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23.10.20

Esec: 10 anni con voi!



Cosa è ESEC?


Esec è un percorso di crescita personale per supportare l’affettività adulta che mira a fornire conoscenze e competenze affinché le persone possano orientarsi verso relazioni sane e nutrienti. Il presupposto di base è che occorre credere nell’amore affinché una relazione possa essere duratura e rendere felici. Molti nel tempo hanno collezionato esperienze deludenti su di sé, con l’altro e della relazione. Esec vuole aiutare a svelare gli inganni della nostra mente ai quali finiamo per credere e propone spunti per mettersi in cammino lì dove serve.


Si occupa dei single che classicamente ci sono sempre stati ma anche dei nuovi single che senza accorgersene pagano lo scotto della coesistenza e del passaggio da vecchie a nuove culture, di quelli che hanno smesso di credere nell’amore perché delusi da esperienze dirette o indirette ma che continuano a desiderarlo. Tutto questo crea uno spaccato tra la relazione desiderata e quella possibile e rende più difficoltoso l’incontro.


Esec vuole creare le basi per una relazionalità sana partendo prima di tutto da se stessi, aprendosi agli altri ed al partner. I temi sono vari e ci sono anche aspetti che riguardano più da vicino le coppie, proprio per dare strumenti utili per il futuro insieme.







Quando, come e perché nasce ESEC? 


Esec nasce 10 anni fa a Roma da un piccolo gruppo di persone che si sono riunite accomunate dal comune desiderio di generare una riflessione su come avviene la scelta del partner e come essa sia influenzata da diversi sistemi. 

Il primo impulso fu quello di condividere quanto avevo appreso lavorando sulla mia personale esperienza di single adulta e dalla voglia di mettermi a disposizione di quanti stavano attraversando la mia stessa situazione. Gradualmente osservai che il fenomeno riguardava anche molti dei miei amici di cui apprezzavo la bellezza d’animo e per i quali non potevo capacitarmi del perché fossero ancora single. E ancora oltre, aveva un’espansione mondiale. Era divenuto un fenomeno culturale. E cominciai a studiarlo e ad implementarlo. 

Dopo quel primo incontro le persone chiesero di sviluppare altri punti e dalla condivisione di esperienze, stimoli, materiale e soprattutto interrogativi esistenziali venne fuori la prima bozza di questo percorso. 


Esec nasce in definitiva dal bisogno di rispondere ad alcune domande: 

·      Perché si è ancora single e come uscire dalla singolitudine? 
·      Come favorire l’incontro e mantenere la relazione?
·      Quali assunti di base su cui si fonda una relazione d’amore è necessario conoscere?
·      Inoltre si può, attraverso una scelta consapevole del partner ed una conoscenza più approfondita dei meccanismi e degli strumenti che connaturano la relazione intima, sostenere la relazione di coppia e tutelarla da una separazione precoce?

 

 

A chi si rivolge ESEC?


Esec si rivolge a quanti hanno voglia di mettere mano alla loro vita di relazione, prima di tutto quella con se stessi e poi quella con gli altri. Scopo di base è raggiungere l’armonia e la bellezza dentro di sé per poterla poi utilizzare nell’incontro con l’altro. 

Incontro che solo la vita in sé può garantire. Con Esec si lavora affinché si possa collaborare con le situazioni che la vita propone. 

Questo richiede una decisione personale ed un atteggiamento proattivo che nella maggior parte dei casi si sviluppa o rafforza durante il percorso stesso. 



Tre strategie vincenti per uscire dalla singolitudine?

 

1.     Imparare a scegliere. Non si tratta di rinuncia ma di un avanzamento nella crescita e di un modo nuovo di stare nella relazione con ciò e chi ci circonda.

2.     Imparare ad amarsi. Guardarsi dentro e tirare fuori la bellezza dell’unicità che si è.

3.     Essere liberi di accogliere l’incontro “propizio” e l’altro. Liberi da ansie e frettolosità, liberi dalle scorie del passato, liberi da giudizi e pregiudizi, liberi dalle fantasie sul futuro e di determinazione.








  

La cosa più bella e la cosa meno piacevo di questi 10 anni?


La cosa più bella è la ricchezza umana che le persone portano e la possibilità di osservare all’interno del percorso la loro rifioritura. Il viso con cui entrano non è lo stesso con cui vanno via. Ed in tanti continuano anche nel tempo a renderci partecipi dei loro traguardi. Di questo gliene siamo veramente grati.


La cosa più dura è stata accettare durante questi 4 anni, del mio trasferimento in Germania, di mettere in pausa il percorso senza mai abbandonarlo del tutto e con l’intenzione di continuare a rispondere alla richiesta di chi ha chiesto di non smettere di occuparmi di loro. In questi anni ho continuato a scrivere di e per i single attraverso le pagine di Città Nuova online nelle rubriche #Noidue e #Felicemente, ed anche questo è stato un modo per rimanere in contatto con loro.


Molto di ciò che ho scritto può essere rintracciato attraverso gli Hashtag 

#Esec

#Mondoesec

#atupertuconlospecchio

#facciamoacapirci

#labellezzadellavitaèneltragitto

#labellezzadellebuonerelazionivincesempre

#Noidue

#Felicemente

#drssaantonellaritacco


 

 

Esec nel futuro


Continuo ad approfondire il tema e non posso ancora dire in che modo né quando ma so che Esec non è ancora finito. Accanto alla revisione del percorso italiano e nel mentre del mio inserimento nel mondo lavorativo tedesco, lavoro all’adattamento tedesco di ESEC che tenga conto anche del fenomeno dell’inculturazione. Per questo c’è bisogno di più tempo perché ritengo sia importante padroneggiare la componente culturale del paese in cui viene proposto. Essa è parte integrante del percorso originario. Anche il tema delle collaborazioni con altri professionisti, come in parte già avvenuto in passato, è un tema oggetto di riflessione per rendere il percorso sempre ricco e partecipato.


Diciamo quindi che Esec sta vivendo il suo periodo di latenza (secondo Freud appunto quello che va dai 6 agli 11-12 anni), in cui anche se fa meno rumore, continua ad esserci nelle forme concretamente possibili del qui e ora. Forme in cui silenziosamente si prepara per ciò che diventerà. 

D'altronde Esec propone un percorso di crescita personale ai partecipanti, sarebbe un controsenso se non si evolvesse lui stesso con l’esperienza maturata, le interazioni avute con i collaboratori, il feedback dei partecipanti e con l’arricchimento del confronto con una nuova cultura. Il modo in cui si svilupperà dovrà contemplare tutta questa ricchezza. 

 

Chi vuole rimanere aggiornato può contattarmi per mail info@antonellaritacco.it o consultare il blog dedicato www.esseresingleessereincoppia.blogspot.com

 

 

Che messaggio lasciare ai single?


Imparate a stare nella vostra solitudine ma non siate soli, 

imparate ad accettare la vostra situazione ma non chiudetevi alla vita,

andate incontro agli altri con lo zaino più leggero possibile, 

gioite, divertitevi, condividete, non giudicate,

e soprattutto amatevi. 

 


Gengenbach, 23.10.2020

Dr.ssa Antonella Ritacco




18.1.20

L’amore in provincia

 Fonte: Città Nuova


Ci sono differenze culturali in amore? E vivere l’amore in città o in provincia può essere la stessa cosa?


Durante una conferenza sul corteggiamento, un partecipante solleva una questione: «Quando si parla del corteggiamento e delle fasi di una relazione non si parla mai della realtà dei piccoli paesi dove la libertà di incontrarsi e conoscersi è ancora limitata alle possibilità di intrattenimento dell’hinterland, al permesso/autorizzazione di uscire e di rientrare in una certa ora, alla disponibilità di un’auto con cui spostarsi, alla complicità di questa o quella figura che fa da spalla. Che fare in questi casi?».

La realtà descritta da questo partecipante per alcuni è lontanissima, per altri è storia quotidiana. Può appartenere ai piccoli paesi così come alla periferia cittadina.

In questi contesti le coppie nascono velocemente, ci si conosce frettolosamente e frettolosamente si maturano decisioni. Pazienza, tenacia e risolutezza vengono allenate, da quei limiti imposti che in ogni caso rappresentano un ostacolo alla conoscenza tra le persone. Affidabilità, premura, e capacità di donarsi possono trovare mille modi per essere espressi anche a queste condizioni. La possibilità di maturare decisioni insieme, di autoregolarsi, di conoscere i propri limiti, lo scoprire le reazioni trovandosi di fronte a contesti nuovi sono limitate. Per non parlare poi delle possibilità di trascorrere insieme una vacanza. Il controllo è esterno, non solo genitoriale, spesso anche sociale.

Per tante generazioni l’amore è sbocciato anche in queste condizioni. E queste rappresentavano a volte parte del rito di passaggio all’età matura e in parte un test per valutare caratteristiche personali ed intenzioni del pretendente.

La relazione amorosa, dal suo sorgere e fino a tutto il suo svolgimento segue a mio avviso le stesse regole ovunque. Ciò che muta sono i modi attraverso cui culturalmente le emozioni e l’interazione si esprimono, ad esempio nei gesti.

Ci si innamora o per somiglianza o per complementarietà. Nel primo caso ci si basa su di un reciproco riconoscimento, sia per le caratteristiche personali sia per quelle culturali. Nel secondo caso si anela a qualcosa che non si ha ma che l’altro ha, ci si basa sul desiderio di lasciarsi completare dalle caratteristiche personali o culturali dell’altro.

La difficoltà principale per chi vive in questi contesti può essere dunque più semplicemente il doversi confrontare con un modo di fare a cui non sente di appartenere più o a cui non si è mai appartenuti. O il desiderio di poter vivere la relazione in libertà e secondo i propri schemi sin dal suo nascere.

Il passaggio sociale che va dal controllo esterno sulla persona, proprio della cultura del noi delle generazioni precedenti, al controllo interno ed al bisogno di conoscere e sperimentare i propri limiti e di autodeterminarsi, proprio della cultura contemporanea detta dell’Io, spiega la difficoltà vissuta lì dove la relazione nel suo nascere e nella sua evoluzione è supervisionata.

Pensiamo non solo ai contesti rurali o delle periferie italiane ma anche a quelle culture dove i partner continuano ad essere scelti o almeno proposti dai genitori, e per eccesso quelle culture dove è il legame stesso ad essere rifiutato. In ogni caso l’uno o l’altro comportamento è reso possibile da una accettazione di base del contesto da parte di entrambe le persone.

Lì dove questa accettazione di base manca ed è impossibile contestare o ribaltare le condizioni dettate dal contesto, questo diventa di per se stesso un dato di fatto da tenere in considerazione per assumere la propria personale decisione sul corteggiamento e sulla relazione.