occasione per fare verità su se stessi, sull'altro e sulla relazione. Accettare questo significa entrare in una predisposizione adulta e matura di come si incontra veramente l'altro, di accoglierlo così come è senza pretesa di cambiamento né richiesta di aderire ad un pre-contetto di come lo si è immaginato fino a quel momento, di come ci si è detti per una vita intera che si vuole il partner. E' a questo punto che ci si può sentire pronti all'incontro con una persona e non con l'oggetto dei desideri, si è pronti ad incontrare una essere umano e non un idea. Desiderare il bene per sé e per l'altro, cercare la verità sulla relazione, dicendosi le cose con quel desiderio di base di non nuocere all'altro anche quando gli si fa una critica ma di creare occasioni di miglioramento rende quel tempo veramente propizio qualunque ne sarà l'esito.


Dott.ssa Antonella Ritacco