9.11.16

Quel sottile gioco tra controllo e dipendenza


Quante volte sei parte o assisti a litigi in cui uno dei due partner si lamenta che l'altro non è autonomo, non fa le cose per conto suo, in cui uno dei due finisce lo sfogo del momento con un 'Sono stufo/a che DEVO sempre pensare io a tutto!'?
Quante volte in quel ruolo aggredisci l'altro fino a essere anche violento/a verbalmente perché a tuo avviso è un incompetente 'Possibile che non ti sei accorto che', 'Ti DEVO dire sempre tutto io?', 'Diamine, lo sanno anche i bambini!', 'Ma non ci arrivi col cervello?'.


Dall'altra parte il partner di turno.'Ecco, lo sapevo. Non mi lasci mai spazio non mi fai fare mai come dico io e ti lamenti sempre. Stai un pò fermo/a, sta un po' zitto/a! Mi DEVI lasciare fare a modo mio.' E dentro di sé continua a borbottare <<Non sono un/a bambino/a, smettila di dirmi come DEVO fare le cose. Sarò pure libero/a di sbagliare sì o no?! Tanto poi alla fine i fatti dimostrano che il più delle volte ho ragione io>>.

Scene classiche in cui tutte le espressioni escono di getto, sono fuori dal raziocinio della persona e nulla hanno a che vedere con il bene e l'amore che l'uno vuole all'altro mentre tanto hanno a che vedere con i ruoli che ci si è scelti nella coppia. Eppure ciascuno se la prende sul personale spesso covando risentimento, perché?

La dinamica dei due partner richiama un sottile gioco, quello del Gatto e Topo, di Guardia e Ladri, ed in definitiva del controllo e delle dipendenze. E' come dire: "Non lo faccio perché lo fai sempre tu/Lo farei volentieri se mi lasciassi tempo e spazio/Voglio farlo come e quando dico io" e dall'altra parte "Devo farlo perché tu non ti muovi/Deve essere fatto per tempo se no poi.../Per la mia organizzazione delle cose a me serve proprio ora, non posso aspettare i tuoi comodi".

In questo modo di comunicare ciascun partner, per poter essere confermato come persona, ha bisogno di evidenziare quello che fa o che è capace di fare, cosa che è messa maggiormente in risalto nel confronto con l'altro. Certo nessuno dei due in quel momento si sta accorgendo che per dare enfasi a sé stesso sta penalizzando l'immagine dell'altro e così facendo perde un alleato per la discussione successiva in cui anche l'altro a sua volta avrà bisogno di fare una rimonta al fine di gestire un suo equilibrio interno. E il processo oramai innescato può continuare a vita.
Ne pagano le spese amici, parenti, figli che nel tentativo di far dialogare i due impiegano anni, energie, a volte sacrificano aspetti della loro stessa vita, sogni e speranze che una relazione di coppia possa funzionare.

Allorquando questa dinamica evolve in toni aggressivi pian piano le persone attorno alla coppia cominciano a diradarsi fino a sparire. Qualcuno di fronte ai vari tentativi senza successo comprende che la situazione è tale perché 1) nessuno dall'esterno può modificare lo stato di cose tra i due partner, solo loro ne hanno il potere 2) che questo sottile gioco è diventato negli anni il collante tra i due, senza di esso con molta probabilità non avrebbero più nulla da dirsi. Allontanarsi per gli altri e per i figli diventa un esigenza di sopravvivenza interiore. Restare può finire per essere molto dannoso per se stessi se non si dosano bene le energie e gli spazi di realizzazione personale.

E' importante sapere che questo modo di comunicare si nutre dell'insicurezza della persona a cui alla stessa cerca di reagire trasformandola in un bisogno, quello di gestire, controllare, fare, tutto sempre direzionato verso qualcun altro se non verso la vita stessa. Occuparsi di sé è piuttosto difficile per questo tipo di persone e così vivono nel rammarico di non essere state, di non aver potuto, di non aver avuto l'occasione...ecc. ecc.

E il partner? L'altro/a si appiattisce, si accomoda, si adagia, almeno all'inizio, fino a pretendere sempre di più? In realtà no, solo fino a credere che tutto questo Eden paradisiaco sia sempre dovuto e scontato, fino a volerselo difendere, a non volerci rinunciare, a sentirlo come dovuto.

Solo a questo punto il partner che per primo ha contribuito a creare questa situazione si accorge che l'altro/a è in una posizione di comodo. Il più delle volte lo realizza quando si accorge di non avere più tempo per sé, né spazio, nessuna libertà di espressione e di azione. Solo a questo punto, avvertendo le proprie ristrettezze, emerge il fastidio e poi la rabbia. La persona comincia a ribellarsi ed a prendersela con chi "semplicemente" ha creduto alle sue promesse lusinghevoli (il partner che ha beneficiato per anni di tante e devote attenzioni). Troppo di rado queste persone si accorgono che hanno una funzione importante sia nella genesi che nel mantenimento di questa situazione mentre più sovente continuano a recriminare colpe all'altro/a. E a sentirli sembra davvero che siano i primi a voler cambiare lo stato delle cose.
Il fatto è che questa è una di quelle situazione dove la volontà da sola non è sufficiente. Occorre anche sapere cosa e come farlo.


E allora cosa e come si può fare?

Innanzi tutto rendersi conto che c'è un io e un tu; che esiste una complicità su cui regge la dinamica e di conseguenza un 50% e 50% di corresponsabilità; che c'è un circuito che occorre disinnescare facendo qualcosa di profondamente diverso da quello che spontaneamente verrebbe da fare e che proprio per questo l'aiuto di un professionista, come un terapeuta di coppia, può essere determinante.

Riconoscersi valore è sicuramente un passo importante ma non l'unico e neppure quello più importante (lascerebbe intrappolati in una rabbia che si trasformerebbe con grosse possibilità in egoismo e rivalsa); accettare di essere stati compartecipi se non addirittura i promotori della situazione che si è andata via via consolidando (assumersi la propria parte di responsabilità è determinante per attivare il processo di cambiamento); ricordarsi il modo in cui le persone si scelgono che quasi mai consapevolmente, più spesso inconsapevolmente attraverso modalità di compatibilità sana (ovvero sulle aree di potenzialità) o insana (ovvero in base alle proprie ferite e insicurezze da colmare) di funzionamento ed in definitiva in base al livello di crescita personale che hanno raggiunto.

La mania di controllo è una trappola in cui ci la persona che si sente risucchiata cerca di risucchiare anche l'altro. Se l'altro/a è uno spettatore inerme, passivo, facilmente ciò può accadere. Se viceversa ha carattere, forza, temperamento, consapevolezza di sé e di ciò che vuole per se, capacità di scelta per (ac)cogliere quando c'è da accettare o opporsi quando c'è da rifiutare o di ridefinire quando c'è da intendersi, o di dire la sua e di rispettare i suoi tempi ed i suoi spazi quando c'è da condividere, allora sarà in grado di "tener testa" a una persona che in fondo in fondo sta cercando i suoi stessi confini, il suo stesso limite.


Dott.ssa Antonella Ritacco

Ricominciamo!

Cari blogger lettori
dopo questa lunga pausa necessaria in virtù del nostro trasferimento in Germania eccomi tornata a scrivervi, o come qualcuno di voi mi ha simpaticamente chiesto tempo addietro "a non dimenticarmi di voi". No, non l'ho fatto. Sono con voi e attendo i vostri feedback come sempre per mail a info@antonellaritacco.it

Ricomincio con un post molto impegnativo che sebbene possa apparire poco in linea con la tematica dei single e molto più indicato per le coppie in realtà riguarda entrambi. In esso si evidenzia come la comunicazione, sin dai primi momenti di conoscenza può rivelarci aspetti di noi e dell'altro che vanno tenuti in conto per crescere insieme come persone, come amici, come fidanzati e un giorno come coniugi, per sostenersi e per ricercare non tanto una "persona accanto a sé" ma La Persona che vi fa stare bene anche quando vi "deve"/può venire "contro", quella che voi sceglierete o avete scelto e con la quale è fondamentale imparare a ricercare la verità e l'intimità della relazione.
Inoltre per chi tra voi ha avuto esperienza diretta o indiretta di situazioni analoghe una riflessione e/o un aiuto su questo punto sarà molto utile prima di ricominciare una nuova relazione o di decidere di aprirsi all'amore.

Inoltre vi segnalo una novità molto interessante nel mio portfolio di servizi. Da settembre è attiva la possibilità di usufruire di consulenze psicologiche o percorsi di psicoterapia online

Per informazioni più specifiche potete telefonare o scrivere ai miei dati di contatto


Dott.ssa Antonella Ritacco
Mail antonellaritacco@gmail.com
Cell. +39 3898347530

23.8.16

Comunicazione importante agli utenti

Voglio comunicarvi che le nostre attività riprenderanno nel 2017. Esigenze personali e familiari stanno richiedendo alcuni cambiamenti che sono in corso d'opera. Numerosi sono gli articoli in corso di sviluppo che vorrei postarvi e spero di poterlo fare presto. Vi aggiorneró in autunno su tutto.
Intanto buonissima estate a tutti!

D.ssa Antonella Ritacco
Dr. Holger Sawatzki

17.4.16

Come vivere l'attesa del partner alla ricerca della propria voc-azione


L'attesa è camminare, è prepararsi, è fare pace con il proprio passato, è ricominciare, è scoprire la propria strada passo dopo passo sgravandosi di idee, preconcetti e sovrastrutture. E' aprirsi all'incertezza del nuovo e dell'incontro.
E' ricordarsi che si è in cerca ma si è anche ricercati, che si è al contempo chi attende e chi è atteso.

Senza queste premesse l'attesa resta un tempo arido in cui rimanere fermi e immobili, sempre identici a se stessi. E questo genera l'angoscia che nasce dal dolore e dalla rabbia. Il dolore delle sconfitte passate e la rabbia di non sapere come uscirne insieme ad un pensiero nocivo "di avere ancora più bisogno di difendersi". Mentre invece la Vita che è maestra ci offre sempre occasioni per riscoprire un aspetto interessante di noi esseri umani: che siamo sempre in cammino, qualunque età abbiamo e che siamo chiamati ad una crescita personale costante qualunque età abbiamo.
Se noi analizziamo i nostri due atteggiamenti di base nella vita ci comprenderemo meglio.
Possiamo essere reattivi e reagire agli stimoli che la vita ci offre, non saremo mai noi i primi a fare un passo, avremo una concezione dell'essere umano statico che non cambia ed anche la nostra crescita personale ne risentirà. Tenderemo dunque ad essere sempre "in risposta a". Certamente tante volte nella vita è importante che reagiamo ma non possiamo sempre e solo essere in reazione. Talvolta ci viene chiesto di essere pro-attivi.
Siamo proattivi quando non ci aspettiamo che siano gli altri a prendesi cura dei nostri bisogni, quando siamo noi a dire o fare dopo aver preso in considerazione la situazione, le nostre forze e di che supporti ci possiamo dotare imparando a chiedere collaborazione a chi pensiamo possa essere in grado di offrircela, siamo proattivi quando impegniamo il nostro tempo mettendolo a disposizione, quando facciamo scelte di Amore come sono ad esempio le attività in comunità o di volontariato nelle associazioni. Ogni volta che ci prendiamo cura del nostro bisogno di stare in mezzo agli altri e di tutti gli altri bisogni che abbiamo generando del bene.
L'energia che si sviluppa in noi e negli altri diventa fonte inesauribile di benessere per tutti ed in noi genera senso di utilità e di poter incidere sulle emozioni, i pensieri, le azioni che compongono la nostra vita.
Vivere l'attesa significa fidarsi che c'è un progetto bello sulla propria vita e non scordarselo mai, neppure quando le avversità sembrano sopraffare. La parte più difficile talvolta è scoprire quale è questo progetto bello su di noi, qualcuno lo chiamerà lo scopo della propria vita, la missione, altri vocazione ovvero l'azione a cui siamo vocati=chiamati.E per fare questo occorre fare silenzio dentro di sè, abbandonare tutti i rumori di fondo, le verità che altri hanno bonariamente riposto in noi, esser disposti ad essere onesti ed andare fino in fondo anche nei pezzi della nostra storia che ci fanno stare male con la consapevolezza che è attraversandolo quel dolore che ne usciamo (e non chiudendolo nello scantinato) e che tutto ciò che ci appartiene è nostro e nessuno ce lo toglie (dunque quello che non è stato vuol dire che non era per noi).
Allora l'attesa ha un senso che è camminare, fare pulizia di pensieri e retaggi, accogliere la propria storia, scoprire o sottoporre a verifica le proprie aspirazioni, abbandonare la rabbia per ciò che non è stato come grande atto liberatorio di perdono a se stessi, restare saldi su ciò che di sè si è autenticamente scoperto anche quando tutto non è ancora compiuto ovvero saper vivere la sospensione nella certezza che tutto ha un senso ed un compimento. Dire che è un cammino significa dire che è un processo e per essere sostenuti nel processo a volte può essere utile anche lasciarsi accompagnare da figure guida esperte.


Buon cammino nella vita a tutti
Dott.ssa Antonella Ritacco



19.2.16

Ho un idea-le nella testa e non se ne va...che fare?

Sin da bambina ti ho sognato, ferma alla finestra immaginavo come saresti stato, cosa avresti fatto e che tutto sarebbe stato magicamente perfetto. Ora sono grande, ho 40 anni e continuo ad attendere alla finestra che tu arrivi. Nel mentre faccio tante cose tranne che crescere. Tante azioni da grande perché nessuno si accorga che sono ancora ferma ai miei 20 anni. Se crescessi....


Io non ti ho mai sognato ne cercato, tutti mi dicevano che saresti arrivato e mi avresti stravolto la vita ed io pensavo: ho veramente bisogno di lui? Mi basto da me. Posso farcela senza un uomo. Mio papà sarà contento di sapere che ho le spalle forti e così ho messo tra me e te kili di distanza, una bella barriera perché tu mi restassi solo amico e potessimo condividere ogni interesse. In questo modo non avrei corso il rischio di perderti.


Io ti aspetto e ti cerco da sempre e mi accanisco a cercarti e desiderarti mentre tu mi scappi, fuggi ed io non capisco cosa c'è. Tu non mi dici fino in fondo cosa pensi ed io mi aggrappo al fatto che non sono laureato, che non ho un ruolo sociale elevato e le mie insicurezze finiscono per rendermi sempre più debole non più ai tuoi occhi ma agli occhi di tutti, anche di me stesso. Mi avesse detto mai qualcuna qualcosa di più per potermi mettere in discussione veramente e senza vittimizzarmi. Mettermi in discussione...non è cosa facile in realtà!


Io ti aspetto da tempo e non ti ho ancora trovata. Vorrei averti qui tra le mie braccia e potermi prendere cura di te. Ho nostalgia di te senza neppure conoscerti. So che da qualche parte anche tu mi cerchi e mi attendi e ci sarà un tempo e un luogo quando meno ce lo aspettiamo. E sarà bello e certamente ti riconoscerò. Cosa sarà poi quello non lo so ma è certo che dipendesse da me non ti lascerei.


Ora basta. Ti ho atteso per 40 anni e non voglio più aspettare. Ora comincio a vivere finalmente in funzione di me e non più per te. Forse rischio di rimanere poco vigile e non aperta all'incontro con te, forse mi sto corazzando. Che dire. Sono stanca di storie sempre uguali di non riuscire a conoscerti in campo neutro e di dover cominciare a sentirmi in relazione con te senza poterlo essere perché sistematicamente dopo due mesi mi accorgo che sei un immaturo che continua a cercare in me la mamma. ??? Sarà forse questo ciò che continuo a rimandare di me? Ed ecco che mi ritorna un pensiero: forse ancora il mio cambiamento non è concluso e ho ancora qualche aspetto di me da lavorare. 


Basta! Io vado bene così come sono. Ci ho provato ma ogni volta vedo che le cose non vanno e mi scoraggio. Sono stanca, forse per me è meglio così. Ma poi ritorno a pensare e ad interrogarmi. Che fare? Quale è lo scopo della mia vita?


Vorrei una donna con caratteristiche precise. Nessuna va veramente bene. Ci sarà un motivo o è solo che non ti trovo? La mia storia passata mi pesa ancora ma sto decidendo di smettere di lasciarmi influenzare da essa, voglio riprendermi il senso di potere che ho, voglio riprendere in mano la mia vita. Solo che non so come fare.


Ho un ideale nella testa e non se ne va...che fare?


Storie di uomini e donne che con perseveranza cercano, talvolta si aggrappano quasi con disperazione e che vorrebbero tornare a vivere in sintonia con il loro Essere smettendo di ridurlo: a sogni (non c'era entusiasmo), a pensieri (se mi avesse amato avrebbe dovuto fare questo questo e questo...), ad emozioni (non provavo con lei nessuna passionalità), ad azioni (non ha mai fatto un gesto).
Il fatto è che l'amore e la relazione non è un singolo elemento tra questi e gli slogan che vanno bene per descrivere ad un amica il perché succinto del fatto che la storia non è andata non va bene quando la devi raccontare a te o all'altro che necessariamente ha diritto di essere aiutato a capire (con una risposta onesta) perché la conoscenza tra voi non può più andare avanti.
Il tuo stesso Io, quando ti guardi allo specchio, ha diritto di sentirti affermare cosa c'è che non va in quella donna appena conosciuta, in quell'uomo che non ti ha colpito al primo sguardo o che ti ha deluso perché non ha agito come tu avevi pensato, quale è la verità. Hai bisogno di sapere perché l'operazione cestino ha colpito ancora, quale antico bisogno si nasconde dietro di essa. Questo bisogno di verità interiore è quello che non ti lascia la pace che vorresti.


Proviamo a scoprirne di più.
L'ideale nella testa è come un box di sicurezza ed ha la sua funzione: serve a proteggerti. E' come dire "So già io cosa voglio e cerco e finché è così nessuno che è diverso da questo può avvicinarsi. In questo modo io sarò sempre al sicuro". 
Quello che troppo spesso accade è che quando cammini e incontri le persone finisce che se in uno/a di loro cogli una meraviglia potresti non essere in grado tu di uscire dal box. Oppure per non stare solo nel box potresti volerlo/a invitare dentro al ma non è detto che quella persona abbia le caratteristiche per stare nel box e il tuo sarebbe un tentativo disperato di chiedergli di entrare nel box per come tu lo vuoi, conformandosi alla tua idea, alla forma che gli vuoi dare. O ancora che quel box è diventato così bello e protettivo che fare spazio a qualcuno sarebbe così difficile che è meglio se da te stesso ti dici "in fondo cosa mi manca, Ho già tutto quello che mi serve" e giù con le scuse "Non mi piace perché è mora" "Non va bene perché non è laureato...." e così via dicendo. Ogni scusa è buona. 
Ma poi c'è un antico ritornello "Non sono io che non la voglio è che è l'altro che non va bene" che come la storiella dell'uva e della volpe di esopiana memoria ci mostra come per salvare la nostra immagine (sociale) svalutiamo quello che non abbiamo potuto avere.

Vivere le relazioni in questo modo è stancante da qualunque parte ci si trovi, sia nella parte di chi seleziona che di chi avverte di essere valutato. Se ne esce sempre sconfitti, disillusi, feriti ed anche arrabbiati (come la volpe). Le forze dopo un pò cominciano a vacillare ed anche la fiducia in te stesso. Riossigenarsi con un pò di coraggio è possibile a patto di essere disposto ad essere onesto con te stesso.
Capire come è nato l'ideale, da quali paure profonde è mosso, allenare il tuo potenziale per riscoprire la forza e l'audacia che sono in te, lasciarti aiutare da figure di fiducia (testimoni autentici) a togliere tutti i rumori di fondo, le voci che da sempre ti ripeti nella testa e che ti guidano. E' un operazione di pulizia interiore come quelle che si fanno di tanto in tanto in casa, nel giardino o nell'armadio o sulla scrivania, senza tanta gioia ma consapevoli che dopo di essa, in quel luogo a noi così caro della nostra interiorità, ci vivremo molto meglio.
Solo dopo esserti ritrovato sarà possibile riaprirti alla libertà, alla speranza ed alla fiducia in te e negli altri.


Buon cammino nella vita
Dott.ssa Antonella Ritacco 



22.1.16

Perchè si dice che i single al lavoro rendono di più? Come fare la propria parte riservandosi del tempo libero

Chi può farlo?
Quando c'è da organizzarsi, in ufficio come in famiglia, chi è che ha meno impegni e a rigor di logica (si ma quella altrui) ha piú facilitá nel gestire tempi e impegni? Il single! Che domanda.
La stampa ne fa un argomento da rotocalchi: "É una questione di pari diritti. Si organizzino anche gli altri." borbotta il single arrabbiato.
Non mi inserisco nel coro generale, io penso che a volte sia questione di buon senso e tante altre di aver chiarezza dei propri bisogni e progetti di vita, ammesso che si possano intendere veramente "propri" (siamo immersi di fatto in sistemi in cui abbiamo entrambi, sia diritti che doveri) e saper compiere i passi per portarli avanti avendo chiaro che alla meta finale si arriva per piccoli passi e non necessariamente tutto d'un fiato, che abbiamo molte occasioni per arrivarci ma non sono infinite e il piú grande nemico per arrivarvi siamo NOI, non gli altri. Non è il collega che ti chiede di fare lo strordinario al posto suo, ne la sorella che ti chiede di portare a visita la mamma o di pensare alla spesa o di occuparti di cercare e addestrare la badante, ne il vicino che ti bussa ad ogni momento perchè immagina che tu abbia tempo infinito...'in fondo, stai da solo!'
E ci siamo: stai da solo o sei solo?
E qual'è la meta ultima a cui aspiri? É davvero come hai sempre creduto e/o ti hanno aiutato a credere che la meta 'finale'.. è sposarti?

Torniamo al vero motivo di questo post: buon senso e obiettivi personali chiari....

La vita lo sappiamo è creativa e quando noi non vogliamo fare i conti con aspetti di noi ecco che ci serve i piú disperati piatti di portata come su una ricca tavola imbandita e abbiamo solo l'imbarazzo della scelta sul "da dove cominciare". E se per caso le opportunitá non dovessero fare al nostro gusto, badate NON al nostro caso, ci toccherebbe accontentarci delle briciole pur di non morire di fame ma non saremmo mai sazi. Certo la nostra mente ha sviluppato varie strategie per dirci che stiamo facendo le scelte giuste, che quelle che altri chiamano briciole per noi sono piatti deliziosi...e così via... Mi spiego meglio.

Occorre buon senso. Buon senso è saper valutare la situazione, è decidere di volta in volta in base ai dati oggettivi (sono più libero/vicino/opportuno/funzionale io o tu in questo preciso momento e/o situazione?) e soggettivi (mi ero programmato tutt'altro e mi dispiace rinunciarci, ciò che mi si chiede è importante e DAVVERO non è possibile fare altrimenti?) invece che sulla base di un "L'ho sempre fatto io ora tocca a te" (proposta recriminante) o "Devo farlo io sennò qui non ne usciamo" (modalità salvifica) o "Lo faccio io così so già come si fa e facciamo prima" (che rimanda all'altro che gli sei indispensabile mentre il bisogno di sentirti indispensabile e ricevere così un riconoscimento del tuo valore è solo tuo) o "Lo devo fare per forza io, mi sento incastrato" (modalità succube e passiva).

Buon senso è saper chiedere aiuto e sostegno ogni volta che è necessario, è uscire dall'implicito (almeno con te stesso: non te la raccontare) ovvero si sappia che c'è un problema e che va risolto. Quante volte sei rimasto incastrato in una situazione per anni prima di trovare la forza di chiedere aiuto? Si chiama accondiscendenza, a volte si può chiamare anche "rinuncio a vivere la mia vita per starti al fianco", e i motivi per cui lo fai possono essere davvero tanti. Ti sará utile scoprirli ma più di tutto dovrai fare il salto, scegliere di vivere da adulto la TUA vita non più quella di qualcun altro.

Prenditi cura dei tuoi bisogni ed abbi degli obiettivi personali.

I bisogni sono di tutti, sono anche i tuoi, ma tieni a mente che NON esistono solo i tuoi. Sei al mondo con altri 6 miliardi e novecentonovantanovemilioni di persone: un surplus di bisogni. Eh si, hai da pensare ai tuoi senza calpestare quelli degli altri e sai perché? Per un motivo molto semplice: tu sei l'altro di 6 miliardi e novecentonovantanove milioni di altri. Insomma, non sono pochi e se ognuno di loro ignora i tuoi bisogni, sei fritto! E tutto questo per la semplice regola del fai agli altri ciò che vuoi venga fatto a te.
ATTENTO! Ci sono dei tranelli per cui anche qui non è facile capire: vengono prima i miei o i tuoi bisogni?
E dovrai essere molto lucido nei momenti cruciali della tua vita perché è lì che ti giochi te stesso, le relazioni che hai attorno, la possibilità di "essere parte di" e di realizzarti insieme agli altri o da solo.
Si, è una scelta e se segui solo i tuoi istinti magari non ti troverai esattamente dove vorresti essere tra 5-10 anni o solo 6 mesi. Potresti trovarti lì dove vuoi essere oggi. Ti basta?
Se sì, fai come non detto. Se vuoi di più allora ricorca che i tuoi bisogni sono importanti come lo sono quelli degli altri ed allora o impari a fare gioco di squadra o sarai sempre chi subisce i bisogni degli altri o chi impone i suoi agli altri. E non valgono i "si...ma...però" di tutto quello che hai permesso che gli altri facessero in famiglia, sul lavoro, con gli amici, no, non vale. Oggi stai prendendo una decisione che prima non avevi pensato. E quindi azzera i conti con il passato, fai una lista di tutte le volte che hai usato gli altri o che sei stato usato dagli altri e per ciascuna situazione sforzati di vedere un modo nuovo di fare gioco di squadra così da non soccombere tu e che non debba soccombere neppure l'altro. In questo modo l'esperienza passata ti varrà da esercizio per la vita e avrai imparato la lezione.

Imparare a fare gioco di squadra è sinonimo di cooperazione, una abilità prosociale delle specie evolute.


Pur comprendendo la rabbia ti invito a riflettere: se una persona ha un bisogno cosa fa? Se ne prende cura. D'accordo, ma se si fa gioco di squadra (come al lavoro o in famiglia ad esempio) vuol dire che occorre prendersene cura insieme e per farlo esiste una sola modalità di partenza: chiedere. Tante volte vorremmo che una cosa non ci venisse chiesta perché così non saremmo obbligati a dover dire di no mentre invece il chiedere è il primo atto per mettere in comune le forze e capire chi tra i tanti può fare una cosa. Forse adesso è più chiaro che il vissuto interno che la persona ha di come usa o dovrebbe/potrebbe usare il proprio tempo è molto legato ai "borbottii sociali" che troppo facilmente nella pausa caffè si generano "Lui che ha da fare? Ha più tempo di me!".
Prova a resettare, a non ascoltarli, o a non dargli valore. Torna a centrarti su te stesso. Il vero punto non è se tu hai tempo o meno perché non hai una famiglia tua che ti richiede attenzione, il vero punto è come tu vuoi stare al fianco di quella rappresentanza dei 6 miliardi e novecentonovantanovemilioni di persone che popolano il tuo ufficio o la tua famiglia. Un giorni potresti accorgerti che per te è piacevole "occupartene tu" un altro giorno potrebbe pesarti perché avevi già un altro programma a cui tieni molto e sarai tu a chiedere se c'è qualcun altro che può occuparsene (la regola della reciprocità quando i nostri gesti e discorsi sono sinceri funziona sempre). L'opzione del chiedere che fino ad ora hai sempre sentito come costringente è invece proprio quella occasione liberante se ti decidi ad usarla anche tu.
Potresti scoprire che con il tempo, facendo gioco di squadra comune, imparando a chiedersi le cose tenendo conto dei tuoi e degli altrui bisogni non c'è più una lotta con un vincitore ed un perdente ma un afflato in cui a turno ci si sostiene perché gli obiettivi personali dell'uno non minacciano più gli obiettivi personali dell'altro.

Ancora buona vita

Dott.ssa Antonella Ritacco



23.12.15

Ti regalo ció che di piú prezioso ho

Ti regalo ció che di piú prezioso ho, un pezzetto del mio tempo da trascorrere con te. 

Non sembrerá nulla di speciale, non ha una confezione né un fiocco, non ha una corrispondenza in euro né puoi tornare indietro a cambiarlo se non ti piace, ma é veramente quanto di piú prezioso ho.
Per potertelo donare ho avuto bisogno di fare spazio in me, di svuotare il magazzino dei miei impegni sempre tanto importanti, ho dovuto cercarlo io stesso affannosamente nell´agenda o nelle corse tra un negozio ed un altro o tra i vari piatti squisiti da preparare, ho dovuto organizzarmi per le distanze tra un punto e l´altro della cittá o dell´Italia o del mondo, quelle distanze che a volte sono solo del cuore e le ho dovute accorciare. Ho voluto mettermi in cammino per venire a trovarti e preparare uno spazio ed un tempo senza sapere come tu mi avresti accolto. Ho dovuto accettare anche l´imprevisto di una tua reazione e scommettere sulla fiducia che anche tu/voi ne avresti avuto piacere.
Ed eccomi qui, ora, a fare festa con te.


Dare tempo per costruire buone relazioni e vederle sbocciare e fiorire é il nostro augurio per tutti voi.

Buon Natale e buon 2016 di vero cuore.

Antonella e Holger e tutti coloro che collaborano con noi


26.10.15

Ciò che conta veramente è amare

Se nella tua vita avrai dato amore molto di più te ne tornerà. Se avrai amato veramente con cuore libero slegato dalle logiche del possesso dell'altro e dalla voglia di un appagamento momentaneo, libero dal bisogno di rispondere con lo sfoggio di un marito o di una moglie a chi ti brontola nelle orecchie "Ma quando ti sposi?" allora sì, te ne tornerà molto di più. Se il matrimonio non è una reazione ma una azione allora ne avrai capito il vero senso, se non è la prova del nove per dimostrare che vali, se non è il ripiego per non restare soli, se non è la misura con cui misurarti nelle relazioni sociali allora avrai capito veramente cosa vuol dire amare.


E sarai stato capace di costruire relazioni profonde e belle. Ed ogni volta che custodirai un ricordo bello, di quelli "base" per dirla alla Inside Out, sarà come un nuovo tassello di un puzzle, una nuova saldatura nelle maglie di un tessuto sociale in cui tu sei benevolmente e pacificatamente legato a tutti gli altri nell'universo. Ci hai mai pensato che un tuo sorriso può cambiare l'umore a qualcuno, che un tuo giudizio può ferirlo o bloccarlo? 
La legge naturale funziona così: fai del bene e ti ritorna del bene, se hai un secondo fine nel bene che fai la tua ricompensa l'hai già avuta. 
Single o in coppia che tu sia la regola dell'amore è la stessa per tutti: donarsi.

La misura dell'amore è amare senza misura. Non sono certa dell'attribuzione di questa frase ma ciò che so è che è un programma di vita. E' la misura di un padre che torna a casa stanco la sera, di una moglie che non si ferma mai un attimo per mandare avanti la sua prima impresa, è la misura di un fidanzato/partner che cerca di capire come sei per saper meglio prenderti/accoglierti nei tuoi momenti no, è la misura dello spazio che crei per l'altro cercando di barcamenarti alla meno peggio tra i tuoi desideri di autorealizzazione e la tua voglia di legarti a qualcuno in un rapporto di reciproca appartenenza, è la misura con cui chi fa del bene dà perché ha compreso il vero bisogno dell'altro e non si ferma al bene materiale che trasmette.


Le relazioni sono donazioni e di questo ne sono sempre più convinta, se non ci si dona non ci si ama.

Puoi donarmi il tuo cuore ma se il tuo cuore è rapito da mille impegni e lo sport e il successo e il potere, allora cosa me ne faccio?

In questo tempo ho ricevuto molte lettere da parte vostra o di chi ha frequentato i nostri corsi sull'affettività adulta e la vita mi sta offrendo alcuni incontri molto interessanti, delle gran belle occasioni di riflessione e di rivisitazione di idee e progetti, uno dei quali riguarda certamente molti di voi. Alcuni lo definiscono entrare nella propria storia, altri accettazione della propria vita, altri entrare in un progetto che è stato pensato già prima di te e che è infinitamente più bello e fruttifero di quello che tu da te stesso potresti pensare.


La nostra epoca è dei rivoluzionari, di coloro che vogliono ribaltare le convenzioni e dimostrare che si può vivere senza schemi e dottrine/insegnamenti. Facciamo giri strani e ci ritroviamo spesso allo stesso punto di partenza e poi continuiamo a girare e ci aggrovigliamo e...quanto sarebbe più semplice e lineare se invece che reagire pensassimo. Si aprirebbero spazi molto più ampi di azione che non il semplice schema di "reazione". 

Per fare le rivoluzioni, in amore come per il resto, non ci improvvisa: si studiano le mosse, le strategie, l'altro, e soprattutto si ha un piano, anche più o meno abbozzato, ma una bozza almeno ti serve. Poi farai l'esploratore e la vita diventerà avventurosa, ma intanto una traiettoria ce l'hai e non è vaga. E per avere una traiettoria hai bisogno di trovare il tuo baricentro, di credere in qualcosa. Ebbene, quello diventerà il tuo perno e diventa fondamentale essere consapevole di ciò che scegli, farà la differenza. Ti invito a leggere la storiella Cherokee a tale riguardo. Di questo si diviene consapevoli solo quando si raggiunge la cosiddetta età matura, quando sarai capace di avviare un pensiero su te stesso in cui ti osservi con tanta tenerezza e curiosità di andare a fondo nella verità di te stesso e del tuo cuore.

Ecco perché crediamo che occorra oggi una formazione all'affettività ed alla relazionalità, siamo troppo abituati a reagire più che a pensare, ad improvvisarci senza più mappe ne bussole, a schivare i colpi e le ferite di chi è disilluso e ci dimentichiamo che per costruire una relazione è importante amare, e se non mi dono non arriva amore né ritorna amore.



30.9.15

Io so che nel mondo per me c'è un amore....



Ognuno nasce con un desiderio di amore che custodisce nel profondo del suo cuore. Per vari motivi questo desiderio può tramutarsi in altro, essere nascosto a se stessi ed agli altri, e così ben nascosto che ci vuole proprio un grande atto di cambiamento per renderlo esplicito e consapevole. E' quello che auguro a ciascun essere umano, recuperare e prendere in mano il desiderio di bene e di amore che è nel suo profondo e di farne una bella storia di incontro e di relazione con ciascuna persona che incontra nel suo cammino.
All'amore si arriva per sentieri vari, non sempre facili, e non sempre con i nostri tempi. Alcune variabili non sono controllabili. Ciò che è in nostro potere di controllare è 1) di continuare a credere nel bene, nel bello e nell'Amore e 2) che esso si può esprimere in relazioni che possono avere varie forme che vanno dall'amicizia alla relazione intima passando per la bellezza di ogni incontro che la vita ci riserva.

Qui sotto vi propongo una parte del testo di questo simpatico corto "Lava" in cui il Vulcano sogna la sua Vulcana e la attende. Anche lei a suo modo lo sta attendendo, ne ode il suono ma i due hanno bisogno di un elemento esterno, un accadimento, che renda possibile l'incontro e di un atto di volontà del Vulcano, il non arrendersi e non smettere di credere nel suo sogno perchè il sogno non si eclissi ed il Vulcano con lui.

Da tempo immemore
c’era un vulcano che
era solo al mondo e sognava compagnia
osservava intorno a sé
tutte le altre coppie che e
sperava che accadesse a lui
dalla sua lava uscì un canto in cui ogni giorno lui
esprimeva il suo desiderio
la cosa che io sogno di più
è che qui con me ci sia anche tu
io chiedo un amore che il cuore mi avvolga
e come lava lo sciolga
la cosa che io sogno di più
è che qui con me ci sia anche tu
io chiedo un amore che il cuore mi avvolga
e come lava lo sciolga

[…] fu felice perché l’aveva lì accanto a sé

nulla poté più dividerlo da lei

la cosa che io sogno di più è che accanto a me ci sia anche tu
ed ogni attimo in cui io vivrò
ti amerò
ti amerò

15.9.15

Love Day_Come dare e ricevere amore ed avere relazioni appaganti

Ogni giorno respiriamo amore, riceviamo amore, doniamo amore. L'amore circola senza che noi ce ne accorgiamo e nutre la nostra linfa vitale, ricarica il nostro bagaglio emozionale. 
Ogni giorno qualcuno cerca amore, pretende amore, è obbligato a dare amore, subisce "amore". L'amore che si sforza o è subito non sostiene il nostro benessere, svuota il nostro bagaglio emozionale, risucchia la nostra linfa vitale e finiamo per sentirci fiacchi, senza più energie. 

Vogliamo iniziare così dopo la pausa estiva. Annunciandovi il Love Day del 25 settembre, dalle 18.00 alle 19.00, ingresso libero.

Come sostenere l'amore nel suo circolo naturale? Come non cadere nelle trappole dell'amore forzato? Come non subirlo quando è troppo o non è desiderato? In definitiva come accogliere senza essere invaso usando tutto il tuo potenziale emozionale.
Questo e molto altro ancora nelle giornate aperte del Love Day e negli appuntamenti de I dialoghi sull'Amore. In sede verrà annunciato il programma dei prossimi mesi.

Vi aspettiamo in Viale Etiopia 18, C/o Studio di Psicologia e Psicoterapia, Roma, Metro B1 Libia




9.8.15

Come innamorarsi da grandi: la sfida lanciata a Cupido affinché aguzzi meglio la mira!

L´amore si sa, non ha età. Ha il suo tempo e ci si prepara ad accoglierlo, non lo si cerca. Chiunque nella storia lo abbia cercato è sempre rimasto deluso e ferito. Sarà forse questo il primo grande segreto per non uscire sconfitti dall'incontro con Cupido? Giocherellando in modo scherzoso questa estate un amico ci ha posto una sfida: essere diffidati da Cupido. "E´ uno scherzo, vero?" ci hanno chiesto preoccupati gli amici. Si è uno scherzo, ma mica poi tanto.
Se Cupido sbaglia la mira noi vogliamo aguzzargliela. Come? Con le nostre proposte: Workshop sulle dinamiche affettive e relazionali. Cosa accade quando due si incontrano e si piacciono? Cosa li facilita nel loro andarsi incontro e cosa invece li ostacola? Quali sassi da rimuovere perché nessuno si faccia male e perché la relazione decolli?
A Cagliari la prossima data. Ed è cosa assai seria.


Le dinamiche relazionali: tra scelte di vita, nuove culture e difficoltà relazionali

Ed ecco la sfida giocosa lanciata dal nostro recente amico del tutto inconsapevole del nostro lavoro:




L´articolo ovviamente è falso ma la sfida è reale: permettere a tutti di innamorarsi ad ogni età e da qualunque esperienza provengano. L'amore non è per pochi, è per tutti. Quello bello e sincero è da costruire passo dopo passo. E noi ci siamo.

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Buon prosieguo d´estate!

22.7.15

Come reagire alla rabbia degli uomini

Dell'uomo si dice che abbia più forza muscolare, che il suo comportamento è regolato dal testosterone e che per effetto di esso è portato ad agire. Certamente ogni cosa è vera in sé e per sé. Ma il gioco è presto fatto: l'uomo è anche un essere razionale ed ha una coscienza emotiva e può scegliere di utilizzarla o non utilizzarla. Quando la utilizza è l'uomo che tutte noi donne sogniamo, sa fare, pensare, comunicare, far emozionare, ha delle mete e dei valori. Quando sceglie di non usare tutte le sue capacità gli partono i 5 minuti e non ha più il controllo di sé.

Un uomo violento è un uomo che non è mai stato stimato, che deve prendere con la forza ciò che nessuno mai gli ha dato. E' un uomo che ha un nucleo molto fragile, quello che attrae le crocerossine al grido di "Io ti salverò", "Io ti amo come mai nessuna ti ha amato prima, e..." giù con le giustificazioni, le coperture, i mascheramenti e le chiusure, si ma con il resto del mondo perché non sappia, non si accorga e tutto appaia sereno.

Quello che si può vedere è la maschera di facciata. Una facciata non sempre osservabile ad occhio nudo ma che richiede alla persona una energia infinita per scindere le sue parti buone e le sue parti inaccettabili. Di fatti non di rado l'accusa è alla vittima "L'hai voluto tu! Se tu non facevi questo era tutto perfetto tra di noi". Più di rado la brutalità traspare da molti atteggiamenti che definiremmo di poca galanteria, delle inattenzioni, così spesso vengono lette dalle donne rese cieche dall'amore "E' distratto. Non ci ha pensato. Era preoccupato per un altra cosa." E giù con le giustificazioni che questa volta la donna stessa fornisce all'uomo.

Tra vittima e carnefice si innesca una vera e propria dipendenza che non è solo fisica ma anche emotiva. I due partner si confermano a vicenda le loro parti deboli e ferite:

LEI "Tu sei buono ed io lo so, mi basta il tuo attimo di sorriso, il regalino per dirmi che mi pensi, la sfuriata che mi dice che mi ami e che sei preoccupato per me e che mi vuoi proteggere". E' la trappola mentale in cui cade la donna vittima di un uomo violento. Ogni gesto di lui è letto in funzione del bene che le vuole e non del male che le fa. E' una donna tutta protesa a voler cogliere l'intenzionalità positiva dell'uomo, non può concedersi di dubitare di lui (se così fosse scatenerebbe oltremodo la sua ira e non potrebbe confermargli che lui è buono. E' la scommessa della sua vita. Costi quel che costi!).

LUI "Tu non ti fidi di me, se tu ti fidassi di me vedresti che io sono buono e che faccio di tutto per te. Se tu mi vedi buono io sono buono e soprattutto quando mi sfogo è perché tu non vai bene. Il mio essere buono con te, te lo devi meritare, non è scontato. Nessuno mi ha regalato mai niente. E allora datti da fare!" E' un uomo che cerca nell'altro la conferma costante di ciò che fa e che può essere. Ma non lo fa al modo dei timidi ed introversi, lo fa al modo dei presuntuosi e dei violenti. L'altro è totalmente in funzione di lui, non può avere una identità sua, serve a lui ed a conferma della sua identità. Che la donna si allontani è inammissibile senza il suo consenso, e poiché lei è il perno della sua identità, da lei dipende il suo essere confermato, la partner questo permesso non potrà mai avercelo.

Ecco che la situazione diventa una trappola in cui la coppia deve necessariamente isolarsi o vivere in contesti che sono intrisi di questa stessa cultura della violenza (fisica e psicologica insieme). Colui che prova ad uscirne è il traditore. A poco valgono i tentativi di parenti ed amici, il patto interno ed implicito tra i due è difficilissimo da spezzare.

Cosa può fare una donna: rifuggire l'isolamento emotivo, confrontarsi con amici e parenti, tenere vivi i suoi hobby e coltivarli sin da ragazza. Da adulti si fa ben poco, anche in situazioni di pronto soccorso, denunce e ricoveri spesso la vittima è così succube che nega anche oltre l'evidenza. Il fenomeno si può prevenire ma sul momento si ottiene molto poco. Strategie di prevenzione nelle scuole, nei gruppi adolescenziali, nelle famiglie possono essere un buon modo di prevenire lo sviluppo di una forma mentis passiva e debole che fa si che la donna si predisponga ad essere vittima.

Cosa può fare un uomo: riconoscere che in lui coabitano dottor Jeckyll e Mr. Hyde esattamente come in ogni altro uomo c'è una parte buona ed una parte "cattiva" e che in base a quale delle due nutriamo con i nostri pensieri e le nostre azioni il corso della nostra vita e dei nostri comportamenti può cambiare. Anche qui è molto difficile, se non impossibile, intervenire in età adulta. L'optimum sarebbe l'intervento precoce sin dalle scuole primarie, lì dove il bambino può ricevere quelle attenzioni e riconoscimenti che gli serviranno da adulto per riconoscere ed identificarsi con i suoi valori. Le azioni di prevenzione del bullismo e della violenza in famiglia partono da molto prima che il fenomeno si manifesti.

http://www.huffingtonpost.it/2015/07/16/video-segnali-violenza-donne-_n_7807758.html (Video sugli inganni del cervello nel selezionare le informazioni che vogliamo vedere a discapito di quelle che non vogliamo accettare) 




Come intervenire con un uomo aggressivo

Se è una persona con cui hai una relazione: la denuncia e la chiusura della relazione sono l'unica difesa possibile, a volte la fuga è necessaria. Il primo passo da fare è in ogni caso decidere di farsi aiutare se lui non è consapevole del suo bisogno di aiuto (e difficilmente lo accetterà). 

Se è una persona che stai iniziando a frequentare. Stai in allerta sin da subito ai primi segnali di inattenzione costante, di malessere, di non stima, di disconferma di te. Non chiuderti al dialogo ed al confronto con gli altri. Parlane con chi ti vuole bene. 

Esistono sul territorio nazionale diverse forme di centri anti violenza specializzati per l'intervento di aiuto alla donna maltrattata: Differenza donna, SOS Donna, Telefono Rosa, ecc. ecc.



Segue dal post precedente sulla rabbia delle donne

6.7.15

Come reagire alla rabbia delle donne


C'è un uomo da punire!
Non importa se quelle colpe le ha commesse lui, se si riferiscono ad altri tempi ed epoche, non importa se sei tu nel tuo intimo che non ti senti forte, valida e degna, non importa! È importante che il nemico ci sia e sia fuori di te, che tu ti senta buona e senza macchia. Solo così la tua insofferenza e la sofferenza di tante donne nel passato, magari l'insoddisfazione di tua mamma, tua nonna, tua zia, la tua insegnante, potrà essere compresa dall'universo maschile schiacciato e costretto a subirla. E poichè non importa se la colpa è stata sua allora spari a raffica su chiunque appartiene a quella categoria, qualunque età abbia, anzi no. 

Se sei mamma, fino ai primi due anni di vita, forse speri ancora che quell'uomo in bocciolo che hai partorito sia diverso. Ti scontri ben presto con la dura realtà: questo ometto in miniatura per crescere ha bisogno di differenziarsi e deve poter sperimentare il valore di un 'no'. Questo ti manda in crisi: "non sono una buona madre, ecco mi rifiuta, eccone un altro, l'ennesimo!"

Ma poi quel furbetto sa farsi amare e fa tante coccole e allora eccoti di nuovo pronta ad essere tutta per lui...ma ecco che una nuova fase si affaccia. A 6-7 aa desidera avere amici con cui giocare "ecco l'ingrato, mi sta già abbandonando."

Ma poi ritorna ancora così coccolone, così voglioso di sperimentarsi ed essere guidato e le acque si chetano nuovamente: è la fase di latenza, sempre più breve e con troppi stimoli non ancora del tutto comprensibili. Ma non è ancora finita: arriva l'adolescenza con i suoi si (così pochi) ed i suoi NO (così tanti) (così troppi) ed i suoi urli 'lo vuoi capire si o no che sono una persona come te ma diversa da te?'.

Ed ecco che nei più arriva la frattura, "quel fagottino che eri e non sei più è sparito e sei rimasto solo un giovane uomo come tutti gli altri e mi abbandoni anche tu" e giù con di tutto 'sei un ingrato, non sei capace ma quando cresci, mai che ti vedessi fare una cosa giusta..." Eccolo lì, distrutto inerme. Esternamente un bel ragazzo ma interiormente quasi un vegetale senza più la consapevolezza del valore di sè.
Ecco cosa può produrre una donna aggressiva.


Per lui: con quale animo ti affaccerai alle relazioni intime? Riuscirai a credere che ce la puoi fare o sarai sempre un passo indietro ad ogni donna forte che incontri e le uniche a cui potrai permetterti di avvicinarti saranno le così dette crocerossine o peggio ancora quelle che Nardone chiama le "leccatrici di ferite"? oppure ricercherai costantemente una donna che ti svaluta per cercare di dimostrare che in realtà vali? Smetti di compiangerti e riprenditi in mano il tuo potere.

Per lei: qualunque siano le tue ragioni e i tuoi dolori puoi sempre scegliere di andare avanti e di volerti bene per come nessuno forse ha saputo volertene. Scaricare la tua sofferenza su di un altro ti renderà ancora più vuota, triste e sola. Dietro alla corazza anche tu sei un essere umano come tutti gli altri ed hai voglia di essere amata per poter imparare ad amare. Riprendi le redini della tua vita e della tua felicità, non confonderti. La vendetta non ti appaga.


Come intervenire con una donna aggressiva

"Non c'è miglior sordo di chi non vuol sentire". Se una persona ti offende, ti insulta, ti aggredisce, scansati. E' il primo modo per interrompere la violenza. Se è accanita non sarà disposta ad ascoltarti finchè non avrà esaurito tutte le sue cartucce, e ne ha tante!

Se è una persona a cui sei legato: ti allontanerai giusto il tempo di lasciarla calmare e poi proverai a parlarci in serenità a mente lucida (la tua e la sua).

Se è una persona che stai conoscendo adesso: gira alla larga se non vuoi fare il salvatore a vita.

A volte le persone vanno lasciate nel loro maremoto interiore a decantare. Un persona ferita sente il bisogno prima di tutto di difendersi e benché animato da tutte le migliori intenzioni non prendertela ma non hai alcun potere di farle firmare un armistizio se non è lei a volerlo. Ci saranno sicuramente tempi migliori e certamente altre donne pronte a volerti conoscere.



Seguirà a breve il post sulla rabbia degli uomini e come difendersene.




24.6.15

Le emozioni dipingono i volti. E tu come stai messo?

Esiste una unitarietà mente corpo che non può essere scissa se non a costo di un grosso investimento energetico. Il modo come ci sentiamo è riflesso fuori di noi. Gli antichi dicevano "L'occhio è lo specchio dell'anima!" per dire che il corpo non mente.
Le nostre espressioni risentono dunque del nostro stato emotivo interno. Vi accorgete di quando siete in giro per strada e siete felici e senza che vene rendiate conto tutti si girano a guardarvi, vi sorridono più facilmente, vi cedono il passaggio mentre quando siete ingrigiti dal malumore nessuno quasi si accorge di voi? E se poi siete furiosi dalla rabbia la gente vi scansa automaticamente, e sembra quasi che tutto il mondo vi eviti? 
Anche le rughe finiscono per tracciare i solchi delle nostre espressioni principali. Abbiamo dunque un ottimo motivo per lasciarci attraversare da emozioni positive che lascino segni di positività sul nostro volto che appare solare, aperto, curioso, socievole, limpido piuttosto che corrugato, preoccupato, arrabbiato, dubbioso e scrutante. 



Se provate a fare un esercizio semplice semplice e guardate negli occhi una persona per anche solo mezzo minuto vi accorgerete che sarà istintivo cercare di entrare nell'emozione dell'altro, di assumere la sua espressione. Vi invito a farlo ed a sentire come ci state. 
Ora pensate che se non fate pace con le vostre emozioni più spiacevoli le diffonderete in giro ogni volta che incontrate qualcuno. Fate invece un bell'esercizio e provate a diffondere gioia attorno a voi, certamente vi ritornerà indietro come un boomerang: uscite di casa sorridendo ogni mattina, salutate per primi anche se l'altro non vi ha notato questa volta, non importa, vi noterà la prossima volta. 

Non nascondete la bellezza del vostro sorriso. le emozioni contagiano e lo sa bene chi lavora in ambienti tristi. Accendi la musica e mettiti a ballare, dentro di te, lo puoi fare, puoi essere felice, basta solo che tu te ne dia il permesso. La felicità parte proprio da quel permesso di essere felice che tu ti dai. Non sta in null'altro.


10.6.15

La corsa dell'uno è la corsa di tutti

"Quello che ho sentito in questo gruppo è che la corsa dell'uno era la corsa di tutti" dice un partecipante a fine workshop dopo il secondo fine settimana intenso, così intenso da far dire "Se quello di prima era potente, questo lo supera!". E già, lo diciamo sempre anche noi che chi vuol davvero lavorare sugli aspetti che entrano in gioco nella relazione non può accontentarsi del Corso Base, del I livello, del seminario. Sarebbe come sapere che c'è un manuale ma non esercitarsi ad usarlo e neanche leggerlo. 


L'esperienza è stata piena per tutti. Ciascuno impegnato a scoprire e riscoprire se stesso, il proprio mondo interno, cosa ci sostiene e cosa ci condiziona, come in fondo tra le tante diversità che generalmente percepiamo in realtà siamo così simili nelle dinamiche e per questo ci definiamo appartenenti tutti al genere umano. Noi, i nostri punti di forza e le nostre fragilità, la scoperta di sentirsi potenti e di riprendere in mano le redini di se stessi. Conduttori e partecipanti insieme in una avventura che ogni volta è originale e stupisce per le forme che prende. 

L'immaginario comune di fronte alla proposta di Essere single Essere in coppia è sempre molto vario. 
Ci sono gli scettici che pensano che tutto è già risaputo; c'è chi è attratto immediatamente ma poi ci ripensa; chi pensa che è "roba da sfigati" ma poi scopre che questo è solo uno dei tanti modi per restare fermo e non darsi valore prima ancora che non darlo agli altri; e c'è l'entusiasta che sin da subito ne coglie gli aspetti più profondi e le potenzialità sorprendenti e si lascia andare fino alle profondità di se stesso desideroso come è di mettere in moto un cambiamento.

Continuiamo a raccogliere imperterriti i feedback di chi è in qualche modo venuto in contatto con il percorso ESEC anche tempo addietro per sapere che uso ne ha fatto nella propria vita. Ogni volta ci auguriamo che la partecipazione ai nostri corsi non sia come una figurina da collezione presa e portata a casa per avere un alibi chiaro "Ho fatto anche questo, ora la vita mi deve sorprendere!".

La nostra idea è che la vita ci può sorprendere solo se vogliamo farci sorprendere, che stare con le braccia conserte non serve, che le corazze che indossiamo per anni non svaniscono magicamente perché improvvisamente desideriamo di "trovare l'amore". Ed a ciascuno è richiesto l'impegno che può e che vuole mettere in gioco, solo quello. Nulla di più.

Grazie a quanti dal 2010 ad oggi hanno partecipato, ci hanno sostenuto ed incoraggiati e si fanno portavoci di diffondere questo percorso tra amici, parenti e conoscenti.


8.5.15

Come posso difendermi dal dolore e dalla paura della solitudine

A volte ti trinceri dietro al tuo grigiume, altre volte dietro alla rabbia, altre volte nel silenzio e nel mutismo, altre volte nell'indifferenza. Non ti serve sai! In molti vedono i tuoi diversi stati d'animo e li scambiano per carattere, chi ti ama sa che cosa provi veramente e sta li ad aspettarti. Per sempre? Questo non te lo può dire nessuno, non mettere mai alla prova chi ti ama solo per il gusto di vedere come reagirà. La vita da se stessa serve gratuitamente situazioni in cui l'altro potrà rivelarsi per quello che è veramente in relazione a te. Non sfidare la vita anticipandone i passi, nessun frutto può essere raccolto fuori stagione, nessuna mela può essere gustata se è ancora acerba e la relazione ha bisogno di tempo. Quale albero non gliene darebbe?
Quando ti senti solo, cerca una amico. Se non te ne viene in mente nessuno prova a cercarne di nuovi. Molto spesso le uscite per escursioni, le visite guidate, le gite in barca, il far parte di una associazione, un corso di pittura, di lingua o di... e molto altro possono essere occasioni di incontro.
Non ti chiudere a riccio, allarga la tua disponibilità a condividere e vedrai che la tua cerchia relazionale aumenterà con essa.

Annaffia ogni giorno o ad ogni occasione possibile la piantina della relazione senza esagerare e vedrai che ben presto ti sentirai meno solo. Proponi agli altri qualcosa da fare/condividere e vedrai che prima o poi anche gli altri cominceranno a cercarti. Sarà questo il baccello di fiore che spunta. E sarà un nuovo tempo ed un nuovo modo di prenderti cura della nuova relazione che sta maturando.


(Immagine di Walter Kostner)



22.4.15

Voglio trovare l'amore vero

"Voglio una relazione seria" ma non ci entro, non ci so stare, me ne vado prima di aver scoperto cosa l'altro mi può dare. 
Quante volte ti dici: "Da questa storia non ne viene fuori nulla di buono". 
70/100 che è vero. I tuoi radar interni per qualche strano motivo che i più chiamano sensazioni, gli psicologi chiamano percezioni e motivi inconsci, riconoscono che gli occhi si sono posati sulla persona sbagliata.
Poi ci sono volte in cui hai paura, si te la fai proprio sotto. Perché un rapporto serio e duraturo ti costringe (benevolmente intendo) a fare i conti con la verità di te stesso, con ciò che sei veramente. L'altro ti fa da specchio. E non come l'amico che poi se ne torna a casa, ma come uno che sta li e vede tutto di te, il bello di cui si è innamorato, ed il brutto di cui se sta ancora li è perché vorrebbe potersene innamorare ma anche sollevarti. Non tutti sono pronti ad accettare che per ciascuno è vero quanto è vero nel simbolo del Tao e che c'è un pò di bene nel male e un pò di male nel bene. 
Lo sappiamo, sappiamo dire "Anche io sbaglio...a volte" (della serie "Se proprio devo ammetterlo") ma poi guai se qualcuno ci fa osservare che non siamo perfetti e ce lo ricorda ogni volta che cadiamo nella stessa reazione antipatica, vittimistica, rabbiosa, svalutante, critica, distruttiva, ecc. 
E poi "Antonella sei proprio sicura che vorrebbe potersi innamorare anche dei miei difetti?". Se proprio lo vuole consapevolmente non non ne sono sicura, ma so per certo che l'Amore ti sta accanto in tutto, anche nelle tue pecche più grandi, e solo tu gli puoi aprire la porta. Se le temi tu le tue parti buie, non potrai mai e poi mai reggere ad una relazione duratura che ti mette di fronte alla nudità di te stesso. Chiederai sempre a qualcun'altro di vedere solo il bello di te, ed è impossibile. Perché non è questa la verità su di te, perché non è così che è la persona. Ricordi? Perfettibile si ma non perfetto.
A volte devi solo imparare a guardare lontano, un pò più lontano del tuo quotidiano e vedere oltre le tue paure. Solo così potrai sapere se sei in quel 30% di relazioni che invece non vanno a buon fine solo per le tue paure e per le tue idee pre-fissate.

Buona vita a voi naviganti alla ricerca dell'amore vero




9.4.15

In te c'è un sogno: difendilo!

....e costruiscilo anche!
Esatto, la posizione di difesa ci pone contro qualcosa o qualcuno, contro le ingiustizie della vita, contro quei perchè dolorosi a cui da anni non troviamo risposte. E' questo ciò che vuoi per te e per la tua vita? Oppure vuoi sentirti libero di scegliere, di compartecipare alla realizzazione di questo sogno. Ce l'hai, lo custodisci, lo proteggi e ne vuoi fare una capolavoro. Puoi! "Punta i piedi nell'universo, se ci credi lo puoi!" (autocitazione)


A volte sembra più facile rinunciare ma non siamo nati per questo, siamo nati per credere e per costruire, per vivere nel bene e lasciare del bene, anche se nel mondo non esiste solo il bene, e lo sappiamo molto bene questo. C'è però una sorta di equilibrio cosmico che alcuni chiamano vita, altri Dio, altri amore, altri Budda o Tao o in tanti altri modi. In qualunque modo tu voglia chiamarlo sappi che se fai bene bene ti ritornerà, da quale parte ed in che tempo e modo non ti è dato sapere, ma sta certo che ritornerà. 

Vivere per il bene e proteggere, coltivare, nutrire i tuoi sogni può portarti davvero lontano. Non avere paura, va! Di a te stesso frasi carezzevoli ed incoraggianti, forse da piccolo qualcuno te le diceva, ora sei grande puoi dirtele da solo: si chiama autosostegno. Non restarne mai privo.