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7.3.19

Un po’ di tempo per noi



Per crescere come coppia è fondamentale regalarsi dei momenti di reciproca cura da trascorrere insieme, per non pensarsi come persone scontate di cui si sa già tutto

Tra i doni più preziosi che possiamo ricevere e donare c’è il dono del proprio tempo. La sua preziosità deriva dal fatto che non può mai e in nessun caso tornare indietro. Quando è dato, è dato. È per questo che il dono del proprio tempo procura un senso di appagamento. Esso trasmette all’altro un messaggio di valore e di unicità. Da fidanzati lo si sperimenta tante volte, si ricercano intenzionalmente occasioni per condividere qualcosa ma anche più semplicemente tempo da trascorrere insieme. In questa fase il tempo passato insieme è fondamentale per la conoscenza reciproca. Questa sana abitudine di continuare a dedicarsi tempo e continuare a conoscersi e scoprirsi dovrebbe durare tutto l’arco della vita. Esso è un ingrediente importante per costruire l’intimità di coppia. Il modo come viene utilizzato rivela la capacità dei partner di pensarsi come entità distinte, in evoluzione e in comunione tra loro o viceversa come persone scontate di cui si sa già tutto. Raccontarsi ad esempio le riflessioni personali dopo un accaduto, cosa si è appreso da esse e come lo si vorrebbe integrare nella propria quotidianità, voler sentire il parere del partner a riguardo, è un modo di donarsi all’altro che non solo richiede tempo e spazio, che nel tran tran quotidiano possono sfuggire di mano, ma anche una disponibilità mentale a vedere sé stessi e l’altro come sempre nuovi e da scoprire.
Molte coppie si dedicano alcune ore settimanalmente o mensilmente per continuare a crescere insieme. Se hanno dei figli organizzano per loro un intrattenimento che va dai nonni alla babysitter, o se sono già più grandini il rimanere a dormire a casa dell’amico del cuore. Il messaggio metacomunicato al partner è del tipo “tu sei importante per me”, “quello che ti riguarda mi sta a cuore”, “sono curioso di scoprirti sempre di più”, “è bello passare del tempo con te”. Sono dei messaggi che nutrono profondamente la relazione.
Se non lo fate già, approfittate dell’arrivo della bella stagione per cominciare ad organizzarvi un pomeriggio, una serata, un fine settimana in cui la meta non sia il luogo dove andrete, bensì un tempo di qualità vissuto in due.
Alcune coppie scelgono di dedicarsi tempo quotidianamente. Lo fanno ad esempio lasciando i cellulari e il televisore spenti durante la cena, oppure ritagliandosi un tempo sul divano dopo aver messo a letto i bambini o scegliendo un giorno in cui si rientra prima dal lavoro. L’abitudine di eliminare le fonti di disturbo nella comunicazione serve primariamente a rimanere centrati su di sé, sul partner e sul discorso che si sta condividendo. La sovrastimolazione, di qualunque genere sia, interrompe il flusso di pensiero e di emozioni che si stanno condividendo.
Quali difficoltà si possono incontrare?
Se non si è abituati a parlare e condividere i propri vissuti, la difficoltà principale può essere quella di predisporsi ad iniziare. Tanti “se” e “ma” possono venire alla mente che a ben guardare possono trovare una soluzione soprattutto se messi in comune col partner o con le figure di riferimento.
Un’altra difficoltà è quella di pensarsi come già noti. Dare per scontato che si sappia già tutto dell’altro nega i processi di crescita personale, di apprendimento dall’esperienza, di capacità di miglioramento. L’effetto indiretto è un disinvestimento nella relazione che invece necessita di attenzione e dedizione.
I benefici indiretti
In primis la qualità e forza della relazione. Sapere che l’altro, nonostante i “se” e i “ma” che realmente hanno a che fare con il senso di responsabilità, può riuscire a fare spazio al “noi” permette di sperimentare senso di valore e fiducia nel poter contare fino in fondo sull’altro.
In secondo luogo i figli traggono da questi piccole “separazioni” genitoriali numerosi benefici tra cui: hanno l’occasione di percepire e definire i propri confini personali, di sentirsi rasserenati al loro ritorno e sono incentivati a sviluppare autonomia, interessi e curiosità e cosa molto preziosa apprendono in modo indiretto come ci si prende cura della relazione. Inoltre poiché ai loro occhi, mamma e papà che coltivano la relazione di coppia, si stanno prendendo cura di ciò che rappresenta la premessa della loro esistenza, essi ne traggono un grande senso di sicurezza interna.

Per visualizzare l'articolo pubblicato su Città Nuova on line, nella rubrica #Noidue, clicca sul link qui sotto.
https://www.cittanuova.it/un-po-tempo/


17.1.19

Coppie, 7 motivi per non vivere coi familiari



Due giovani sposi dovrebbero ambire da subito alla propria indipendenza, per il proprio benessere e quello della famiglia d'origine



Avete deciso di sposarvi, ma le finanze sono ancora instabili e c’è un appartamento libero accanto ai genitori di uno dei due, o una stanza in più che non viene mai usata a casa loro. Ne parlate col partner, anche i vostri familiari sono d’accordo, forse non tutti. «Ma sì, forse per un po’, qualche mese, finché non si sistema la situazione di quel contratto, o non trovate un lavoro migliore. Così siamo tutti più tranquilli!». «E poi ci pensi, con i soldi che risparmiamo sicuramente potremo comprarci i mobili per casa nostra».
Argomentazioni che un tempo avrebbero retto e forse fatto anche la fortuna degli inizi di una giovane coppia che così poteva più velocemente acquistare una casa e “stabilizzarsi”, mentre oggi vengono guardate con diffidenza da amici, alcuni parenti, psicologi e guide spirituali. Perché?
I principali motivi per cui una giovane coppia dovrebbe ambire da subito a una propria indipendenza riguardano aspetti sia della coppia e del processo attraverso cui essa si definisce, sia i bisogni o criticità della relazione con la famiglia di origine. Vediamone 7:
  • Noi. Una giovane coppia ha bisogno del suo tempo per definire il personale modo di stare nella relazione. La funzione “noi” è un processo lento che necessita della giusta privacy, intimità e di un “vuoto fertile” per essere sviluppata.

  • La coppia ha suoi propri confini e non tutti i genitori sono pronti a rispettarli, né tutti i figli sono già allenati a insegnare ai propri genitori a tenerne conto. Nella relazione tra figlio e genitore arriva il momento in cui l’uno deve mostrare all’altro che è arrivato un nuovo tempo e che i modi di prima ora risultano intrusivi e lesivi della nuova realtà di coppia.

  • Intimità. L’intimità della coppia è un luogo sacro in cui nessun altro è autorizzato ad entrare. Essa è condivisione profonda della propria interiorità, è fare progetti insieme, è custodire le proprie scelte e motivazioni, è vivere la sessualità, è fare le cose con il proprio tempo e ritmo.

  • Vuoto fertile. La coppia necessità di quello spazio/tempo in cui la relazione può impastarsi, lievitare e trasformarsi in un rapporto sano ed equilibrato tra i partner e con le figure d’origine. È l’assenza, intesa come lontananza e subitanea indisponibilità, che permette di sviluppare la giusta distanza, che sarà così importante per fare spazio al “noi”.

  • Assumere e riconoscere ruoli e capacità di ciascuno. A livello psicoemotivo, convivere tutti insieme genera confusione tra i vari ruoli di figlio, adulto, genitore, amico e confidente da un lato e i concetti di indipendenza, maturità, autonomia e affettività dall’altro. Si vengono a creare facilmente ambiguità di questo tipo: 1) ritenere adulto e maturo un figlio quando non lo si ritiene ancora indipendente ed affettivamente pronto a formare una sua famiglia come nucleo a sé stante; 2) avere paura di autorizzarne lo svincolo per timore di perdere il legame affettivo privilegiato, o di soffrire della “sindrome del nido vuoto” legata all’uscita dei figli da casa, o di doversi nuovamente confrontare con il proprio partner a tu per tu, come ad es. nei casi in cui il figlio funge da mediatore nella comunicazione tra i genitori.

  • Autoregolazione e condizionamenti. L’autoregolazione è il meccanismo attraverso il quale la coppia giunge a definire le personali regole di comunicazione, di scelta, di confronto e disaccordo, di litigio, di riflessione, di mediazione e conciliazione. Attraverso di esse si attua la distribuzione del potere tra i partner, si definiscono equilibri e livelli di paritarietà. È importante notare come questi processi possono essere realmente liberi di esplicarsi e giungere all’autoregolazione allorquando sono liberi da condizionamenti, interni o esterni che siano. Un condizionamento importante da citare quando si vive con i genitori o a diretto e costante contatto con loro è che il figlio o la figlia in questione è in casa propria, ma il partner no e questo crea necessariamente un disequilibrio di potere nella coppia.

  • Desatellizzazione. È quel processo così definito dallo psicologo Giovanni Marini, tale per cui un giovane che si stacca dalla famiglia di origine deve poter rendersi indipendente ed autonomo non solo economicamente e strutturalmente, ma anche affettivamente. Il mancato svincolonuocerebbe a lungo andare sia alle persone che alla relazione di coppia, sia quella genitoriale che quella dei figli.

L’andare ad abitare insieme è per una giovane coppia una prova del 9 e insieme un trampolino di lancio verso la costruzione e il rafforzamento di quell’essere “noi” che sarà così importante negli anni a seguire. Questi primi tempi della vita insieme sono importantissimi e, se necessario, vanno tutelati anche a costo di non essere del tutto compresi o supportati.
Infatti, non c’è giusta distanza se non c’è liberta del cuore e autonomia di pensiero. Solo quando nella relazione sono possibili sia la vicinanza che l’allontanamento, la relazione può dirsi matura.

Per visualizzare l'articolo pubblicato su Città Nuova on line, nella rubrica #Noidue, clicca sul link qui sotto.
https://www.cittanuova.it/coppie-7-motivi-non-vivere-coi-familiari/

9.8.18

Siamo pronti a sposarci?

Per quanto intima, romantica e idilliaca possa essere una proposta di matrimonio non è mai un fatto individuale. Non lo è per varie ragioni. Non ci si sposa da sé. Si sposa un altro che si sta scegliendo di amare “come” se stessi e per tutta la vita. Non è solo l’emozione del momento, è un si che si rinnova ogni giorno e che si fa più forte proprio quando ce n’è più bisogno, quando la vita lo mette alla prova.
Non è un fatto solo privato, è un atto sociale.....
Per leggere l'articolo per intero, edito su Città Nuova online nella rubrica #Noidue, cliccare su siamo-pronti-a-sposarci

22.1.16

Perchè si dice che i single al lavoro rendono di più? Come fare la propria parte riservandosi del tempo libero

Chi può farlo?
Quando c'è da organizzarsi, in ufficio come in famiglia, chi è che ha meno impegni e a rigor di logica (si ma quella altrui) ha piú facilitá nel gestire tempi e impegni? Il single! Che domanda.
La stampa ne fa un argomento da rotocalchi: "É una questione di pari diritti. Si organizzino anche gli altri." borbotta il single arrabbiato.
Non mi inserisco nel coro generale, io penso che a volte sia questione di buon senso e tante altre di aver chiarezza dei propri bisogni e progetti di vita, ammesso che si possano intendere veramente "propri" (siamo immersi di fatto in sistemi in cui abbiamo entrambi, sia diritti che doveri) e saper compiere i passi per portarli avanti avendo chiaro che alla meta finale si arriva per piccoli passi e non necessariamente tutto d'un fiato, che abbiamo molte occasioni per arrivarci ma non sono infinite e il piú grande nemico per arrivarvi siamo NOI, non gli altri. Non è il collega che ti chiede di fare lo strordinario al posto suo, ne la sorella che ti chiede di portare a visita la mamma o di pensare alla spesa o di occuparti di cercare e addestrare la badante, ne il vicino che ti bussa ad ogni momento perchè immagina che tu abbia tempo infinito...'in fondo, stai da solo!'
E ci siamo: stai da solo o sei solo?
E qual'è la meta ultima a cui aspiri? É davvero come hai sempre creduto e/o ti hanno aiutato a credere che la meta 'finale'.. è sposarti?

Torniamo al vero motivo di questo post: buon senso e obiettivi personali chiari....

La vita lo sappiamo è creativa e quando noi non vogliamo fare i conti con aspetti di noi ecco che ci serve i piú disperati piatti di portata come su una ricca tavola imbandita e abbiamo solo l'imbarazzo della scelta sul "da dove cominciare". E se per caso le opportunitá non dovessero fare al nostro gusto, badate NON al nostro caso, ci toccherebbe accontentarci delle briciole pur di non morire di fame ma non saremmo mai sazi. Certo la nostra mente ha sviluppato varie strategie per dirci che stiamo facendo le scelte giuste, che quelle che altri chiamano briciole per noi sono piatti deliziosi...e così via... Mi spiego meglio.

Occorre buon senso. Buon senso è saper valutare la situazione, è decidere di volta in volta in base ai dati oggettivi (sono più libero/vicino/opportuno/funzionale io o tu in questo preciso momento e/o situazione?) e soggettivi (mi ero programmato tutt'altro e mi dispiace rinunciarci, ciò che mi si chiede è importante e DAVVERO non è possibile fare altrimenti?) invece che sulla base di un "L'ho sempre fatto io ora tocca a te" (proposta recriminante) o "Devo farlo io sennò qui non ne usciamo" (modalità salvifica) o "Lo faccio io così so già come si fa e facciamo prima" (che rimanda all'altro che gli sei indispensabile mentre il bisogno di sentirti indispensabile e ricevere così un riconoscimento del tuo valore è solo tuo) o "Lo devo fare per forza io, mi sento incastrato" (modalità succube e passiva).

Buon senso è saper chiedere aiuto e sostegno ogni volta che è necessario, è uscire dall'implicito (almeno con te stesso: non te la raccontare) ovvero si sappia che c'è un problema e che va risolto. Quante volte sei rimasto incastrato in una situazione per anni prima di trovare la forza di chiedere aiuto? Si chiama accondiscendenza, a volte si può chiamare anche "rinuncio a vivere la mia vita per starti al fianco", e i motivi per cui lo fai possono essere davvero tanti. Ti sará utile scoprirli ma più di tutto dovrai fare il salto, scegliere di vivere da adulto la TUA vita non più quella di qualcun altro.

Prenditi cura dei tuoi bisogni ed abbi degli obiettivi personali.

I bisogni sono di tutti, sono anche i tuoi, ma tieni a mente che NON esistono solo i tuoi. Sei al mondo con altri 6 miliardi e novecentonovantanovemilioni di persone: un surplus di bisogni. Eh si, hai da pensare ai tuoi senza calpestare quelli degli altri e sai perché? Per un motivo molto semplice: tu sei l'altro di 6 miliardi e novecentonovantanove milioni di altri. Insomma, non sono pochi e se ognuno di loro ignora i tuoi bisogni, sei fritto! E tutto questo per la semplice regola del fai agli altri ciò che vuoi venga fatto a te.
ATTENTO! Ci sono dei tranelli per cui anche qui non è facile capire: vengono prima i miei o i tuoi bisogni?
E dovrai essere molto lucido nei momenti cruciali della tua vita perché è lì che ti giochi te stesso, le relazioni che hai attorno, la possibilità di "essere parte di" e di realizzarti insieme agli altri o da solo.
Si, è una scelta e se segui solo i tuoi istinti magari non ti troverai esattamente dove vorresti essere tra 5-10 anni o solo 6 mesi. Potresti trovarti lì dove vuoi essere oggi. Ti basta?
Se sì, fai come non detto. Se vuoi di più allora ricorca che i tuoi bisogni sono importanti come lo sono quelli degli altri ed allora o impari a fare gioco di squadra o sarai sempre chi subisce i bisogni degli altri o chi impone i suoi agli altri. E non valgono i "si...ma...però" di tutto quello che hai permesso che gli altri facessero in famiglia, sul lavoro, con gli amici, no, non vale. Oggi stai prendendo una decisione che prima non avevi pensato. E quindi azzera i conti con il passato, fai una lista di tutte le volte che hai usato gli altri o che sei stato usato dagli altri e per ciascuna situazione sforzati di vedere un modo nuovo di fare gioco di squadra così da non soccombere tu e che non debba soccombere neppure l'altro. In questo modo l'esperienza passata ti varrà da esercizio per la vita e avrai imparato la lezione.

Imparare a fare gioco di squadra è sinonimo di cooperazione, una abilità prosociale delle specie evolute.


Pur comprendendo la rabbia ti invito a riflettere: se una persona ha un bisogno cosa fa? Se ne prende cura. D'accordo, ma se si fa gioco di squadra (come al lavoro o in famiglia ad esempio) vuol dire che occorre prendersene cura insieme e per farlo esiste una sola modalità di partenza: chiedere. Tante volte vorremmo che una cosa non ci venisse chiesta perché così non saremmo obbligati a dover dire di no mentre invece il chiedere è il primo atto per mettere in comune le forze e capire chi tra i tanti può fare una cosa. Forse adesso è più chiaro che il vissuto interno che la persona ha di come usa o dovrebbe/potrebbe usare il proprio tempo è molto legato ai "borbottii sociali" che troppo facilmente nella pausa caffè si generano "Lui che ha da fare? Ha più tempo di me!".
Prova a resettare, a non ascoltarli, o a non dargli valore. Torna a centrarti su te stesso. Il vero punto non è se tu hai tempo o meno perché non hai una famiglia tua che ti richiede attenzione, il vero punto è come tu vuoi stare al fianco di quella rappresentanza dei 6 miliardi e novecentonovantanovemilioni di persone che popolano il tuo ufficio o la tua famiglia. Un giorni potresti accorgerti che per te è piacevole "occupartene tu" un altro giorno potrebbe pesarti perché avevi già un altro programma a cui tieni molto e sarai tu a chiedere se c'è qualcun altro che può occuparsene (la regola della reciprocità quando i nostri gesti e discorsi sono sinceri funziona sempre). L'opzione del chiedere che fino ad ora hai sempre sentito come costringente è invece proprio quella occasione liberante se ti decidi ad usarla anche tu.
Potresti scoprire che con il tempo, facendo gioco di squadra comune, imparando a chiedersi le cose tenendo conto dei tuoi e degli altrui bisogni non c'è più una lotta con un vincitore ed un perdente ma un afflato in cui a turno ci si sostiene perché gli obiettivi personali dell'uno non minacciano più gli obiettivi personali dell'altro.

Ancora buona vita

Dott.ssa Antonella Ritacco



23.12.15

Ti regalo ció che di piú prezioso ho

Ti regalo ció che di piú prezioso ho, un pezzetto del mio tempo da trascorrere con te. 

Non sembrerá nulla di speciale, non ha una confezione né un fiocco, non ha una corrispondenza in euro né puoi tornare indietro a cambiarlo se non ti piace, ma é veramente quanto di piú prezioso ho.
Per potertelo donare ho avuto bisogno di fare spazio in me, di svuotare il magazzino dei miei impegni sempre tanto importanti, ho dovuto cercarlo io stesso affannosamente nell´agenda o nelle corse tra un negozio ed un altro o tra i vari piatti squisiti da preparare, ho dovuto organizzarmi per le distanze tra un punto e l´altro della cittá o dell´Italia o del mondo, quelle distanze che a volte sono solo del cuore e le ho dovute accorciare. Ho voluto mettermi in cammino per venire a trovarti e preparare uno spazio ed un tempo senza sapere come tu mi avresti accolto. Ho dovuto accettare anche l´imprevisto di una tua reazione e scommettere sulla fiducia che anche tu/voi ne avresti avuto piacere.
Ed eccomi qui, ora, a fare festa con te.


Dare tempo per costruire buone relazioni e vederle sbocciare e fiorire é il nostro augurio per tutti voi.

Buon Natale e buon 2016 di vero cuore.

Antonella e Holger e tutti coloro che collaborano con noi


8.10.14

Perchè tanti single oggi?

Tanti esperti raccontano di come sia cambiata la situazione sociale e culturale del nostro tempo e molti dei motivi per cui tanti giovani adulti restano single a lungo sono ben noti: il passaggio epocale dal matrimonio (e della vita stessa in tutti i suoi aspetti) fondato sul senso del dovere a quello fondato sul senso del piacere; il cambiamento o il capovolgimento di alcuni bisogni da quelli fondamentali (legati alla sopravvivenza) a quelli di autorealizzazione; il sistema politico ed economico che svantaggia le coppie e la famiglia; l'introduzione del divorzio ed il conseguente calo dei matrimoni da una parte e la sempre maggiore facilità a disinvestire energie nella relazione che si è scelta.
Il motore di fondo, quello che nei secoli e milenni della storia dell'uomo ha mosso alle grandi rivoluzioni è la PAURA. Paura di non aver fatto la scelta giusta, paura che nonostante l'amore che si da non si sarà ripagati abbastanza, paura che non siano i sentimenti più puri a muovere le corde della relazione, paura che....in fondo non valiamo abbastanza per meritarlo questo amore!
E allora le nostre teste sono piene di tanti "si...ma...però...." come se l'amore fosse condizionato. Sei proprio sicuro che l'amore sia questo? Cosa hanno le coppie felici di diverso dalle altre? In un post precedente ti avevo invitato ad osservarle, l'hai fatto?
In ogni caso rasserenati: ciascuno è diverso. E ogni storia è diversa. Non puoi pretendere di fare la stessa scelta di un altro o che quello che è successo ad un altro accada anche a te. Tu sei diverso, tu sei UNICO! Unico ed irripetibile, come uniche ed irripetibili saranno le relazioni che ti capiteranno. Non esser facilone nel generalizzare per sommi capi  quando vedi delle similarità. Tu sei tu! Ed hai il tuo modo di fare una scelta che è diverso da un altro e questo lo potrai apprezzare solo se ti conosci fino in fondo. Sei unico, non desiderare l'omologazione!
Sei unico/a e bello/a così come sei. E SEI DEGNO DI STIMA E DI AMORE. Lo credi? O fai finta di crederci? (Più avanti ti spiegherò anche la differenza ed i disastri che ne possono venire nella tua vita e in quella degli altri quando non ci credi o fai finta di crederci.) Fortunato chi si guarda dentro e sa che anche se non è tutto bello ciò che vede questo non cam,bia l'essenza del suo credere in se stesso e nel proprio valore fondante, chi sente le proprie radici forti pur nelle sue fragilità perchè sa che sta lavorando per essere una donna o un uomo ogni giorno migliore invece che ritenersi arrivato per sempre.
Oggi tutto ci viene proposto come bello e accattivante, tutto solletica le nostre passioni e pulsioni, esattamente come quando eravamo bambini davanti agli enormi scaffali dei grandi magazzini: come fare a SCEGLIERE? Cosa vale veramente la pensa di portarti a casa? Ci sono alcuni di noi che scelgono ponderando bene le informazioni e dunque hanno bisogno di darsi tempo per conoscere l'altro e dare all'altro il tempo per ri-velarsi (nella relazione tutto è duale, tutto è da leggere nbella reciprocità degli aspetti, non posso dimenticare che c'è un altro davanti a me e non un oggetto a cui chiedo di fare ciò che voglio). Altri invece vanno a passo spedito come se già sapessero cosa vogliono, hanno evidentemente sviluppato dei sensori (ne parleremo più avanti) per decifrare cosa gli piace e cosa no, e sono capaci di confermare e mantenere la loro scelta nel tempo. Siamo diversi, siamo unici! E allora di fronte ad una società che differenzia sempre più le scelte fino a confonderci a volte anche in amore siamo sempre più confusi, a volte anche "diffusi"! (E questo chi partecipa ai miei seminari lo sa già!)
E in questo modo è come se rimanessimo sempre degli ETERNI BAMBINI: bisognosi d'amore al punto di fare di tutto per non doverci rinunciare e rompere ogni cosa quando le cose non vanno come noi le immaginavamo (dando la colpa ora a Sè ora all'Altro), pronti a voler prendere tutto e non rinunciare mai a nulla, senza dunque saper lasciare per fare spazio a quell'Altro che inevitabilmente ti chiede spazio/tempo/incontro/autenticità/intimità/disponibilità/accoglienza/dialogo/confronto.
Esattamente come i muscoli, queste abilità possono essere rinforzate. Basta sceglierle! Impunto essenziale è: chiediti a che punto sei sulla strada e attrezzati per proseguire il tuo cammino.

21.10.13

Ci credi nell'amore?

Ehi tu! Dico a te! Cosa pensi dell'Amore? 

Credi che esista, che sia solo una montatura cinematografica o meglio ancora una trovata commerciale, credi che sia un fuoco di paglia, credi che “c'è, esiste, non si vede e ti sta aspettando”?!
Che idea ti sei fatta di Lui: di quel simpatico puttino alato che se ne va in giro con arco e frecce e non si sa mai se tira bene la mira oppure no?
Dicono che sia cieco, allora come fa a tirar frecce per far accoppiare le persone. Io, questi miti, proprio non li capisco!!! E tu?


Ti racconto una storia, leggila piano....

La FOLLIA decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei. Dopo il caffè, la FOLLIA propose: "Si gioca a nascondino?". "Nascondino? Che cos'è?" domandò la CURIOSITA' "Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete quando avrò terminato di contare, vi cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare". Accettarono tutti ad eccezione della PAURA e della PIGRIZIA. "1.. 2.. 3.. - la FOLLIA cominciò a contare. La FRETTA si nascose per prima, dove le capitò. La TIMIDEZZA, timida come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi. La GIOIA corse in mezzo al giardino. La TRISTEZZA cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi. L'INVIDIA si unì al TRIONFO e si nascose accanto a lui dietro un sasso. La FOLLIA continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano. La DISPERAZIONE era disperata vedendo che la FOLLIA era già a novantanove. CENTO! - gridò la FOLLIA - Cominciò a cercare...la prima ad essere trovata fu la CURIOSITA', poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto. Guardando da una parte, la FOLLIA vide il DUBBIO sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto. E così di seguito scoprì la GIOIA, la TRISTEZZA, la TIMIDEZZA. Quando tutti erano riuniti, la Curiosità domandò: "Dov'è L'AMORE ?". Nessuno l'aveva visto. La FOLLIA cominciò a cercarlo. Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi sotto le rocce. Ma non trovò l'AMORE. Cercando da tutte le parti, la FOLLIA vide un roseto, prese un pezzo di legno e cominciò cercare tra i rami, allorché ad un tratto sentì un grido. Era l'AMORE, che gridava perché una spina gli aveva forato un occhio. La FOLLIA non sapeva che cosa fare. Si scusò, implorò l'AMORE per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre. L'AMORE accettò le scuse. 
OGGI L'AMORE E' CIECO E LA FOLLIA LO ACCOMPAGNA SEMPRE.


Tutte queste emozioni ed i comportamenti ad esse correlati esistono veramente e chissà quante volte nella tua vita ti sarai riconosciuto con uno di questi atteggiamenti.
Come ti comporti di fronte all’amore? Sei timido/a e ti nascondi velocemente cercando di non farti scoprire; sei “folle”e distratto e finisci per ferire l’altro anche senza volerlo; come la paura e la pigrizia ti tiri indietro “troppa fatica”, "chi me lo fa fare!"; come la curiosità e la fretta ti lanci troppo presto e senza badare ai particolari; come la tristezza e la disperazione ti fai prendere dall’emozione oppure resti intrappolato/a nel dubbio?

E' gustando la gioia piena della relazione che l’amore farà capolino dal suo nascondiglio!

16.10.13

Fai spazio all’amore!

Fai spazio all’amore!

Quando è che hai iniziato a riempire tutto il tuo tempo? Quante volte ti sei ritrovato a dover rinunciare a qualcosa perché avevi preso già impegni o perché il tuo tempo è già sempre pieno di tutte le cose che ti piace fare? E come è che la tua vita si è riempita di tutte queste cose belle?
Sono felicissima per te che ne fai tante, che hai saputo trasformare i tuoi talenti ed i tuoi hobbies in qualcosa di impegnativo ma… Quante volte per non sentirti solo, per non restare senza fare nulla, per l’impazienza o la sfiducia di attendere o fare una proposta dagli amici, per il timore di fare brutte figure o passi falsi hai cercato e finalmente trovato come dar sfogo alle tue innumerevoli passioni… già, quante volte? È così oggi quelle che chiami le tue passioni possono rischiare di diventare le tue prigioni, quelle che ti ingabbiano nella ripetizione di una vita sempre uguale benchè tu desideri qualcosa di diverso. Da hobbies per riempire il tempo libero si sono trasformate in impegni per non lasciarti tempo libero… e allora, tu che sogni ancora il principe azzurro o la bella addormentata nel bosco e credi che senza l’intervento di fata turchina niente potrà cambiare nella tua vita; tu, proprio tu: FAI SPAZIO, CREA TEMPO… senza un tempo in cui l’incontro con l’altro si possa inserire nulla è possibile. Il tempo strutturato a cosa ti serve veramente?

Qual'è il posto per l'altro?
Soluzioni su misura per te!











Amico, caro amico…ci sei ancora?

Caro amico mio, esisti ancora? Hai un senso nella mia vita così fortemente autodeterminata? Un tempo era per mezzo tuo che riuscivo a conquistare la ragazza conosciuta alla festa di quel conoscente o il ragazzo che frequentava lo stesso gruppo di tuo fratello… e oggi su quale spalla posso contare?
Certo un po’ ti ho trascurato, certo per averti ancora amico dovrei dedicarti del tempo..ma come faccio? Ho tante, troppe cose a cui non posso (leggasi ‘non so’) più rinunciare.
Qualcuno qualche volta mi ha parlato di una cordata, quella che rende sicuri quando si va in gruppo in montagna. A che cosa mi servirà mai se vivo in città?



L’importanza di un ‘incontro’

Esistono incontri fuggenti ed esistono incontri che durano il tempo di una vita. La relatività del tempo soggettivamente percepito è cosa ormai nota. La relazione è sempre un terzo elemento che si inserisce tra due persone. Tutti gli incontri sono dello stesso tipo? Se ti chiedessi di definire gli incontri che hai fatto nell’ultima settimana come li definiresti? Provaci un po’!



I luoghi dell’incontro

Ci sono luoghi in cui è più facile conoscere una persona?
Partiamo da due presupposti logici: 1) per conoscere una persona devi innanzitutto volerlo…e non solo con le parole e le intenzioni, ma anche con i fatti (per intenderci devi uscire dal tuo guscio e avventurarti in sentieri rischiosi); 2) per conoscere una persona anche l’altra deve essere interessata a farsi conoscere (non le si può chiedere di più al momento, ad es. non può ancora essere l’altro/a persona ad essere interessata a conoscerti, devi prima suscitare il suo interesse)
Detto questo possiamo dire che alcuni luoghi (feste, congressi, palestre, associazioni, eventi, ecc.) sono certamente più favorevoli di altri. Ciò che farà la differenza è come tu utilizzi quel luogo e le possibilità di conoscenza che esso ti offre.


La chat è un luogo di incontro?

Certamente oggi le possibilità di conoscersi in chat o attraverso i social network sono modalità sempre più diffuse, per alcuni la chat è divenuta l’agorà universale. L’assenza di confini (territoriali e sociali) da un certo brio e la possibilità di mettere in scena le parti che crediamo migliori di noi ci da un senso di potere e di controllo sull’incontro che in presenza non avremmo. Fondamentalmente la chat è un luogo di incontro ma è un luogo anche selvaggio, le cui regole non sono chiare e condivise e pertanto può nascondere tranelli e pericoli. Da usare con moderazione (per non perdere di vista i contatti reali con le persone) e con le dovute precauzioni (fare attenzione a dare riferimenti altamente personali prima di aver maturato un certo grado di fidabilità sull’altro, in caso di incontri non farlo in luoghi isolati e/o se possibili valutare la presenza anche di altre persone, comunicare dell’incontro a qualcuno, ecc.)



I tempi dell’incontro

Esistono fasi e passaggi, rituali e cicli, come nella crescita umana e nell’evolversi delle stagioni così anche nei rapporti umani. Il tutto e subito è un utopia nella relazione adulta e matura, il tutto e subito è il mero scambio di attenzioni, momenti, prestazioni. La gradualità,che non è mai né lentezza né sacrificio, ma mera predisposizione e attesa degli eventi in parte per come noi li vorremmo ed in parte per come essi stessi debbono andare secondo un corso naturale della vita che non appartiene a noi. Ma come fare a vivere questi tempi? A colmare l’ansia e il bisogno di controllarli? Come fare a non temerli né ad essere sopraffatto da loro?
Il solo tempo che abbiamo da vivere è il presente, il passato è andato e non ci possiamo far nulla più, il futuro non esiste, deve ancora arrivare. Riportare il passato o anticipare il futuro in una relazione può solo essere deleterio…ed i modi per uccidere così una storia sono tanti.