8.11.18

Il posto della coppia


"Avete mai pensato che l’essere partner è solo uno dei tanti ruoli che vivete nella vostra vita? Che è un ruolo con sue specifiche caratteristiche e che da come viene vissuto può dipendere anche il buon funzionamento degli altri ruoli che con esso sono in relazione?"....

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21.9.18

Sei fasi per riuscire a cambiare


"Può capitare che, nonostante la voglia di cambiamento o il desiderio di portare a termine un progetto, ci si ritrovi al punto iniziale e ci si convinca di non potercela fare. Questo può accadere per una valutazione sbagliata del percorso da seguire...." 

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9.8.18

Siamo pronti a sposarci?

Per quanto intima, romantica e idilliaca possa essere una proposta di matrimonio non è mai un fatto individuale. Non lo è per varie ragioni. Non ci si sposa da sé. Si sposa un altro che si sta scegliendo di amare “come” se stessi e per tutta la vita. Non è solo l’emozione del momento, è un si che si rinnova ogni giorno e che si fa più forte proprio quando ce n’è più bisogno, quando la vita lo mette alla prova.
Non è un fatto solo privato, è un atto sociale.....
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4.6.18

Innamorarsi in primavera

Quali sono i fattori che favoriscono e incoraggiano lo sbocciare di nuovi amori? Veramente il tempo e le stagioni possono influenzare la nascita di nuove relazioni. Quali altri elementi sono indispensabili?
Vediamo alcuni spunti in questo articolo.

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8.5.18

Quando i conti non tornano in famiglia

Cosa influenza il modo con cui ciascuno si rapporta al denaro nella coppia? Perché tanti litigi in famiglia si basano sui soldi? Vediamolo insieme nel seguente articolo "Quando i conti non tornano in famiglia"

"Il denaro ha una funzione generale importante. Con esso si soddisfa un primo e concreto bisogno esistenziale di sopravvivenza e di sicurezza. Attraverso il denaro ci si può garantire cibo, casa, cure mediche. Quando questi due bisogni sono minacciati, la persona può avvertire un senso di precarietà in grado di ostacolare la sua serenità e di conseguenza anche il rapporto empatico col partner e con i figli e la concentrazione sul proprio lavoro...."

Per leggere l'articolo per intero, edito su Città Nuova online nella rubrica #Noidue, cliccare sul seguente link:
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6.4.18

Suoceri, generi, nuore e la giusta distanza

L’immaginario comune dipinge la relazione tra suoceri, nuore e generi come conflittuale, ma è sempre così? Cosa può fare ciascuno per impostare e mantenere nel tempo una relazione ottimale?

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8.3.18

La coppia di oggi e i ruoli di genere



Ogni coppia si confronta quotidianamente con gli aspetti gestionali ed organizzativi della vita. In particolar modo un cambiamento importante, come ad esempio un incarico lavorativo di maggiore responsabilità o più comunemente l’arrivo di un figlio impone una riorganizzazione e nuove decisioni....

In che modo uomini e donne, padri e madri, condividono o ripartiscono ruoli e compiti nelle mura domestiche?

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15.2.18

Una festa per i single


Torniamo ancora a parlare di S. Faustino, la festa dei single. Ma questa volta lo faccio con uno sguardo molto più introspettivo, dedicato ai più audaci, a quelli che non si perdono d'animo, a quelli che di fronte alle difficoltà vogliono andare avanti fino in fondo.

Cosa accomuna tutti gli esseri viventi? Cosa è importante sviluppare e non trascurare perché facente parte della propria dimensione umana?

Cosa hanno in comune solitudine e singletudine?

Buona lettura!


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2.2.18

E se non volessi più sposarmi?


Perché è così comune che un traguardo tanto desiderato come il matrimonio, nei momenti che lo precedono possa essere così temuto? La paura di infrangere un sogno e perdere l'idealizzazione o c'è qualcosa di più? 

In "E se non volessi più sposarmi?" trovate tanti spunti utili anche a chi è alla ricerca di un partner.

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12.1.18

Il perdono nella coppia



Quali implicazioni ha il perdono e perchè è così importante nella vita della coppia? Quanti sono i modi per perdonare? Cosa può essere utile da sapere?

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21.12.17

La tenerezza nella coppia


Le interferenze dei genitori su una coppia nascente possono minacciare la costruzione di quel senso di appartenenza che ogni giovane coppia è chiamata a costruire e tutelare. 

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30.11.17

Le famiglie di origine e la coppia


Le interferenze dei genitori su una coppia nascente possono minacciare la costruzione di quel senso di appartenenza che ogni giovane coppia è chiamata a costruire e tutelare. 

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27.10.17

Limiti e vantaggi di alcuni modi di vivere l'attesa

Che tempo è l’attesa e come può essere vissuto? Quali sono i vantaggi ed i limiti di alcuni modi tipici di vivere l’attesa del partner? In che modo l’ambiente di ieri e di oggi supporta o ostacola la capacità relazionale di un single?


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11.8.17

Se si taglia il cordone con la famiglia

Le reazioni emotive interne. Le possibili difficoltà. Come accettare i propri bisogni senza sentirsi in colpa. L’importanza di riconoscere il valore del proprio impegno.


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14.7.17

In vacanza ti stressi o ti riposi? Ecco come capirlo

Vacanza e riposo sono due facce della stessa medaglia, intimamente legati ma fortemente differenti. Sono un tempo dedicato allo svago ed alla rigenerazione psicofisica. Tu come lo usi?


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30.6.17

La coppia che funziona non è mai ferma

Molte coppie ce la fanno a poter dire, con soddisfazione, di amarsi anche più del primo giorno. Guardando la loro storia possono riconoscere varie tappe e fasi. Con stupore si accorgono che il loro amore è cresciuto, che non è rimasto fermo. Ma non sempre è così.

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15.2.17

Occhi per vedere e tempo per conoscere: il nostro augurio per San Valentino 2017 arriva nel giorno di San Faustino

Il nostro pensiero in questi giorni va alle tante coppie conosciute in questi anni (da quell'ottobre 2010 i volti ed i nomi sono tanti) ed ai, molti di più, single che con Esec o in altri modi hanno deciso di mettersi in cammino non più verso un amore ideale ma verso un amore concreto fatto di bivi e di scelte, di progetti e gesti d'amore, di gioie profondissime, di litigate e corse a perdifiato, fatto di sospensioni e di silenzi per comprendere meglio se stessi e l'altro e ogni volta della voglia di ripartire e ricominciare e ritrovarsi. E´un rapporto intimo che le coppie fanno insieme ed i single sono tenuti a fare con se stessi...per ora!

Il nostro augurio è che ciascuno abbia occhi per vedere e per lasciarsi stupire dalla Vita, Vita che ha i suoi tempi ed i suoi giri per condurre lì dove c'è un Bene, un Buono ed un Bello che attende solo di essere s-coperto e troppe volte ha un nome ed un volto diverso da come te lo eri prefigurato. Sarà forse per questo che ogni innamorato sente in cuor suo che l´amato è un dono? Di fatti nel dono è la sorpresa che va scartata (ovvero scoperta) per essere conosciuta.

Un pensiero speciale ai tanti che attendono il loro 'incontro': continuate a prepararvi per essere anche fuori la bellezza che avete dentro.

Noi siamo con voi!
Anche in questo nostro tempo di silenzio, di comparse e scomparse che serve a comprendere e ri-generare. E sentiamo che anche voi siete con noi e questa è RELAZIONE!


Grazie da noi

A&H (alias Antonella Ritacco e Holger Sawatzki)


#Esec
#labellezzadellebuonerelazionivincesempre
#atupertuconlospecchio


20.12.16

L'arte di corteggiare, scegliere ed amare tra maschile e femminile_Parte II



Rispondo qui ad alcune domande sul corteggiamento poste dai partecipanti all'incontro di Verona presso l'Associazione Cantico dei Cantici. Il titolo del presente post era il titolo dell'incontro. Le persone che incontro sia in psicoterapia che in conferenze, seminari e workshop spesso mi rivolgono domande di questo tipo. Aggiungerò dunque alcune di esse a completamento del tema. 


"Perché oggi il corteggiamento sembra essere svanito? In che relazione sta questo suo venir meno con l'emancipazione femminile e con l'evoluzione della nostra epoca? E' così vero che la donna ha messo l'armatura è l'uomo è più fragile?" 
Oggi siamo abituati a trattarci come oggetti, con grande facilità pensiamo di aver verificato e conosciuto come è l'altro e la logica dello scarto è così ben insinuata in noi che facciamo anche fatica a riconoscerla e ad ammetterlo. Se posso avere tutto con grande facilità anche l'amore penso che debba seguire questa logica. Ma l'amore non è immediato, è un sentimento che si costruisce, solo che spesso viene confuso con l'emozionabilità. Una persona che amo necessariamente mi emoziona, una persona che mi emoziona non necessariamente la amo. Tornando al corteggiamento esso ha bisogno di tempo, cura e dedizione, dunque impegno, non è immediato, quindi per chi segue la logica attuale è più facile accordarsi su "ci vediamo" "in che relazione stiamo" "se ci va bene continuiamo se no...". Inoltre abbiamo un cuore ferito: nel migliore dei casi non si tratta di una ferita diretta, ovvero pagata sulla propria pelle, quasi sempre è indiretta per esperienze di familiari, parenti, amici che sono stati delusi dall'amore, e molte volte la ferita è generata dalla sola esposizione mediatica rinforzata poi dall'esperienza di qualche conoscente. Insomma siamo tutti esposti e solo quando si è maturato un buon equilibrio interno, anche questo frutto della naturale fatica del crescere e diventare uomini e donne adulti, si riesce ad avere quella autosufficienza mentale per distaccarsi dal dolore e dalla disillusione e potersi finalmente aprire ad un incontro che sia unico e non viziato dagli strascichi dell'esperienza precedente.
Mi chiedi in che relazione il calo del corteggiamento sta con l'emancipazione femminile? Questo è un tema caldo. L'emancipazione femminile segna un traguardo importante nell'evoluzione del genere umano ma come detto sopra se dentro una donna riecheggiano ancora gli echi di sopraffazioni avvenute lontano nel tempo o dentro di lei alberga il bisogno di dimostrare quanto è forte (perché ha bisogno di dimostrarlo a se stessa o a suo papà che non l'ha apprezzata abbastanza o perché deve prendersi nella vita quella rivincita che sua mamma, sua zia, sua nonna, sua sorella non hanno potuto prendersi) capisci bene che le emozioni e le motivazioni (non sempre consapevoli) le giocano un brutto scherzo. E' plausibile che quando si troverà di fronte ad un uomo che volendo corteggiarla cerca di fare cose carine e cortesi nei suoi confronti, possa rifiutare queste attenzioni confondendole con atti di superiorità maschile (di prevaricazione) o con segnali di inferiorità/debolezza femminile (che lei non può accettare). Inoltre se consideri che, per entrambi i sessi, sempre più spesso prima di sposarsi o andare a convivere si esce dalla casa genitoriale per andare a vivere autonomamente per conto proprio è facile comprendere come una donna o un uomo che hanno sviluppato la propria autonomia, in grado di pensare e provvedersi da sé, per quanto desiderino avere un partner accanto molto spesso in realtà stanno chiedendo al partner "stiamo insieme ma non cambiamo l'equilibrio di prima" ovvero quello che io chiamo l'essere single in coppia.
Che ci sia un disorientamento negli uomini e nelle donne, che abbiano perso la bussola e troppo spesso siano confusi su cosa spetta da fare all'uno e cosa all'altro è una generalizzazione che in parte è vera. Per fortuna non è sempre così. Molto dipende dal grado di sicurezza in se stessi e dalla capacità di accettare tanto l'accoglienza quanto il rifiuto. Che si sia più spaventati questo si è vero, che si fatichi molto a trovare buoni esempi nei propri contesti di vita questo spesso è anche vero, sappiamo che le persone coerenti e le esperienze significative esistono e nutrono. Alcuni ce le hanno a portata di mano altri possono scegliere di andare a cercarsele e per questo devono mettersi in cammino e lasciare le proprie sicurezze, a volte anche mettersi a confronto con familiari e vecchi amici di sempre. Detto questo la tua domanda mi costringe ad entrare di più nel tema del maschile del femminile interno alle persone, quell'Animus e quell'Anima di cui parlavano Aristotele e Platone. E lo farò in un articolo successivo.


"Ma il corteggiamento è maschio o è  femmina?"
Il corteggiamento spesso lo si pensa al maschile in realtà appartiene ad ambedue i sessi. E' la visione romantica delle cose che ci porta a dare questa lettura al maschile. In realtà tutti i film classici ripropongono dame che lasciano scivolare un fazzoletto perchè il cavaliere che passa lo possa raccogliere, avere la scusa di fermarsi e favorire una occasione di precontatto seppure fugace. 
Se la logica del Maschile è quella del dare e la logica del Femminile è quella dell'accogliere (vedi Imparare a Innamorarsi di Sara Cattò) comprendiamo che non ci può essere l'azione dell'uno senza che ci sia la risposta dell'altro che motiva a continuare. E che chiunque dei due da l'avvio alle danze è in realtà di secondaria importanza purché non invada il campo che è prerogativa dell'altro. L'accoglienza nelle donne ha due altre face che sono pericolose: l'una è la pretesa l'altra è l'attesa di ricevere. La prima è carica di violenza e di rabbia, parte da una mancanza, la seconda è una forma passiva, una richiesta indiretta di essere esaudita. L'accoglienza invece è un modo attivo di compartecipare, è un farsi spazio perché le cose avvengano e quando avvengono è anche una forma di comunicazione, è un si! Chiaramente è un si temporaneo che invita, che da il permesso di osare ancora, che lancia il messaggio "si, mi interessa conoscerti meglio". 

  

"E se l'altro si accorge del mio interesse? Mi sembrerebbe di non poter essere più libero nel mio modo di comportarmi"
Ottimo, se l'altro se ne accorge vuol dire che sei riuscito nel tuo intento. C'è chi ama giocare a carte scoperte ma ci sono anche tante persone che vorrebbero avere quello spazio neutro per non doversi subito dichiarare o dover frettolosamente dare una conformazione alla frequentazione. Partiamo dall'inizio (vedi anche la prima parte dell'articolo sul corteggiamento, il post precedente). Io noto una persona che mi interessa: se siamo solo in due e restiamo a parlare per ore possiamo anche non essercelo detti ma che c'è sintonia lo si comprende, se poi siamo entrambi liberi e ci vien voglia di ridarci appuntamento, con o senza amici, sto inviando un messaggio di piacere nel rivederla la persona, e l'altro legittimamente lo coglie. Se siamo in mezzo agli altri chiaramente tutto è più neutro, abbiamo facilità di osservarci, interagire senza dover ancora fare quell'operazione di far uscire l'altro/a dalla massa informe. Questo è un limbo provvisorio che può durare lo spazio di poche ore o qualche settimana al massimo, il tempo che raccogli il tuo coraggio e soprattutto che confermi quanto hai percepito dell'altro. Stazionare a lungo in questo limbo può nascondere una grande insicurezza, un bisogno di camuffare le proprie emozioni, una paura dell'incontro vero con l'altro, la paura di essere sbagliato o di fare scelte sbagliate. Dunque se il tuo intento non è rimanere single a vita ben venga che l'altro si accorga che sei interessato/a a lei/lui. La sensazione che ne hai di essere più limitato nel tuo modo di comportarti potrebbe essere frutto di una insicurezza su come muoverti, cosa fare, dire, proporre, un pò di ansia che è normale, oppure potrebbe avere a che fare con la difficoltà a fare una scelta che a sua volta può nascondere una paura di sbagliare oppure una difficoltà a definirsi, più tipica della nostra epoca, e dei single in generale, in cui si cerca di mantenere aperte il più a lungo possibile tutte le possibilità/opzioni. Solo che non siamo in una operazione di marketing ma in un sistema di relazioni dove ci si può fare del male e si può fare male.



"Come posso lasciarmi corteggiare o farmi corteggiare?"

C'è una sottile venatura che fa la differenza tra i verbi che usi. Mi faccio corteggiare quando ne avverto per prima il desiderio e mi metto in moto affinché l'altro mi noti. Si intravvede un legame con la seduzione, entro in contatto con il mio fascino e lo utilizzo come richiamo seduttivo perché l'altro mi noti e si avvicini. Mi lascio corteggiare indica quando è l'altro a desiderare di avvicinarsi per primo oppure un momento successivo al mio esercizio di fascino. Nel lasciarsi corteggiare è insito l'esercizio dell'accoglienza e la necessità che si rimandi all'altro un messaggio corrispondente al nostro desiderio interno: Si se sono interessata a ricevere le sue attenzioni e sono interessata a ricambiarle oppure No se non sono interessata a riceverle né a ricambiarle. In tutte le condizioni su citate è importante fare esercizio di darsi permessi: di tempo per conoscere la persona, di essere onesti e accoglienti nelle comunicazioni e nei messaggi che volete trasmettere all'altro, di essere pazienti nelle piccole sviste e soprattutto interessati al mondo dell'altro.


"Fino a che punto è possibile corteggiare, dov'è il limite per fermarsi?"
In ogni cosa il limite è la libera volontà dell'altro. Quello che mi chiedi mi fa pensare a due situazioni: quella in cui non leggo i segnali di rimando dell'altro (o non sono sufficientemente chiari) ed io vado ad oltranza e mi autoconvinco che c'è interesse e qualunque cosa l'altro faccia o dica la leggo sempre e solo con le mie lenti viziate dal mio desiderio esasperato di conquistare "l'oggetto dei miei desideri". L'altra situazione a cui la tua domanda mi fa pensare è: ho investito ogni volta energie, tempo, risorse a corteggiare senza avere mai grossi risultati e ne sono stanco. Non voglio più che altri si approfittino di me. Ora le due situazioni possono essere facilmente l'una la conseguenza dell'altra. Gli attori in gioco sono due, almeno i principali. Se non leggo i segnali e insisto troppo mi trasformo in uno stolker, se li leggo male investo per nulla oppure batto in ritirata dandomi un autogol. Sono io che mi sento insicuro ed ho bisogno del risultato certo per confermare la mia validità oppure ho così paura del rifiuto che non vedo la possibilità di un Si. Viceversa se l'altro non risponde alle mie attenzioni con messaggi chiari e soprattutto autentici mi porta lungamente fuori strada ma soprattutto mi da un segnale chiaro di immaturità. Nel primo caso non è in grado di dare valore al mio interesse, può arrivare così a suscitare anche rabbia nel corteggiatore), nel secondo non è pronto a rivelare se stesso, quello che pensa, ha bisogno di crescere affettivamente.
Il limite lo trovi dunque nel rimando dell'altro (chiaro o confuso che sia) ma tante volte il limite lo trovi anche dentro di te.


"Come posso io donna sostenere un uomo che mi interessa perché non si adagi troppo?"
Il tempo è una variabile importantissima nella relazione e nella vita degli esseri umani. E' un bene supremo, non ritorna. Se ti interessa come tu dici, allora vale il tuo tempo. Devi sapere che uomini e donne si relazionano al tempo in modo diverso e per un uomo è una sequenza infinita di momenti mentre per la donna è ciclico ed in questa ciclicità c'è il richiamo ad un inizio e ad una fine. Come donna sei dunque consapevole di cosa significa il passare del tempo. Una cosa che puoi fare è cercare di comprendere questo adagiarsi a cosa è dovuto: è diverso se è il suo modo di fare o se invece nella sua vita si trova in un tempo di grande affaticamento per varie situazioni che sta gestendo. Lui ti interessa, interessati a lui! Solo così puoi trovare la risposta: che può essere l'attenderlo e magari anche il sostenerlo oppure la scoperta che il suo è un modo di adagiarsi per non dover prendere una decisione e di conseguenza potresti essere tu a dover essere chiamata a prendere una decisione, non più lui.


"Se lui non mi piace glielo devo dire subito?
Dipende da cosa vuol dire per te subito. Ti sei data il tempo di conoscerlo? Cosa sai di lui? Oppure ti sei fatta un preconcetto di lui e lo stai usando per evitare una relazione o che lui ti rimandi aspetti di te con cui temi di dover fare i conti? Insomma per la troppa paura che tu non vai bene?
C'è una regola che insegnano nei corsi sui metodi naturali di regolazione della fertilità che è "aspetta e vedi", ovvero datti tempo. Non saltare frettolosamente alle conclusioni. Stare nel cerchio della vita non è facile proprio per questo. Frettolosamente vorremmo sapere cosa succederà, in che relazione stiamo, è lui o non è lui. Aspetta e vedi! Certo che quando ne sei proprio sicura allora si che glielo devi dire. Il tuo tempo è prezioso ed anche il suo (vedi sopra), se vuoi ricevere onestà sei chiamata a dare onestà, se vuoi avere chiarezza devi dare chiarezza. Sarà quindi importante che tu ti prenda qualche minuto per capire cosa e come puoi dirgli quello che pensi, le considerazioni che hai tratto, in relazione a cosa. Nessuno vuole sentirsi usato né rifiutato perciò quando glielo dici digli anche cosa apprezzi di lui sebbene quello non basta per avere una relazione.


Cosa non sta funzionando e cosa possiamo fare in questo contesto sociale? Come single mi sento spesso invitato e provocato a ridicolizzare la relazione, e vedo che tanti lo fanno, so che non mi sentirei a posto con me stesso perché voglio credere nell'amore.
In questa nostra epoca in cui siamo costantemente invitata a pensare che tutto è possibile, tutto è buono, e tutto è lecito abbiamo una occasione più unica che rara per sviluppare con maggiore convinzione la nostra determinazione ad amare ma in una maniera più adulta e consapevole di come è stato fatto in passato. Oggi abbiamo l'occasione di scegliere liberamente, intendo senza i vecchi condizionamenti sociali e familiari (almeno nelle grandi città è possibile), la persona da amare e non abbiamo ancora imparato a gestire questa libertà. Ai vecchi condizionamenti sociali e familiari ne abbiamo sostituito altri che sono interiorizzati e muovono le corde del riscatto della libertà e della paura delle nostre fragilità. In questo modo siamo portati ad attaccare o a difenderci. nessuna relazione sana può nascere da queste due posizioni. Conquistarsi l'adultità, secondo lo schema del GAB (Genitore Adulto Bambino) dell'analisi transazionale, è una avventura tutta da vivere. Significa essere persone autonome ma non autosufficienti, accettare i propri limiti e scoprire e valorizzare i propri talenti, le proprie capacità, significa essere rappacificati con la propria storia personale, significa aver fatto un cammino e volerlo continuare. Significa aver trovato un equilibrio interiore che ti permette di pensarti come un settemiliardesimo di pezzi unici nel mondo, che non è vero che tutto dipende da te ma che tu puoi fare molto e senza la tua parte la terra è un luogo più povero. Ecco cosa possiamo fare: tornare a scoprirci parte del tutto e per questo importantissimi! Mentre invece una parte della cultura odierna spinge a credere che se sei parte del tutto sei nella mischia e non conti. Non c'è un modo migliore per fallire che credere in questo.


"Quali indicazioni per uomini e quali per donne che sono alla ricerca dell'anima gemella?"
L'Amore esiste ed occorrono occhi sempre nuovi pronti a vederlo. Spero che in ognuno di voi ci sia un punto nella vita in cui può tracciare uno spartiacque tra come vedeva le cose e pensava prima e come le vede e pensa dopo un esperienza significativa. Quasi sempre quel punto è il vostro punto vero di inizio. E' un punto di non ritorno in cui finalmente vi siete fatti una vostra idea sulle cose.
Quello che non esiste è il partner ideale. Fintanto che una persona sta cercando quello la sua ricerca è votata al fallimento relazionale, nulla la soddisferà se non per breve tempo e rischia seriamente che solo molto avanti negli anni si possa rendere conto che l'unica cosa veramente sbagliate era l'idea del partner e della relazione perfetta. Tutti abbiamo da confrontarci con l'idea che per quanto bravi possiamo essere, per quanta buona volontà possiamo metterci nelle cose abbiamo anche dei limiti, dei difetti e qualcosa di noi non piacerà ma non per questo l'altro non ci amerà, anzi come mi disse una volta una persona molto cara "Seppi che era lui l'uomo che volevo sposare quando scoprii che amavo anche i suoi difetti".
Non siamo perfetti. Sapersi accogliere nelle proprie fragilità, buttare giù la maschera con le persone intime è una gran dote. Irrigidirsi nel voler mantenere una impeccabile immagine di sé alla lunga logora la relazione. Non si dice il vero su se stessi. Sapersi accogliere significa imparare a perdonarsi e se la persona ha imparato a perdonare a se stessa potrà essere caritatevole, amorevole e accogliente anche con l'altro. E significa anche liberare energie positive, sprigionare il bene che c'è dentro di sé invece che coltivare emozioni negative.
L'amore non si trova, si incontra. Anzi è lui a trovare la persona e lo fa solo quando la persona è pronta. Perciò rendetevi pronti! Siate in ogni momento le persone migliori che possiate immaginare e lui saprà trovare la forma ed il modo in cui incontrarvi.



9.12.16

L'arte di corteggiare, scegliere ed amare tra maschile e femminile_Parte I

Il corteggiamento è la nobile arte di fare cose cortesi per una persona, quella persona che per un motivo, spiegabile o meno, cattura la nostra attenzione e la canalizza, quella persona che uscendo fuori dalla massa di tutte le generiche altre persone rapisce i sensi e la mente.
Il corteggiare come azione richiama al gesto di portare a corte che lascia intravvedere un riconoscimento di valore di se stessi come degni di essere visitati dall'altro e dell'altro come degni di entrare nella propria coorte.
Il corteggiamento, come rituale romantico, ha fondamentalmente tre finalità:
1) permettere ai due personaggi in gioco di uscire dalla massa informe delle X persone che le circondano
2) di conoscere l'altro per poter attuare una scelta consapevole
3) e di farsi conoscere per poter essere scelti.

Il corteggiamento non ha garanzie di successo! E' una dichiarazione di intenti tutta da verificare.

E' dunque chiaro che in una situazione così articolata entrino in campo desideri, sogni, progetti, aspettative, ansie, paure. Vediamoli un pò tutti. Il desiderio è una presenza informe di "qualcosa" che è avvicinabile al sogno (entrambi sono eterei) e che sta prima del sogno. E' l'elemento che attiva il sogno. potremmo definire il desiderio come una spinta a sognare. Il sogno è la manifestazione mentale di qualcosa che vorremmo e che può rimanere un sogno o trasformarsi in progetto. Dipenderà in buona parte da noi e da quanto ci attiveremo e soprattutto da quanto CREDIAMO in questo sogno. Non è ancora sufficiente crederci perché un sogno si materializzi: occorre trasformarlo in progetto ovvero quella serie di passi, di fasi, di comportamenti, di "rituali" che messi nel giusto ordine (usando le categorie spazio/tempo) possono portare al risultato desiderato. Se dunque l'obiettivo di un desiderio è la spinta a sognare, l'obiettivo di un sogno è la spinta a mettersi in movimento, allora l'obiettivo di un progetto è ottenere un risultato.

Quale può essere il risultato nel corteggiare qualcuno/a?
Lavorando con i single mi accorgo che troppo spesso il risultato è inteso come un binario unico ed è confuso con il "trovare un/una fidanzato/a". Poi c'è chi pensa che i risultati possano essere molteplici come ad esempio essersi conosciuti, aver trascorso bei momenti insieme, aver ampliato ed integrato la cerchia degli amici, ma ancora una volta la confusione fa capolino. Non stiamo parlando di una amicizia, stiamo parlando di un corteggiamento. Questi obiettivi si riferiscono ad una fase temporale precorteggiamento, appena prima del corteggiamento dunque, si riferiscono ad un qualunque rapporto di conoscenza generico e non meglio specificato. Allora qual'è il compito vero di un corteggiamento? Sicuramente il conoscersi e il trascorrere momenti significativi insieme ne fanno parte ma non bastano. Il corteggiamento deve poter ambire allo scoprirsi con gli occhi dell'altro, allo scoprire aspetti nuovi di te, ed in questo modo avere le idee più chiare su che persona sei quando sei accanto all'altro, eh si, anche su chi è l'altro, chi è di per se stesso/a e chi è nell'interazione con te. Questo tempo è prezioso perché fa passare dal desiderio di non essere soli, al sogno di avere una persona vera in carne ed ossa accanto, al difficile compito di scoprire chi può incarnare questo ruolo.

Tutta colpa delle aspettative. Quando decidi di avvicinarti ad una persona intenzionalmente lo fai perché hai colto in lei qualcosa di molto bello e vuoi scoprire se è così ed anche di più. L'inceppo si manifesta quando le aspettative sono molto alte, sono nutrite dal desiderio che è staccato dalla realtà e dalla progettualità concreta, sono totalmente immerse nell'ideale di come e cosa una persona vorrebbe o di come l'altro dovrebbe o potrebbe. Questi verbi al condizionale parlano di un ipotetico che non è delle relazioni mature. Una relazione matura è centrata sul tempo presente, sulla consistenza di come si è non sul desiderio di ciò che vorremmo o potremmo diventare. Vivere il tempo presente non è sempre cosa facile. Un'altro limite delle aspettative, che chiariamoci bene sono una componente naturale dell'essere umano, è che possono essere rigide o statiche. In questo modo non permettono alla persona di vedere chi ha veramente di fronte ma sottopongono l'altro ad una costante messa alla prova: "Sei come io mi aspetto da te oppure sei diverso (=non vai bene)?"

Il ruolo di paura ed ansia. Paure ed ansie sono sempre in agguato. sono una componente sana della crescita. La prima ci indica che dobbiamo dotarci di strategie adeguate all'impresa che ci accingiamo a svolgere, la seconda ci da quel brio tipico dell'incertezza di essere in un tempo che si muove e che si trasforma, che si evolve e non resta identico a se stesso. Entrambe parlano della pro-tensione dei nostri sforzi affinché quello che stiamo facendo vada nella direzione desiderata e della consapevolezza che nell'interazione con l'altro lo scenario possibile non è dato solo da ciò che noi vogliamo ma anche da ciò che l'altro vuole.

Effetti nocivi di aspettative, paure ed ansia elevate. Quando le aspettative sono troppo elevate, inevitabilmente si innalza la paura di non poter raggiungere la meta dei propri desideri e l'ansia di non essere sufficientemente bravi a farlo. La persona tenderà dunque a crearsi una sorta di mondo ideale, un rifugio nel sogno, un luogo dove paure ed ansie si acquietano, tutto funziona per come la persona vuole, desidera e sogna. peccato che la realtà è ben diversa. Una persona che si rifugia nel mondo ideale, meta irraggiungibile per se stessi e per gli altri, è una persona che sta bloccando alcuni passaggi importanti del suo sviluppo, della sua crescita come persona, si sta impedendo di essere veramente se stessa, sta rinunciando alla possibilità di scoprire e accettare alcune parti di se. La persona che si rifugia nell'ideale perde il contatto con se stessa e rinuncia, temporaneamente o illimitatamente ad identificarsi come persona unitaria, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con la sua forza ed i suoi limiti, con le sue componenti interne femminili e maschili.

Come si diventa persone integrate. La relazione con gli altri è di fondamentale importanza. E' nella relazione con l'altro che siamo costantemente invitati a entrare in profondo contatto con noi stessi, con la natura di ciò che siamo. Questo non accade nell'isolamento sebbene in alcuni momenti della nostra vita abbiamo profondamente bisogno di stare da soli per fari i conti con quanto di noi abbiamo scoperto nelle esperienze fatte. Il fatto è che come esseri umani abbiamo bisogno sia di imparare a stare da soli sia di saper stare con gli altri. Inoltre in alcuni momenti della vita è naturale che si privilegino le relazioni con persone del proprio sesso, cosa che permette di interiorizzare aspetti del proprio maschile (se si è di sesso maschile) o femminile interno (se si è di sesso femminile). Senza volermi dilungare su questo, preciso che sto facendo qui riferimento a quegli elementi che già Aristotele e Platone e successivamente C. G. Jung chiamavano Animus ed Anima e che coesistono in ciascun individuo: il nostro maschile e femminile interno. Ci sono poi momenti della vita in cui si ha bisogno di relazionarsi con figure del sesso opposto e attraverso questo passaggio diventa possibile appropriarsi e imparare a gestire il proprio maschile interno (se si è femmine) ed il proprio femminile interno (se si è maschi). Lì dove questa integrazione non avviene, a livello caratteriale e comportamentale, la persona potrà arrivare a manifestare ella stessa quegli aspetti che tanto critica alle persone dell'altro sesso e si rifugerà in una ricerca affannosa di un ideale di persona su cui va a proiettare tutto quello che di buono e bello desidera ma che non può ottenere perché non ha imparato ad accoglierlo e ad accogliersi nell'interezza della sua natura. Essere persona integrata significa dunque saper fare i conti con la multisfaccettorialità del proprio essere umano, con le proprie contraddizioni interne, con gli aspetti propri del proprio femminile interno e con gli aspetti del proprio maschile interno. Significa saper riconoscere le proprie peculiarità e non dover dimostrare all'altro di essere altrettanto bravo invadendo il campo di azione specifico dell'altro sesso.

L'importanza di essere persone integrate già nel tempo del corteggiamento. Se durante il corteggiamento un obiettivo importante è scoprire come si è quando si è di fronte all'altro (nella bidirezionalità del conoscersi e del farsi conoscere) va da se che tanti autosabotaggi tipici di questa fase della relazione derivano dall'incertezza di non sapere chi si è, dal bisogno di voler apparire (a se stessi prima che all'altro) nel modo che meglio rappresenta l'immagine che si vuole dare di sé. Se la persona che si è dentro (il vero Sé) e la persona che appare fuori (il Sé sociale) sono in sintonia e si rappresentano vicendevolmente va tutto bene, l´integrazione tra mondo interno e mondo esterno nella persona ha un buon livello di congruenza e dunque di funzionamento. Se invece l'immagine interna che si ha di sé si scosta molto da quella che si cerca di mostrare agli altri allora appare chiaro che l'incontro con l'altro è difficile di per se stesso ed ancora di più durante il corteggiamento. Quello che viene e verificarsi è la paura che l'altro possa scorgere quegli aspetti che si cerca di tenere nascosti, oppure la difesa di quel Se sociale che essendo molto distante dal Se interno finisce per essere un immagine falsa che si cerca di proporre di se stessi.

Come vivere bene il corteggiamento. Il corteggiamento è dunque un occasione per fare verità su se stessi, sull'altro e sulla relazione. Accettare questo significa entrare in una predisposizione adulta e matura di come si incontra veramente l'altro, di accoglierlo così come è senza pretesa di cambiamento né richiesta di aderire ad un pre-contetto di come lo si è immaginato fino a quel momento, di come ci si è detti per una vita intera che si vuole il partner. E' a questo punto che ci si può sentire pronti all'incontro con una persona e non con l'oggetto dei desideri, si è pronti ad incontrare una essere umano e non un idea. Desiderare il bene per sé e per l'altro, cercare la verità sulla relazione, dicendosi le cose con quel desiderio di base di non nuocere all'altro anche quando gli si fa una critica ma di creare occasioni di miglioramento rende quel tempo veramente propizio qualunque ne sarà l'esito.


Dott.ssa Antonella Ritacco

9.11.16

Quel sottile gioco tra controllo e dipendenza


Quante volte sei parte o assisti a litigi in cui uno dei due partner si lamenta che l'altro non è autonomo, non fa le cose per conto suo, in cui uno dei due finisce lo sfogo del momento con un 'Sono stufo/a che DEVO sempre pensare io a tutto!'?
Quante volte in quel ruolo aggredisci l'altro fino a essere anche violento/a verbalmente perché a tuo avviso è un incompetente 'Possibile che non ti sei accorto che', 'Ti DEVO dire sempre tutto io?', 'Diamine, lo sanno anche i bambini!', 'Ma non ci arrivi col cervello?'.


Dall'altra parte il partner di turno.'Ecco, lo sapevo. Non mi lasci mai spazio non mi fai fare mai come dico io e ti lamenti sempre. Stai un pò fermo/a, sta un po' zitto/a! Mi DEVI lasciare fare a modo mio.' E dentro di sé continua a borbottare <<Non sono un/a bambino/a, smettila di dirmi come DEVO fare le cose. Sarò pure libero/a di sbagliare sì o no?! Tanto poi alla fine i fatti dimostrano che il più delle volte ho ragione io>>.

Scene classiche in cui tutte le espressioni escono di getto, sono fuori dal raziocinio della persona e nulla hanno a che vedere con il bene e l'amore che l'uno vuole all'altro mentre tanto hanno a che vedere con i ruoli che ci si è scelti nella coppia. Eppure ciascuno se la prende sul personale spesso covando risentimento, perché?

La dinamica dei due partner richiama un sottile gioco, quello del Gatto e Topo, di Guardia e Ladri, ed in definitiva del controllo e delle dipendenze. E' come dire: "Non lo faccio perché lo fai sempre tu/Lo farei volentieri se mi lasciassi tempo e spazio/Voglio farlo come e quando dico io" e dall'altra parte "Devo farlo perché tu non ti muovi/Deve essere fatto per tempo se no poi.../Per la mia organizzazione delle cose a me serve proprio ora, non posso aspettare i tuoi comodi".

In questo modo di comunicare ciascun partner, per poter essere confermato come persona, ha bisogno di evidenziare quello che fa o che è capace di fare, cosa che è messa maggiormente in risalto nel confronto con l'altro. Certo nessuno dei due in quel momento si sta accorgendo che per dare enfasi a sé stesso sta penalizzando l'immagine dell'altro e così facendo perde un alleato per la discussione successiva in cui anche l'altro a sua volta avrà bisogno di fare una rimonta al fine di gestire un suo equilibrio interno. E il processo oramai innescato può continuare a vita.
Ne pagano le spese amici, parenti, figli che nel tentativo di far dialogare i due impiegano anni, energie, a volte sacrificano aspetti della loro stessa vita, sogni e speranze che una relazione di coppia possa funzionare.

Allorquando questa dinamica evolve in toni aggressivi pian piano le persone attorno alla coppia cominciano a diradarsi fino a sparire. Qualcuno di fronte ai vari tentativi senza successo comprende che la situazione è tale perché 1) nessuno dall'esterno può modificare lo stato di cose tra i due partner, solo loro ne hanno il potere 2) che questo sottile gioco è diventato negli anni il collante tra i due, senza di esso con molta probabilità non avrebbero più nulla da dirsi. Allontanarsi per gli altri e per i figli diventa un esigenza di sopravvivenza interiore. Restare può finire per essere molto dannoso per se stessi se non si dosano bene le energie e gli spazi di realizzazione personale.

E' importante sapere che questo modo di comunicare si nutre dell'insicurezza della persona a cui alla stessa cerca di reagire trasformandola in un bisogno, quello di gestire, controllare, fare, tutto sempre direzionato verso qualcun altro se non verso la vita stessa. Occuparsi di sé è piuttosto difficile per questo tipo di persone e così vivono nel rammarico di non essere state, di non aver potuto, di non aver avuto l'occasione...ecc. ecc.

E il partner? L'altro/a si appiattisce, si accomoda, si adagia, almeno all'inizio, fino a pretendere sempre di più? In realtà no, solo fino a credere che tutto questo Eden paradisiaco sia sempre dovuto e scontato, fino a volerselo difendere, a non volerci rinunciare, a sentirlo come dovuto.

Solo a questo punto il partner che per primo ha contribuito a creare questa situazione si accorge che l'altro/a è in una posizione di comodo. Il più delle volte lo realizza quando si accorge di non avere più tempo per sé, né spazio, nessuna libertà di espressione e di azione. Solo a questo punto, avvertendo le proprie ristrettezze, emerge il fastidio e poi la rabbia. La persona comincia a ribellarsi ed a prendersela con chi "semplicemente" ha creduto alle sue promesse lusinghevoli (il partner che ha beneficiato per anni di tante e devote attenzioni). Troppo di rado queste persone si accorgono che hanno una funzione importante sia nella genesi che nel mantenimento di questa situazione mentre più sovente continuano a recriminare colpe all'altro/a. E a sentirli sembra davvero che siano i primi a voler cambiare lo stato delle cose.
Il fatto è che questa è una di quelle situazione dove la volontà da sola non è sufficiente. Occorre anche sapere cosa e come farlo.


E allora cosa e come si può fare?

Innanzi tutto rendersi conto che c'è un io e un tu; che esiste una complicità su cui regge la dinamica e di conseguenza un 50% e 50% di corresponsabilità; che c'è un circuito che occorre disinnescare facendo qualcosa di profondamente diverso da quello che spontaneamente verrebbe da fare e che proprio per questo l'aiuto di un professionista, come un terapeuta di coppia, può essere determinante.

Riconoscersi valore è sicuramente un passo importante ma non l'unico e neppure quello più importante (lascerebbe intrappolati in una rabbia che si trasformerebbe con grosse possibilità in egoismo e rivalsa); accettare di essere stati compartecipi se non addirittura i promotori della situazione che si è andata via via consolidando (assumersi la propria parte di responsabilità è determinante per attivare il processo di cambiamento); ricordarsi il modo in cui le persone si scelgono che quasi mai consapevolmente, più spesso inconsapevolmente attraverso modalità di compatibilità sana (ovvero sulle aree di potenzialità) o insana (ovvero in base alle proprie ferite e insicurezze da colmare) di funzionamento ed in definitiva in base al livello di crescita personale che hanno raggiunto.

La mania di controllo è una trappola in cui ci la persona che si sente risucchiata cerca di risucchiare anche l'altro. Se l'altro/a è uno spettatore inerme, passivo, facilmente ciò può accadere. Se viceversa ha carattere, forza, temperamento, consapevolezza di sé e di ciò che vuole per se, capacità di scelta per (ac)cogliere quando c'è da accettare o opporsi quando c'è da rifiutare o di ridefinire quando c'è da intendersi, o di dire la sua e di rispettare i suoi tempi ed i suoi spazi quando c'è da condividere, allora sarà in grado di "tener testa" a una persona che in fondo in fondo sta cercando i suoi stessi confini, il suo stesso limite.


Dott.ssa Antonella Ritacco